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Art. 131-bis: No tenuità con abilità criminale

La Cassazione ha respinto un ricorso, negando l’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.). La Corte ha stabilito che la particolare astuzia e l’abilità criminale dell’imputato, evidenziate da precedenti arresti per reati simili, escludono la tenuità del fatto, anche se non si configura un comportamento formalmente abituale.

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Pubblicato il 1 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Art. 131-bis: Quando l’Abilità Criminale Esclude la Tenuità del Fatto

L’applicazione dell’art. 131-bis del codice penale, relativo alla non punibilità per particolare tenuità del fatto, continua a essere un tema centrale nel dibattito giurisprudenziale. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione fornisce chiarimenti cruciali su come la peculiare abilità criminale di un imputato possa influenzare tale valutazione, anche in assenza di una formale abitualità nel reato. Analizziamo insieme la decisione per comprenderne la portata.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine dal ricorso di un imputato condannato per un reato commesso con particolare astuzia ai danni di una turista straniera. La difesa aveva richiesto l’applicazione della causa di non punibilità prevista dall’art. 131-bis, sostenendo la lieve entità del fatto. Tuttavia, i giudici di merito avevano negato tale beneficio, evidenziando non solo le modalità insidiose della condotta, ma anche un dettaglio significativo: l’imputato era stato arrestato in flagranza per ben tre volte, in un breve arco temporale, per tentato furto con destrezza. Sebbene questi episodi non fossero sufficienti a configurare l’abitualità del comportamento, che avrebbe escluso di per sé l’applicazione della norma, sono stati ritenuti indicativi di una spiccata capacità a delinquere.

La Decisione della Cassazione sull’art. 131-bis

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la decisione dei giudici di merito. Gli Ermellini hanno ribadito che la valutazione sulla tenuità del fatto non è un mero calcolo matematico, ma un giudizio complesso che rientra nei poteri discrezionali del giudice di merito. Tale giudizio, basato sui criteri dell’art. 133 c.p. (modalità della condotta, grado di colpevolezza, entità del danno), può essere sindacato in sede di legittimità solo in caso di mancanza o manifesta illogicità della motivazione.

Nel caso specifico, la motivazione è stata ritenuta logica e congrua. La Corte ha sottolineato che la valutazione non può prescindere dalle forme concrete di estrinsecazione del comportamento e dalla gravità del contrasto con la legge.

Le Motivazioni

Il cuore della motivazione risiede nella distinzione tra l’abitualità del reato e la peculiare abilità dell’imputato. La Corte ha spiegato che, sebbene i tre arresti precedenti non integrassero il presupposto dell’abitualità ostativo all’applicazione dell’art. 131-bis, essi costituivano un elemento decisivo per apprezzare un altro aspetto: la speciale abilità e professionalità dimostrata nel commettere il reato.

Questa “peculiare abilità” è stata considerata un fattore che aggrava il disvalore della condotta, rendendola incompatibile con il concetto di “particolare tenuità”. La condotta, perpetrata con furbizia ai danni di un soggetto vulnerabile come un turista straniero, lontano dal proprio paese, è stata giudicata particolarmente insidiosa e meritevole della sanzione penale. In sostanza, un’elevata capacità a delinquere, anche se non sfociata in una formale abitualità, aumenta il grado di offensività del singolo episodio e, di conseguenza, il “bisogno di pena” da parte dell’ordinamento.

Le Conclusioni

Questa ordinanza offre un’importante lezione pratica: ai fini dell’applicazione dell’art. 131-bis, il giudice deve compiere una valutazione a tutto tondo. La semplice assenza di una condizione ostativa, come l’abitualità, non garantisce automaticamente il beneficio. Elementi come la professionalità nel compimento del reato, l’astuzia, l’insidiosità della condotta e la scelta di vittime vulnerabili sono tutti indici che, se adeguatamente motivati, possono portare a escludere la particolare tenuità del fatto. La decisione rafforza il principio secondo cui la non punibilità è riservata a episodi di criminalità realmente marginali e occasionali, e non a manifestazioni, seppur singole, di una consolidata abilità criminale.

Quando non si applica la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto prevista dall’art. 131-bis?
Non si applica quando la valutazione complessiva della condotta, basata sui criteri dell’art. 133 del codice penale, rivela un’offensività non lieve. In questo caso, le modalità particolarmente insidiose e astute del comportamento e la peculiare abilità criminale dell’imputato sono state ritenute ostative alla sua applicazione.

I precedenti arresti per reati simili impediscono sempre l’applicazione dell’art. 131-bis?
Non necessariamente. La sentenza chiarisce che i precedenti arresti, pur non essendo sufficienti a configurare formalmente l'”abitualità” del reato (che escluderebbe automaticamente il beneficio), possono essere utilizzati dal giudice per valutare la peculiare abilità e la professionalità dell’imputato, elementi che aumentano la gravità del fatto e possono quindi portare a negare la tenuità.

Quali elementi specifici ha considerato la Corte per valutare la gravità della condotta?
La Corte ha considerato decisive le modalità particolarmente insidiose e astute con cui è stato commesso il reato, la vulnerabilità della vittima (una turista straniera lontana dal suo paese) e la peculiare abilità criminale dell’imputato, dimostrata anche da precedenti arresti per tentato furto con destrezza.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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