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Art. 131-bis cod. pen.: omessa motivazione è vizio

Un imputato, condannato in appello per falso in atto pubblico e violata consegna, ha presentato ricorso in Cassazione lamentando la mancata motivazione della corte territoriale sulla richiesta di applicazione dell’art. 131-bis cod. pen. (particolare tenuità del fatto). La Suprema Corte ha accolto il ricorso, annullando la sentenza con rinvio. Ha stabilito che l’omessa motivazione su una specifica richiesta difensiva, che riguarda una causa di non punibilità rilevabile d’ufficio, costituisce un vizio della sentenza che ne impone l’annullamento.

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Pubblicato il 3 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Art. 131-bis cod. pen.: La Cassazione Annulla per Omessa Motivazione

Il diritto alla difesa e a un giusto processo si fonda su un pilastro essenziale: l’obbligo del giudice di motivare le proprie decisioni. Una sentenza non è solo un verdetto, ma un percorso logico-giuridico che deve dare conto delle ragioni che lo sostengono, soprattutto quando la difesa solleva questioni specifiche. Una recente pronuncia della Corte di Cassazione (sentenza n. 18869/2025) ribadisce questo principio, annullando una condanna proprio perché i giudici d’appello avevano ignorato una richiesta cruciale relativa all’applicazione dell’Art. 131-bis cod. pen. sulla particolare tenuità del fatto.

I Fatti del Caso

Il caso riguardava un imputato condannato dalla Corte d’Appello di Venezia per i reati di falso in atto pubblico e violata consegna aggravata. Attraverso il proprio difensore, l’imputato aveva presentato ricorso in Cassazione basandosi su un unico motivo: il vizio di motivazione. In particolare, la difesa lamentava che, nonostante avesse formalmente richiesto nelle conclusioni scritte l’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (prevista dall’art. 131-bis c.p.), la Corte d’Appello aveva confermato la condanna senza fornire alcuna spiegazione sul rigetto di tale istanza.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha ritenuto il ricorso fondato e lo ha accolto. Di conseguenza, ha annullato la sentenza impugnata, ma non in toto. L’annullamento è stato disposto limitatamente al punto relativo al mancato riconoscimento della causa di non punibilità. Il caso è stato quindi rinviato a un’altra sezione della Corte d’Appello di Venezia, che dovrà riesaminare la questione e, questa volta, motivare adeguatamente la propria decisione in merito all’applicabilità o meno dell’art. 131-bis c.p.

Le motivazioni e la centralità dell’Art. 131-bis cod. pen.

La Corte di Cassazione ha basato la sua decisione su un principio cardine del diritto processuale penale. Quando la difesa avanza una richiesta specifica, specialmente se riguarda una causa di proscioglimento come la particolare tenuità del fatto, il giudice ha l’obbligo di prenderla in esame e di motivare la sua eventuale decisione di rigetto. Ignorare la richiesta equivale a un’omissione che vizia la sentenza.

Nel dettaglio, i giudici hanno chiarito alcuni punti fondamentali:

1. Rilevabilità d’Ufficio: La causa di non punibilità ex art. 131-bis c.p. può essere rilevata dal giudice anche d’ufficio in ogni stato e grado del processo. Proprio per questa sua natura, una richiesta esplicita della difesa non può essere ignorata.
2. Validità della Richiesta in Conclusione: La richiesta di applicazione dell’istituto è valida anche se formulata per la prima volta nelle conclusioni del giudizio d’appello.
3. Obbligo di Risposta: L’omessa pronuncia su tale richiesta costituisce un vizio di motivazione, poiché il giudice nega di fatto all’imputato una valutazione su un punto decisivo per l’esito del processo.

La Corte ha inoltre precisato, in via preliminare, la propria giurisdizione a decidere anche sul reato militare connesso a quello comune, in base al criterio del reato più grave, e ha confermato la possibilità di applicare retroattivamente la versione dell’art. 131-bis c.p. introdotta dalla Riforma Cartabia, più favorevole all’imputato.

Conclusioni: L’Obbligo di Risposta del Giudice

Questa sentenza riafferma con forza un principio di garanzia fondamentale: il silenzio del giudice di fronte a una specifica doglianza della difesa non è ammesso. L’obbligo di motivazione non è un mero formalismo, ma la sostanza del contraddittorio e la garanzia che ogni decisione sia frutto di una ponderata valutazione di tutti gli elementi processuali, incluse le richieste delle parti. Ignorare una richiesta di applicazione dell’art. 131-bis c.p. significa ledere il diritto di difesa e impone, come correttamente statuito dalla Cassazione, l’annullamento della sentenza viziata, affinché la giustizia possa fare il suo corso in modo completo e trasparente.

Cosa succede se un giudice ignora una specifica richiesta fatta dalla difesa nelle sue conclusioni?
La sentenza può essere annullata dalla Corte di Cassazione per ‘vizio di motivazione’. Il giudice ha l’obbligo giuridico di esaminare e rispondere a tutte le questioni sollevate dalle parti, e la sua omissione costituisce un errore procedurale grave.

La causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.) può essere richiesta per la prima volta in appello?
Sì. La sentenza chiarisce che la richiesta di applicazione dell’art. 131-bis del codice penale può essere formulata validamente anche solo nelle conclusioni del giudizio di appello, e il giudice ha il dovere di valutarla.

Perché la Cassazione ha rinviato il caso alla Corte d’Appello invece di decidere direttamente?
La Corte di Cassazione ha annullato la sentenza ‘con rinvio’ perché ha riscontrato un errore di diritto (la mancanza di motivazione), ma non è suo compito entrare nel merito della vicenda. Ha quindi demandato a un altro giudice di appello il compito di riesaminare il punto specifico (l’applicabilità dell’art. 131-bis) e di emettere una nuova decisione correttamente motivata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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