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Arresto non convalidato: reingresso e espulsione

La Corte di Cassazione ha confermato la decisione di un giudice di non convalidare l’arresto di un cittadino straniero per reingresso illegittimo. La sentenza sottolinea che, per procedere all’arresto, non è sufficiente un vecchio provvedimento di espulsione, ma è necessaria la prova della sua effettiva e materiale esecuzione. L’esistenza di un successivo periodo di affidamento in prova e di un visto di uscita volontaria hanno reso l’arresto non convalidato, in quanto mancava la configurabilità concreta del reato.

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Pubblicato il 25 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Arresto non convalidato per Reingresso Illegittimo: L’Analisi della Cassazione

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 2082 del 2024, affronta un tema cruciale in materia di immigrazione e procedura penale: i presupposti per la legittimità di un arresto per reingresso illegittimo. La decisione conferma un arresto non convalidato da parte del Giudice per le indagini preliminari, stabilendo principi fondamentali sul controllo che il giudice deve esercitare sull’operato della polizia giudiziaria. Questo caso evidenzia come la mera esistenza di un precedente decreto di espulsione non sia sufficiente a giustificare la privazione della libertà personale.

I Fatti di Causa: Un Arresto e i Dubbi del GIP

Il caso ha origine dall’arresto di un cittadino straniero, eseguito nel gennaio 2023, per il reato di reingresso abusivo nel territorio nazionale. L’arresto si basava su un provvedimento di espulsione emesso nel febbraio 2018. Tuttavia, il Giudice per le indagini preliminari (GIP) del Tribunale di Torino decideva di non convalidare l’arresto.

La decisione del GIP si fondava su due elementi cruciali emersi dagli atti:
1. Sottoposizione a misura alternativa: Dopo il decreto di espulsione del 2018, la persona era stata ammessa alla misura alternativa dell’affidamento in prova al servizio sociale dal 2020 al 2022.
2. Visto di uscita volontaria: Sul passaporto dell’individuo era presente un visto di uscita dal territorio nazionale risalente al dicembre 2022.

Secondo il GIP, questi due elementi facevano venir meno il fumus del reato di reingresso illegittimo, rendendo l’arresto ingiustificato. Il Pubblico Ministero, ritenendo errata tale valutazione, proponeva ricorso in Cassazione.

Il Controllo del Giudice in caso di arresto non convalidato

La Corte di Cassazione rigetta il ricorso del PM e coglie l’occasione per ribadire la natura del controllo giudiziario in sede di convalida dell’arresto. La valutazione del giudice non può essere meramente formale, ma deve consistere in un vaglio concreto delle circostanze di fatto e di diritto. Quando è in gioco la libertà personale, bene primario tutelato dalla Costituzione, il giudice ha il dovere di verificare la sussistenza effettiva delle condizioni che legittimano la privazione della libertà.

Ciò include la verifica della configurabilità in concreto del reato per cui si è proceduto all’arresto e la sua attribuibilità alla persona arrestata. Non basta l’esistenza astratta di una norma violata, ma occorre che i fatti, così come disponibili al momento dell’arresto, supportino l’ipotesi accusatoria.

Reingresso Illegittimo: Quando si Configura il Reato?

Il reato di reingresso successivo a espulsione, previsto dal Testo Unico sull’Immigrazione, presuppone due condizioni essenziali:

a) che l’espulsione sia stata materialmente eseguita;
b) che il destinatario abbia successivamente trasgredito il divieto di reingresso senza autorizzazione.

La Corte chiarisce che la semplice presenza sul territorio nazionale di una persona destinataria di un vecchio provvedimento di espulsione non è, di per sé, sufficiente a integrare la flagranza del reato. È indispensabile verificare che la prima espulsione sia stata effettivamente portata a compimento.

Le Motivazioni della Cassazione

Nel caso specifico, la Cassazione ritiene che il GIP abbia agito correttamente. Gli elementi a disposizione al momento dell’arresto avrebbero dovuto indurre la polizia giudiziaria a escludere la configurabilità del reato.

In primo luogo, la sottoposizione dell’individuo alla misura alternativa dell’affidamento in prova tra il 2020 e il 2022 costituiva un titolo idoneo a legittimare la sua permanenza in Italia. Questo fatto neutralizzava gli effetti del precedente provvedimento di espulsione del 2018.

In secondo luogo, il visto di uscita del dicembre 2022 attestava un allontanamento volontario dal Paese, non una ‘esecuzione’ coattiva del provvedimento del 2018. Di conseguenza, non vi era alcuna prova che l’espulsione fosse mai stata materialmente eseguita.

Le Conclusioni

La sentenza stabilisce un principio di garanzia fondamentale: per procedere all’arresto per reingresso illegittimo, non basta un vecchio decreto di espulsione. È necessario che vi siano elementi concreti che dimostrino l’avvenuta esecuzione materiale di quell’espulsione. Fatti successivi, come la concessione di una misura alternativa o un allontanamento volontario, possono interrompere il nesso causale e far venir meno i presupposti del reato. Il controllo del giudice in sede di convalida deve essere sostanziale e non meramente burocratico, a tutela della libertà personale.

Quando un arresto per reingresso illegittimo può risultare non convalidato?
Un arresto per reingresso illegittimo non viene convalidato quando mancano i presupposti concreti del reato. In particolare, se non c’è la prova che il precedente provvedimento di espulsione sia stato materialmente eseguito, l’arresto è illegittimo. Fatti successivi, come la permanenza legale sul territorio per una misura alternativa, possono rendere inefficace il vecchio ordine di espulsione.

La sottoposizione a una misura alternativa come l’affidamento in prova ‘annulla’ un precedente provvedimento di espulsione?
Sì, secondo la Corte, la sottoposizione a una misura alternativa rappresenta un titolo idoneo a legittimare la permanenza nel territorio dello Stato. Questo fatto ‘neutralizza’ gli effetti di un pregresso provvedimento di espulsione, rendendolo inefficace ai fini della configurazione del reato di reingresso abusivo basato su quell’ordine.

Qual è il ruolo del giudice nella convalida di un arresto in flagranza?
Il giudice non deve limitarsi a un controllo formale, ma deve effettuare una valutazione concreta delle circostanze di fatto e di diritto. Deve verificare la sussistenza delle condizioni che legittimano la privazione della libertà personale, inclusa la configurabilità effettiva del reato e la sua attribuibilità all’arrestato, sulla base degli atti disponibili al momento del controllo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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