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Art. 131-bis e precedenti: no alla non punibilità

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per porto abusivo di coltello. La Corte ha confermato che la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, prevista dall’art. 131-bis c.p., non può essere applicata in presenza di precedenti penali specifici e di un giudizio negativo sulla personalità del soggetto, elementi che ostano al riconoscimento della non punibilità.

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Pubblicato il 12 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

L’art. 131-bis c.p. non si applica con precedenti penali: la parola alla Cassazione

La recente ordinanza della Corte di Cassazione, Sezione Penale, fornisce chiarimenti cruciali sull’applicazione dell’art. 131-bis c.p., la norma sulla non punibilità per particolare tenuità del fatto. La Suprema Corte ha stabilito che la presenza di precedenti penali, specialmente se specifici, e una valutazione negativa della personalità dell’imputato rappresentano ostacoli insormontabili per il riconoscimento di tale beneficio. Questo principio è stato ribadito in un caso di porto abusivo di coltello, dove l’imputato sperava in un esito più favorevole.

I Fatti del Caso

Un giovane veniva condannato in primo grado dal Tribunale e successivamente dalla Corte d’Appello per il reato di porto abusivo di armi, previsto dall’art. 4 della Legge 110/1975. Era stato fermato durante un controllo notturno, lontano dalla sua abitazione, in possesso di un coltello di 18,5 cm (di cui 8 cm di lama) nascosto nella tasca dei pantaloni, senza essere in grado di fornire una valida giustificazione. L’imputato ha presentato ricorso in Cassazione, lamentando una violazione di legge e vizi motivazionali nella sentenza d’appello, che aveva negato l’applicazione dell’art. 131-bis c.p., della circostanza attenuante della lieve entità del fatto e delle attenuanti generiche.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando integralmente il ragionamento dei giudici di merito. Secondo gli Ermellini, il ricorso si limitava a sollecitare una nuova valutazione dei fatti, attività preclusa nel giudizio di legittimità, senza individuare reali vizi nella sentenza impugnata. La decisione della Corte d’Appello è stata ritenuta coerente, logica e correttamente motivata in ogni suo punto.

Le Motivazioni: Il ruolo decisivo dei precedenti penali per l’art. 131-bis c.p.

Il cuore della pronuncia risiede nelle motivazioni con cui la Cassazione ha convalidato il diniego della causa di non punibilità. La Corte ha spiegato che la valutazione richiesta dall’art. 131-bis c.p. non può prescindere da un’analisi complessiva della condotta e della personalità dell’agente. Nel caso specifico, i giudici di merito avevano correttamente evidenziato tre elementi ostativi:

1. Il contesto dell’azione: Il fatto era avvenuto di notte, lontano dall’abitazione, senza alcuna giustificazione plausibile.
2. Le caratteristiche dell’arma: Sebbene non di dimensioni eccezionali, si trattava comunque di un’arma atta a offendere.
3. I precedenti penali: L’imputato aveva a suo carico due precedenti penali specifici, che indicavano una propensione a commettere reati della stessa indole.

Questi elementi, valutati congiuntamente, hanno delineato un quadro di non occasionalità della condotta e una personalità dell’imputato che non permettevano di considerare il fatto come ‘particolarmente tenue’. La Corte ha ribadito un principio consolidato: in materia di porto abusivo di armi, la presenza di gravi precedenti penali è di per sé sufficiente a giustificare un giudizio negativo sulla personalità e a rigettare l’istanza di applicazione dell’art. 131-bis c.p..

Altri Aspetti della Decisione

La Corte ha inoltre confermato la correttezza delle altre decisioni dei giudici di merito:
* Diniego delle attenuanti generiche: Motivato in modo non irrazionale dall’assenza di elementi positivi a favore dell’imputato.
* Diniego della sospensione condizionale della pena: Giustificato dal fatto che, considerati i precedenti, il beneficio non avrebbe svolto la sua funzione di monito e non avrebbe favorito un ravvedimento.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame ribadisce con forza che l’istituto della particolare tenuità del fatto non è un automatismo applicabile a tutti i reati di modesta entità. La valutazione del giudice deve essere globale e deve includere un’attenta analisi della personalità dell’imputato, desumibile anche dai suoi precedenti penali. Per i professionisti del diritto e per i cittadini, questa pronuncia è un chiaro monito: la ‘fedina penale’ ha un peso determinante e può precludere l’accesso a benefici di legge, anche quando il singolo episodio criminoso potrebbe, isolatamente considerato, apparire di scarsa gravità.

Dei precedenti penali possono impedire l’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.)?
Sì. La Corte di Cassazione ha confermato che i precedenti penali, specialmente se specifici e gravi, costituiscono un elemento fondamentale che, insieme ad altri indici, può giustificare il diniego dell’applicazione dell’art. 131-bis c.p., poiché incidono negativamente sulla valutazione della personalità dell’imputato e sulla non occasionalità della condotta.

Perché il porto di un coltello non è stato considerato un fatto di lieve entità in questo caso?
Non è stato considerato di lieve entità perché la valutazione non si è limitata alle dimensioni del coltello. I giudici hanno considerato il contesto complessivo: il porto avveniva di notte, lontano dall’abitazione dell’imputato e senza alcuna giustificazione. A questi elementi si sono aggiunti i precedenti penali specifici, che hanno delineato un quadro di maggiore gravità.

La Corte di Cassazione può riesaminare i fatti di un processo?
No, la Corte di Cassazione svolge un giudizio di legittimità, non di merito. Ciò significa che il suo compito non è quello di ricostruire i fatti o di valutare nuovamente le prove, ma di verificare che i giudici dei gradi precedenti abbiano applicato correttamente la legge e abbiano fornito una motivazione logica e non contraddittoria per la loro decisione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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