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Art. 131-bis c.p.: quando il ricorso è inammissibile

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 10373/2024, ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato che chiedeva per la prima volta in sede di legittimità l’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto. La Corte ha ribadito il principio consolidato secondo cui la questione relativa all’art. 131-bis c.p., implicando una valutazione di merito, deve essere sollevata nei gradi precedenti del giudizio e non può essere dedotta per la prima volta in Cassazione.

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Pubblicato il 6 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Art. 131-bis c.p.: No alla Richiesta per la Prima Volta in Cassazione

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione (n. 10373/2024) ha riaffermato un principio procedurale fondamentale: la richiesta di applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, disciplinata dall’art. 131-bis c.p., non può essere presentata per la prima volta nel giudizio di Cassazione. Questa decisione sottolinea l’importanza di articolare tutte le proprie difese nei gradi di merito, pena l’impossibilità di farle valere successivamente.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine dal ricorso presentato da un imputato avverso una sentenza della Corte d’Appello di Firenze. Con un unico motivo, la difesa lamentava il mancato riconoscimento della causa di non punibilità prevista dall’art. 131-bis del codice penale, chiedendo di conseguenza l’annullamento della sentenza impugnata. Tuttavia, l’analisi degli atti processuali ha rivelato una lacuna decisiva: tale questione non era mai stata sollevata nel precedente atto di appello.

La Questione Procedurale: i Limiti del Ricorso in Cassazione

Il cuore della pronuncia della Suprema Corte risiede nella corretta interpretazione delle regole procedurali che governano il ricorso per cassazione. Il giudizio di legittimità, infatti, non è una terza istanza di merito dove si possono riesaminare i fatti o introdurre nuove questioni. Il suo scopo è verificare la corretta applicazione della legge da parte dei giudici dei gradi precedenti, sulla base dei motivi specificamente presentati in appello.

La Corte ha evidenziato come la questione relativa all’applicabilità dell’art. 131-bis c.p. richieda un apprezzamento di merito. Il giudice deve infatti valutare la particolare tenuità dell’offesa e la non abitualità del comportamento, elementi che implicano un’analisi concreta dei fatti di causa. Tale valutazione è preclusa alla Corte di Cassazione.

La Decisione sull’Applicabilità dell’Art. 131-bis c.p.

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile. La motivazione si fonda su un orientamento giurisprudenziale ormai consolidato. Se la norma sull’art. 131-bis c.p. era già in vigore al momento della deliberazione della sentenza d’appello – come nel caso di specie – la difesa aveva l’onere di sollevare la questione in quella sede. Non avendolo fatto, ha perso la possibilità di dedurla per la prima volta davanti alla Suprema Corte.

Le Motivazioni

Nelle motivazioni, i giudici hanno richiamato numerosi precedenti conformi, sottolineando che la questione dell’applicabilità dell’art. 131-bis c.p. non può essere dedotta per la prima volta in cassazione, ostandovi il disposto dell’art. 606, comma 3, del codice di procedura penale. Questo articolo stabilisce che i motivi non dedotti in appello non possono essere presentati in Cassazione. La Corte ha precisato che tale questione avrebbe potuto e dovuto essere proposta al giudice di secondo grado, o come motivo di appello specifico, o quantomeno come sollecitazione nelle conclusioni del giudizio. L’inerzia della difesa in quella fase ha reso la successiva richiesta inammissibile. Essendo il ricorso inammissibile e non ravvisandosi assenza di colpa, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

Conclusioni

Questa ordinanza offre un importante monito per la pratica forense. La strategia difensiva deve essere completa e articolata sin dai primi gradi di giudizio. Tralasciare di sollevare una questione rilevante, come quella della particolare tenuità del fatto, in sede di appello, equivale a rinunciarvi definitivamente. La decisione conferma la natura del giudizio di Cassazione come un controllo di pura legittimità e non come un’ulteriore opportunità per riesaminare il merito della vicenda. Per gli imputati e i loro difensori, ciò significa che ogni possibile argomento a favore deve essere tempestivamente e chiaramente formulato davanti al giudice d’appello, al fine di preservare il diritto di sottoporlo, in caso di esito negativo, al vaglio della Suprema Corte.

È possibile chiedere l’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.) per la prima volta in Cassazione?
No, la Corte di Cassazione ha stabilito che questa questione non può essere sollevata per la prima volta nel giudizio di legittimità se la norma era già in vigore al momento della sentenza d’appello, in quanto richiede una valutazione di merito preclusa in quella sede.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché il motivo relativo all’applicazione dell’art. 131-bis c.p. non era stato presentato nei motivi di appello. Secondo la giurisprudenza prevalente, non si possono introdurre nuove questioni di questo tipo direttamente in Cassazione.

Quali sono le conseguenze per il ricorrente in caso di inammissibilità del ricorso?
A seguito della dichiarazione di inammissibilità del ricorso, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria di tremila euro in favore della cassa delle ammende, come previsto dall’art. 616 del codice di procedura penale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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