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Arresto facoltativo: quando è legittimo? La Cassazione

La Corte di Cassazione ha annullato un’ordinanza che non convalidava un arresto per spaccio di lieve entità. Il caso riguarda un soggetto trovato con 16,5 gr di marijuana, già suddivisa in dosi, e un bilancino. La Corte ha stabilito che, in caso di arresto facoltativo in flagranza, il giudice non deve sostituire la propria valutazione a quella della polizia, ma solo verificarne la ragionevolezza ex ante, basandosi sugli elementi disponibili al momento dell’intervento, come la suddivisione in dosi e gli strumenti per lo spaccio.

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Pubblicato il 14 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Arresto Facoltativo in Flagranza: I Limiti del Giudice sulla Scelta della Polizia

L’arresto facoltativo in flagranza rappresenta uno strumento cruciale a disposizione della polizia giudiziaria, ma il suo esercizio è vincolato a precisi presupposti. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 45436/2024) interviene per chiarire i confini del controllo che il giudice della convalida può esercitare sulla decisione degli operanti, sottolineando l’importanza di una valutazione ex ante e basata su un criterio di ragionevolezza.

I Fatti del Caso: Droga, Bilancino e l’Arresto

Un individuo veniva fermato per un controllo su suolo pubblico e trovato in possesso di sette involucri di marijuana e una piccola somma di denaro. La successiva perquisizione domiciliare portava al rinvenimento di altri sei involucri della stessa sostanza e di un bilancino di precisione. Il quantitativo totale di stupefacente ammontava a 16,5 grammi.

Sulla base di questi elementi, la polizia giudiziaria procedeva all’arresto per il reato di detenzione a fini di spaccio di sostanze stupefacenti, nella sua forma di lieve entità (art. 73, comma 5, d.P.R. 309/1990).

La Decisione del Tribunale: Arresto non Convalidato

Sottoposto al giudizio di convalida, il Tribunale di Reggio Calabria decideva di non convalidare l’arresto. Il giudice osservava che, per il reato contestato, l’arresto è facoltativo e non obbligatorio. Per procedere, la polizia deve riscontrare la sussistenza di specifici presupposti: la gravità del fatto o la pericolosità del soggetto (art. 381, comma 4, c.p.p.).

Secondo il Tribunale, tali presupposti mancavano. La gravità del fatto era esclusa dal modesto quantitativo di droga e dalla natura rudimentale degli strumenti. La pericolosità dell’arrestato era esclusa dal suo atteggiamento collaborativo, dalla sua condizione di incensurato e dall’assenza di precedenti segnalazioni di polizia. Di conseguenza, l’arresto veniva ritenuto illegittimo.

Il Ricorso della Procura e la valutazione sull’arresto facoltativo

La Procura della Repubblica proponeva ricorso per cassazione contro questa decisione, lamentando una violazione di legge e un difetto di motivazione. Secondo il Pubblico Ministero, il giudice della convalida aveva errato nel metodo di valutazione.

Il controllo del giudice, infatti, non deve sostituirsi a quello della polizia, ma deve limitarsi a verificare la ragionevolezza della scelta operata ex ante, cioè sulla base degli elementi a disposizione degli agenti al momento dell’arresto. In questo caso, elementi come il comportamento elusivo del soggetto, la sostanza già suddivisa in dosi pronte per la vendita e il possesso di un bilancino di precisione erano più che sufficienti a giustificare, in modo ragionevole, la valutazione della polizia circa la gravità del fatto.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso della Procura, annullando l’ordinanza del Tribunale. Gli Ermellini hanno ribadito i principi fondamentali che governano il controllo giurisdizionale sull’arresto facoltativo in flagranza.

Il giudice della convalida deve operare un controllo di ‘mera ragionevolezza’, ponendosi nella stessa situazione di chi ha eseguito l’arresto. Il suo compito non è quello di compiere una valutazione autonoma e retrospettiva (ex post), ma di verificare se la scelta della polizia, basata sugli elementi allora conosciuti, fosse logicamente sostenibile e rientrasse nei limiti della discrezionalità concessa dalla legge.

Il Tribunale, valorizzando elementi come la collaborazione dell’indagato e la sua incensuratezza, ha di fatto sostituito la propria valutazione a quella degli operanti, andando oltre il perimetro del suo sindacato. La Cassazione ha chiarito che il possesso di stupefacente già frazionato in dosi e di un bilancino di precisione sono elementi oggettivi che ‘colorano di gravità il fatto’, poiché indicativi di un’attività di spaccio non occasionale. La valutazione della polizia, che ha ritenuto ‘grave’ il fatto sulla base di queste circostanze, non era dunque irragionevole.

La Corte ha inoltre ricordato che, ai fini della legittimità dell’arresto facoltativo, è sufficiente che ricorra almeno uno dei due parametri (gravità del fatto o pericolosità del soggetto), non essendo necessaria la loro presenza congiunta.

Le Conclusioni: Il Principio di Diritto

La sentenza si conclude con l’annullamento senza rinvio dell’ordinanza impugnata. Sebbene questa decisione non abbia effetti pratici sul soggetto (la fase della convalida è ormai superata), essa stabilisce un principio di diritto fondamentale. Il giudice, nel convalidare un arresto, non deve condurre un’analisi sulla futura responsabilità penale o sulle esigenze cautelari, ma deve limitarsi a un controllo esterno sulla legittimità e ragionevolezza dell’operato della polizia giudiziaria al momento dei fatti. Elementi oggettivi che suggeriscono un’attività di spaccio strutturata possono legittimamente fondare un giudizio di gravità del fatto, giustificando così l’arresto facoltativo anche in presenza di un quantitativo non ingente di sostanza.

Qual è il ruolo del giudice nella convalida di un arresto facoltativo?
Il giudice deve effettuare un controllo di ‘mera ragionevolezza’ sulla decisione della polizia. Deve cioè verificare se, sulla base degli elementi noti al momento dell’intervento, la scelta di arrestare fosse giustificata dalla gravità del fatto o dalla pericolosità del soggetto, senza sostituire la propria valutazione a quella degli agenti.

Per un arresto facoltativo, devono essere presenti sia la gravità del fatto sia la pericolosità della persona?
No. La Corte di Cassazione ha ribadito che, ai sensi dell’art. 381, comma 4, del codice di procedura penale, è sufficiente la presenza di almeno uno dei due parametri per legittimare l’arresto.

Perché l’arresto è stato ritenuto legittimo nonostante il modesto quantitativo di droga?
Perché altri elementi oggettivi, come la suddivisione della sostanza in dosi pronte per la cessione e il possesso di un bilancino di precisione, sono stati considerati indicatori di un’attività di spaccio non occasionale. Questi fattori hanno reso ragionevole la valutazione della polizia circa la ‘gravità del fatto’ al momento dell’arresto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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