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Art. 131-bis: Cassazione su tenuità e recidiva

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato contro la condanna per violazione di una misura di prevenzione. La difesa chiedeva l’applicazione dell’art. 131-bis cod. pen. per la particolare tenuità del fatto, dato un ritardo di soli venti minuti nel rientro a casa. La Corte ha confermato la decisione dei giudici di merito, ritenendo che la valutazione sulla gravità del fatto dovesse considerare la pericolosità sociale del soggetto, i suoi precedenti penali e il contesto della violazione, negando così l’assoluzione.

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Pubblicato il 11 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Art. 131-bis: Quando la Tenuita’ del Fatto non Basta

L’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, prevista dall’art. 131-bis cod. pen., rappresenta un importante strumento di deflazione processuale e di proporzionalità della sanzione. Tuttavia, la sua operatività non è automatica e dipende da una valutazione complessiva della condotta e della personalità dell’autore del reato. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito questi principi, negando il beneficio a un soggetto che aveva violato una misura di prevenzione, nonostante il ritardo nel rientro a casa fosse stato di soli venti minuti.

I Fatti del Caso

Il caso riguarda un individuo, già sottoposto a una misura di prevenzione aggravata a causa della sua persistente tendenza a delinquere, condannato in primo e secondo grado alla pena di un anno di reclusione per aver violato le prescrizioni imposte. Nello specifico, l’imputato aveva ritardato il suo rientro presso l’abitazione di venti minuti rispetto all’orario stabilito.

L’imputato, tramite il suo difensore, ha proposto ricorso in Cassazione, sostenendo che i giudici di merito avessero errato nel non applicare l’art. 131-bis cod. pen. La difesa riteneva che un ritardo così breve configurasse un fatto di particolare tenuità, meritevole di archiviazione per non punibilità, e che i precedenti penali non dovessero essere un ostacolo insormontabile a tale valutazione.

La Negazione dell’Art. 131-bis cod. pen. e la Motivazione della Corte

La Corte di Appello aveva respinto la richiesta di assoluzione, motivando la sua decisione sulla base della gravità complessiva del fatto e della pericolosità sociale del soggetto. Il ricorso in Cassazione si è concentrato proprio su una presunta carenza di motivazione da parte dei giudici di secondo grado.

Secondo il ricorrente, la Corte territoriale avrebbe valorizzato in modo sproporzionato i precedenti penali, senza considerare l’effettiva minima offensività della condotta in sé. La difesa ha sottolineato che l’istituto della particolare tenuità del fatto può essere applicato anche a soggetti con precedenti, a condizione che il nuovo reato sia del tutto episodico e lieve.

Le Motivazioni della Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile per manifesta infondatezza, confermando in toto la decisione della Corte d’Appello. I giudici di legittimità hanno chiarito che la valutazione richiesta dall’art. 131-bis cod. pen. non può limitarsi al singolo episodio (il ritardo di venti minuti), ma deve estendersi a un’analisi più ampia che includa il contesto e le caratteristiche dell’autore.

Nel caso specifico, la Corte ha evidenziato i seguenti punti cruciali:

1. Violazione di una Misura di Prevenzione: Il reato commesso non era un illecito comune, ma la violazione di un provvedimento applicato proprio per contenere la pericolosità sociale dell’individuo. Questa circostanza aumenta la gravità della condotta, poiché dimostra un’insofferenza alle regole imposte dall’autorità giudiziaria.
2. Pericolosità Sociale: La misura di prevenzione era stata applicata a causa dei precedenti penali del soggetto e successivamente aggravata perché egli aveva continuato a delinquere. Questo dimostra una personalità non incline al rispetto della legge, un elemento che osta alla qualificazione del fatto come ‘tenue’.
3. Completezza della Motivazione: La sentenza impugnata aveva fornito una motivazione completa, logica e non contraddittoria. I giudici di merito avevano correttamente bilanciato tutti gli elementi, concludendo che la condotta non poteva essere considerata lieve, proprio in virtù del quadro generale di illegalità in cui si inseriva.

Inoltre, la Cassazione ha ribadito un principio fondamentale del proprio ruolo: non può effettuare una nuova valutazione dei fatti, ma solo verificare la correttezza giuridica e la logicità della motivazione della sentenza impugnata. Chiedere una diversa ponderazione della gravità del reato, come fatto dal ricorrente, esula dalle competenze della Corte di legittimità.

Conclusioni

L’ordinanza in esame offre un importante chiarimento sui limiti di applicabilità dell’art. 131-bis cod. pen. La ‘particolare tenuità’ non è un concetto puramente quantitativo, legato ad esempio alla durata di un’inadempienza. È, invece, una valutazione qualitativa che deve tenere conto della biografia criminale del reo e del significato della sua condotta nel contesto specifico. La violazione di una misura di prevenzione, per sua natura, mal si concilia con un giudizio di tenuità, poiché mina alla base la finalità stessa della misura: prevenire la commissione di ulteriori reati da parte di un soggetto ritenuto socialmente pericoloso.

Quando la violazione di una misura di prevenzione può non essere considerata un fatto di particolare tenuità?
Quando la condotta, sebbene di per sé minima (come un ritardo di pochi minuti), si inserisce in un quadro complessivo di pericolosità sociale del soggetto, desumibile dai suoi precedenti penali e dal fatto che la misura stessa era stata applicata e aggravata proprio per prevenire ulteriori reati.

La Corte di Cassazione può rivalutare la gravità di un reato già valutata dai giudici di merito?
No, la Corte di Cassazione non può sostituire la propria valutazione dei fatti a quella del giudice di merito. Il suo compito è limitato a verificare che la motivazione della sentenza impugnata sia logica, completa e non contraddittoria, controllando la corretta applicazione della legge.

Quali sono le conseguenze di un ricorso dichiarato inammissibile dalla Corte di Cassazione?
Il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e, come in questo caso, al versamento di una somma di denaro (3.000 euro) in favore della Cassa delle ammende, in base a principi stabiliti dalla Corte Costituzionale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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