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Arresto in quasi flagranza: quando è legittimo?

La Corte di Cassazione ha confermato la legittimità di un arresto in quasi flagranza per un grave incidente stradale. Sebbene la polizia non abbia assistito direttamente all’evento, il fatto di aver trovato il conducente poco dopo con l’auto danneggiata e in stato di ebbrezza ha costituito prova sufficiente (‘tracce’ del reato) per giustificare la misura, secondo una specifica ipotesi normativa.

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Pubblicato il 4 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Arresto in quasi flagranza: valido anche senza inseguimento diretto

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 9190 del 2024, ha fornito un importante chiarimento sui confini dell’arresto in quasi flagranza. La decisione stabilisce che l’arresto è legittimo anche se le forze dell’ordine non assistono al reato né iniziano un inseguimento immediato, a condizione che l’indagato venga sorpreso, poco dopo il fatto, con tracce inequivocabili che lo collegano al delitto. Questo principio è cruciale, specialmente in casi di incidenti stradali con fuga.

I Fatti del Caso

Il caso ha origine da un incidente stradale causato da un automobilista che, in stato di ebbrezza e sotto l’effetto di stupefacenti, invadeva la corsia opposta durante un sorpasso, scontrandosi con un motociclo e provocando lesioni al conducente. L’automobilista non si fermava a prestare soccorso.

La polizia giudiziaria, giunta sul luogo dell’incidente, raccoglieva le testimonianze dei presenti, inclusa quella della vittima. Sulla base delle descrizioni fornite, gli agenti avviavano le ricerche e intercettavano poco dopo un veicolo corrispondente, che presentava danni compatibili con l’incidente. Fermato il conducente, gli agenti percepivano un forte odore di alcol, confermando i sospetti. Si procedeva quindi all’arresto, che veniva convalidato dal Giudice per le Indagini Preliminari (GIP).

La Questione Giuridica: I Limiti dell’Arresto in Quasi Flagranza

La difesa dell’indagato presentava ricorso in Cassazione, sostenendo l’illegittimità dell’arresto. Secondo il ricorrente, la polizia aveva agito solo sulla base di informazioni raccolte da terzi e non a seguito di una percezione diretta del fatto o di un inseguimento scaturito da tale percezione. La difesa richiamava un importante principio delle Sezioni Unite della Cassazione (sent. Ventrice, 2015), secondo cui l’arresto basato su un “inseguimento investigativo”, ovvero avviato dopo aver raccolto informazioni, non configurerebbe una vera e propria quasi flagranza.

La questione sottoposta alla Corte era quindi stabilire se, in assenza di inseguimento da parte di chi ha assistito al reato, l’arresto potesse comunque considerarsi legittimo.

Le due Ipotesi di Quasi Flagranza secondo la Legge

L’articolo 382 del codice di procedura penale delinea due distinte situazioni di quasi flagranza:

1. L’inseguimento: Si verifica quando l’autore del reato, subito dopo il fatto, è inseguito dalla polizia giudiziaria, dalla persona offesa o da altre persone.
2. La sorpresa con tracce: Ricorre quando l’autore del reato è sorpreso con cose o tracce dalle quali appaia che abbia commesso il delitto immediatamente prima.

La Corte ha sottolineato che queste due ipotesi sono autonome e alternative.

Le motivazioni

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, ritenendolo infondato. I giudici hanno chiarito che, sebbene nel caso di specie non fosse applicabile la prima ipotesi di quasi flagranza (l’inseguimento), in quanto gli agenti non avevano assistito al fatto, era invece pienamente integrata la seconda ipotesi.

L’indagato era stato sorpreso poco dopo l’incidente “con cose o tracce” che lo collegavano inequivocabilmente al reato. Tali tracce erano costituite da due elementi chiave:

* I danni alla carrozzeria del veicolo, compatibili con la dinamica dell’incidente appena verificatosi.
* Il forte odore di alcol proveniente dall’abitacolo e dall’alito del conducente.

Questi elementi, secondo la Corte, costituivano la prova tangibile e diretta della stretta contiguità temporale tra il reato (l’incidente stradale) e la “sorpresa” da parte degli operanti. Questa seconda forma di quasi flagranza non richiede la percezione diretta del reato da parte di chi arresta, ma solo il rinvenimento di prove materiali evidenti che collegano il sospettato al fatto in un lasso di tempo brevissimo.

Le conclusioni

Con questa sentenza, la Cassazione ribadisce un principio fondamentale: l’arresto in quasi flagranza è legittimo non solo quando vi è un inseguimento a vista, ma anche quando, sulla base di una rapida attività di ricerca innescata dalla notizia del reato, il presunto responsabile viene trovato in possesso di tracce evidenti e inequivocabili. La decisione offre uno strumento operativo fondamentale per le forze dell’ordine, consentendo di agire con efficacia anche nei casi in cui l’autore di un reato, come un incidente con fuga, venga rintracciato a breve distanza di tempo e di luogo grazie agli elementi materiali che porta con sé.

È possibile procedere a un arresto in quasi flagranza basandosi solo sulle dichiarazioni di testimoni?
No. La Corte ha specificato che un inseguimento iniziato solo sulla base delle informazioni fornite da terzi non è sufficiente per integrare la prima ipotesi di quasi flagranza (quella basata sull’inseguimento), come stabilito dalle Sezioni Unite.

Cosa si intende per “tracce” che giustificano un arresto in quasi flagranza?
Per “tracce” si intendono elementi materiali, come danni a un veicolo, odore di alcol, oggetti rubati o segni di colluttazione, che collegano in modo evidente e inequivocabile una persona a un reato commesso immediatamente prima, anche se la polizia non ha assistito al fatto.

In questo caso, perché l’arresto è stato considerato legittimo?
L’arresto è stato ritenuto legittimo perché rientrava nella seconda ipotesi di quasi flagranza: l’indagato è stato sorpreso poco dopo l’incidente con tracce evidenti del reato (i danni all’auto e il forte odore di alcol), che lo collegavano direttamente all’investimento appena avvenuto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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