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Art. 131-bis: non basta demolire l’abuso edilizio

La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza di proscioglimento per reati edilizi, basata sull’art. 131-bis c.p. (particolare tenuità del fatto). Il tribunale di merito aveva valorizzato unicamente la demolizione dell’opera abusiva da parte degli imputati. La Suprema Corte ha invece stabilito che la condotta successiva al reato è solo uno dei tanti elementi da considerare. È necessaria una valutazione complessiva della gravità del fatto, che tenga conto della dimensione dell’abuso, della sua localizzazione in area vincolata e della violazione delle norme antisismiche, elementi che in questo caso escludevano la lieve entità dell’offesa. La causa è stata rinviata per un nuovo giudizio.

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Pubblicato il 22 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Art. 131-bis: Non Basta Demolire l’Abuso Edilizio per Evitare la Condanna

L’applicazione dell’art. 131-bis del codice penale, che esclude la punibilità per la particolare tenuità del fatto, è un tema di grande attualità, specialmente in materia di reati edilizi. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha fornito chiarimenti cruciali su come valutare la condotta dell’imputato successiva al reato, come la demolizione di un’opera abusiva. La Corte ha stabilito che un comportamento riparatorio, seppur positivo, non può da solo cancellare la gravità di un abuso edilizio significativo. Analizziamo insieme questa importante decisione.

I Fatti del Caso

Il caso ha origine da un procedimento a carico di due persone imputate per una serie di reati edilizi. Le accuse includevano la realizzazione di un intero manufatto in totale assenza di permessi, in violazione delle normative urbanistiche, paesaggistiche e antisismiche. Il Tribunale di primo grado aveva dichiarato gli imputati non punibili ai sensi dell’art. 131-bis c.p., ritenendo l’offesa di lieve entità. La decisione del Tribunale si basava principalmente sul fatto che gli imputati, dopo la commissione dei reati, avevano provveduto a eliminare le opere abusive.

Contro questa decisione, il Pubblico Ministero ha proposto ricorso diretto in Cassazione (ricorso per saltum), sostenendo che il Tribunale avesse applicato erroneamente la norma. Secondo l’accusa, la gravità dei fatti – un intero edificio abusivo, in zona vincolata e non sanabile – era tale da escludere in radice la possibilità di considerare l’offesa come “particolarmente tenue”, a prescindere dalla successiva demolizione.

L’Applicazione dell’Art. 131-bis nel Contesto degli Abusi Edilizi

La norma sulla particolare tenuità del fatto è stata introdotta per evitare procedimenti penali per fatti marginali. La sua applicazione, tuttavia, richiede un’attenta ponderazione da parte del giudice. La cosiddetta Riforma Cartabia ha modificato l’art. 131-bis c.p., specificando che il giudice deve tenere conto anche della “condotta susseguente al reato” per valutare la gravità dell’offesa.

Questo ha aperto un dibattito: la demolizione di un’opera abusiva è sufficiente a far rientrare il reato nella categoria dei fatti di lieve entità? La Cassazione, con questa sentenza, ha dato una risposta chiara e netta.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha accolto il ricorso del Pubblico Ministero, annullando la sentenza del Tribunale e rinviando il caso per un nuovo giudizio. Il ragionamento dei giudici di legittimità è stato lineare e rigoroso. Essi hanno chiarito che la condotta post delictum è solo uno degli elementi che il giudice deve considerare, e non il più importante. La valutazione principale deve rimanere ancorata al momento della commissione del reato e alla gravità oggettiva del danno o del pericolo creato.

La Corte ha specificato che il giudice di merito ha l’obbligo di effettuare una valutazione globale e complessiva, basandosi su tutti i criteri indicati dall’art. 133 del codice penale. In materia di reati edilizi, questi criteri includono:

* La consistenza dell’intervento: le dimensioni, la tipologia e le caratteristiche costruttive dell’opera abusiva.
* L’assenza totale di titolo abilitativo: costruire senza alcun permesso è ben più grave di una mera difformità.
* La localizzazione dell’opera: la realizzazione in una zona soggetta a vincoli paesaggistici o di altro tipo aggrava il fatto.
* La violazione della normativa antisismica: un fattore che aumenta notevolmente il pericolo.
* L’impossibilità di sanatoria: se l’opera non può essere regolarizzata, la lesione agli interessi tutelati è permanente.

Nel caso specifico, il Tribunale aveva commesso l’errore di focalizzarsi unicamente sulla demolizione, eludendo completamente l’analisi di questi elementi, che indicavano un’offesa tutt’altro che tenue. Di fatto, un abuso di tale portata non può diventare “lieve” solo perché successivamente eliminato.

Conclusioni

Questa sentenza ribadisce un principio fondamentale: la giustizia riparativa e le condotte post-reato sono importanti, ma non possono trasformare un reato grave in un fatto insignificante. Per l’applicazione dell’art. 131-bis c.p. in materia di abusi edilizi, è indispensabile un’analisi onnicomprensiva che parta dalla gravità intrinseca dell’illecito. La demolizione dell’opera può essere un fattore da considerare nella commisurazione della pena, ma non è una “via d’uscita” automatica dalla responsabilità penale quando l’abuso è significativo. La decisione della Cassazione serve da monito: la valutazione della tenuità del fatto deve essere concreta e ancorata alla realtà, non una formula astratta per svuotare di significato le norme a tutela del territorio.

La demolizione di un’opera abusiva garantisce automaticamente la non punibilità per particolare tenuità del fatto secondo l’art. 131-bis c.p.?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che la demolizione (condotta post delictum) è solo uno degli elementi che il giudice deve valutare. Non è sufficiente da sola a rendere un reato “tenue” se l’offesa era originariamente grave per dimensioni, localizzazione e violazioni commesse.

Quali criteri deve usare il giudice per valutare la “particolare tenuità” di un abuso edilizio?
Il giudice deve effettuare una valutazione complessiva basata sui criteri dell’art. 133 c.p. e su parametri specifici per i reati edilizi, quali: la consistenza dell’intervento, la destinazione dell’immobile, l’impatto sul carico urbanistico, la totale assenza di permessi, la localizzazione in area vincolata e l’impossibilità di sanatoria.

Perché la Corte di Cassazione ha annullato la sentenza del Tribunale in questo caso?
La sentenza è stata annullata perché il Tribunale ha commesso un errore di diritto. Ha basato la sua decisione di non punibilità unicamente sull’avvenuta demolizione delle opere abusive, omettendo di considerare la gravità complessiva dei reati, che includevano la costruzione di un intero manufatto senza alcun titolo in zona vincolata e in violazione di normative antisismiche.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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