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Art. 131-bis c.p.: quando l’offesa non è tenue

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un imputato contro la mancata applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, prevista dall’art. 131-bis c.p. La Corte ha confermato la decisione dei giudici di merito, sottolineando che la gravità dell’offesa, desumibile dalle modalità concrete dell’azione e dalla verificazione di un incidente, è un elemento sufficiente a escludere il beneficio, rendendo il ricorso una mera riproposizione di argomenti di fatto già valutati.

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Pubblicato il 25 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Art. 131-bis c.p.: quando l’offesa non è tenue secondo la Cassazione

L’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, disciplinata dall’art. 131-bis c.p., continua a essere un tema centrale nel dibattito giurisprudenziale. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione fornisce importanti chiarimenti sui criteri di valutazione che i giudici devono adottare. La Suprema Corte ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato, confermando che la gravità dell’offesa, desunta dalle modalità concrete della condotta e dalle sue conseguenze, preclude l’accesso a tale beneficio.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine dalla sentenza di una Corte d’Appello che aveva condannato un individuo, negandogli l’applicazione della non punibilità per particolare tenuità del fatto. L’imputato ha proposto ricorso per Cassazione, lamentando proprio la mancata concessione del beneficio previsto dall’art. 131-bis c.p. La sua difesa si basava su una rilettura delle circostanze fattuali, già esaminate e respinte nel precedente grado di giudizio.

La Decisione della Corte e la valutazione sull’art. 131-bis c.p.

La Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, dichiarandolo inammissibile. La decisione si fonda su un principio consolidato: il ricorso per Cassazione non può trasformarsi in un terzo grado di giudizio sul merito dei fatti. Il tentativo dell’imputato di riproporre le medesime argomentazioni fattuali è stato qualificato come ‘manifestamente infondato’.

La Gravità dell’Offesa come Criterio Escludente

Il fulcro della decisione risiede nella valutazione della gravità del reato. La Corte territoriale aveva correttamente escluso la particolare tenuità del fatto basandosi su due elementi chiave:
1. Le concrete modalità della condotta: il modo in cui il reato è stato commesso.
2. La verificazione di un incidente: le conseguenze pratiche dell’azione illecita.

Questi elementi, nel loro insieme, hanno delineato un quadro di offensività tale da superare la soglia della ‘particolare tenuità’, rendendo inapplicabile il beneficio. La Cassazione ha ritenuto questa valutazione logica, congrua e non in contrasto con i principi enunciati dalle Sezioni Unite nella nota sentenza ‘Tushaj’.

Le Conseguenze dell’Inammissibilità

La dichiarazione di inammissibilità del ricorso, ai sensi dell’articolo 616 del codice di procedura penale, ha comportato due conseguenze per il ricorrente: la condanna al pagamento delle spese processuali e il versamento di una somma di tremila euro a favore della Cassa delle ammende.

Le Motivazioni

La Corte ha motivato la propria decisione evidenziando che il motivo di impugnazione era manifestamente infondato. Esso si risolveva, infatti, in una ‘mera riproposizione in fatto di circostanze già vagliate dalla Corte territoriale’. I giudici di legittimità hanno ribadito che la loro funzione non è quella di riesaminare le prove, ma di verificare la corretta applicazione della legge e la logicità della motivazione della sentenza impugnata. In questo caso, la Corte d’Appello aveva fornito una motivazione adeguata (‘congruamente escluso’) per non applicare l’art. 131-bis c.p., ancorando la sua decisione alla ‘gravità dell’offesa al bene giuridico tutelato’. La valutazione del giudice di merito, che ha tenuto conto delle modalità del fatto e della verificazione di un incidente, è stata ritenuta compatibile con i principi di diritto consolidati.

Le Conclusioni

Questa ordinanza riafferma un principio fondamentale: la valutazione sulla particolare tenuità del fatto è un giudizio di merito, ampiamente discrezionale, che deve essere ancorato a elementi concreti e specifici. La gravità dell’offesa non va considerata in astratto, ma in relazione alle specifiche modalità della condotta e alle sue conseguenze. Per i difensori, ciò significa che un ricorso in Cassazione avverso il diniego dell’art. 131-bis c.p. ha scarse probabilità di successo se si limita a contestare la valutazione dei fatti senza individuare un vizio di legittimità o una palese illogicità nella motivazione del giudice di merito.

È possibile ottenere l’applicazione dell’art. 131-bis c.p. riproponendo in Cassazione le stesse argomentazioni di fatto già respinte in appello?
No, la Corte di Cassazione ha stabilito che la mera riproposizione di circostanze di fatto già esaminate e valutate dalla corte territoriale costituisce un motivo manifestamente infondato, che conduce alla dichiarazione di inammissibilità del ricorso.

Quali elementi possono impedire il riconoscimento della ‘particolare tenuità del fatto’?
Secondo questa ordinanza, la gravità dell’offesa, valutata in base alle concrete modalità della condotta e alla verificazione di un incidente come conseguenza del reato, è un elemento sufficiente a escludere l’applicazione del beneficio previsto dall’art. 131-bis c.p.

Cosa succede quando un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
In base all’art. 616 del codice di procedura penale, la dichiarazione di inammissibilità del ricorso comporta la condanna della parte che lo ha proposto al pagamento delle spese del procedimento e al versamento di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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