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Art. 131-bis: non applicabile alla resistenza a p.u.

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un imputato condannato per resistenza a pubblico ufficiale. La Corte conferma che la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.) non si applica a questo reato, a seguito delle modifiche legislative introdotte nel 2019, quando il fatto è commesso contro un pubblico ufficiale nell’esercizio delle sue funzioni.

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Pubblicato il 4 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Art. 131-bis c.p. e Resistenza a Pubblico Ufficiale: La Cassazione Conferma l’Esclusione

Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale in materia di reati contro la Pubblica Amministrazione. L’analisi si concentra sulla non applicabilità della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, disciplinata dall’art. 131-bis c.p., al reato di resistenza a un pubblico ufficiale. Questa decisione consolida gli effetti della riforma legislativa del 2019, tracciando un confine netto per le strategie difensive in questo ambito.

I Fatti del Processo

Il caso nasce dal ricorso presentato da un cittadino condannato dalla Corte d’Appello di Brescia per il reato di resistenza a un pubblico ufficiale, previsto dall’articolo 337 del codice penale. L’imputato ha adito la Suprema Corte di Cassazione, lamentando che i motivi alla base della sua condanna fossero manifestamente infondati. Tra le varie doglianze, il ricorrente contestava il mancato riconoscimento della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, un istituto che consente di escludere la pena per reati considerati di modesta gravità.

La Decisione della Corte e l’Applicabilità dell’art. 131-bis c.p.

La Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile. La decisione si fonda su due pilastri argomentativi. In primo luogo, i giudici hanno ritenuto che la motivazione della Corte territoriale fosse logica, coerente e puntuale nel descrivere la sussistenza di tutti gli elementi costitutivi del reato contestato. In secondo luogo, e questo rappresenta il cuore della pronuncia, la Corte ha affrontato la questione specifica dell’applicabilità dell’art. 131-bis c.p..

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte ha evidenziato un dato temporale decisivo: il reato era stato commesso il 14 gennaio 2021. Questa data è successiva all’entrata in vigore del Decreto Legge n. 53 del 14 giugno 2019, convertito con modificazioni nella Legge n. 77 dell’8 agosto 2019. Tale normativa ha modificato in modo significativo l’articolo 131-bis del codice penale.

In particolare, la riforma ha introdotto una specifica eccezione al comma 3, numero 2, dell’articolo, stabilendo che la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto non può essere applicata a determinati reati, tra cui quello di resistenza a un pubblico ufficiale (art. 337 c.p.), quando il fatto è commesso nei confronti di un pubblico ufficiale nell’esercizio delle proprie funzioni.

Di conseguenza, la richiesta del ricorrente di beneficiare di tale istituto era giuridicamente infondata. La legge, nella sua formulazione attuale e applicabile al caso di specie, esclude categoricamente questa possibilità, rendendo il motivo di ricorso manifestamente infondato e, quindi, l’intero appello inammissibile.

Conclusioni: L’Impatto della Riforma sulla Difesa Penale

Questa ordinanza della Cassazione non introduce un principio nuovo, ma consolida l’interpretazione della normativa post-riforma. L’implicazione pratica è chiara: per i reati di resistenza a pubblico ufficiale commessi dopo l’agosto 2019, la difesa non può più fare leva sulla particolare tenuità del fatto per ottenere una declaratoria di non punibilità. La volontà del legislatore, confermata dalla giurisprudenza di legittimità, è stata quella di inasprire il trattamento sanzionatorio per le condotte che minano l’autorità e il corretto funzionamento della Pubblica Amministrazione. La condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una cospicua somma alla Cassa delle ammende sancisce la fine del percorso giudiziario e riafferma la linea di rigore voluta dal legislatore.

È possibile invocare la non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.) per il reato di resistenza a pubblico ufficiale?
No. Secondo l’ordinanza, a seguito della modifica legislativa del 2019, l’art. 131-bis, comma 3, n. 2 c.p. esclude espressamente che l’offesa possa essere ritenuta di particolare tenuità per il reato di cui all’art. 337 c.p. (resistenza a un pubblico ufficiale) quando commesso nei confronti di un pubblico ufficiale nell’esercizio delle sue funzioni.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché i motivi erano manifestamente infondati. La Corte ha ritenuto che la sentenza impugnata fosse motivata in modo logico e coerente, e che l’invocazione dell’art. 131-bis c.p. fosse giuridicamente errata alla luce della normativa vigente al momento del fatto.

Quali sono le conseguenze per il ricorrente della dichiarazione di inammissibilità?
A seguito della dichiarazione di inammissibilità, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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