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Arresto facoltativo: legittimo per reato tentato?

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un Pubblico Ministero contro la mancata convalida di un arresto facoltativo. Il caso riguardava un reato tentato la cui pena, una volta applicata la diminuzione prevista per il tentativo, risultava inferiore alla soglia legale di tre anni. La Corte ha confermato che, per valutare la legittimità dell’arresto, si deve considerare la pena concreta per il delitto tentato e non quella prevista per il reato consumato.

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Pubblicato il 24 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Arresto Facoltativo per Reato Tentato: La Cassazione Fissa i Paletti sul Calcolo della Pena

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 23496 del 2025, è intervenuta su un’importante questione procedurale riguardante i limiti dell’arresto facoltativo in caso di delitto tentato. La decisione chiarisce in modo definitivo come debba essere calcolata la soglia di pena per stabilire la legittimità della misura restrittiva, offrendo un’interpretazione rigorosa e aderente al dato normativo.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine da un provvedimento del Tribunale di Reggio Calabria, che non convalidava l’arresto in flagranza operato nei confronti di tre soggetti. Agli indagati era stato provvisoriamente contestato il reato di cui all’art. 391-ter del codice penale in forma tentata. Il Tribunale aveva motivato la sua decisione sostenendo che la pena prevista per il delitto, una volta applicata la diminuzione per il tentativo (ex art. 56 c.p.), scendeva al di sotto della soglia minima di tre anni di reclusione, requisito indispensabile per procedere all’arresto facoltativo ai sensi dell’art. 281, comma 1, del codice di procedura penale.

Contro tale ordinanza, il Pubblico Ministero proponeva ricorso per Cassazione, sostenendo una violazione di legge. Secondo la Procura, la norma sull’arresto facoltativo (art. 381 c.p.p.) si riferirebbe alla pena prevista per il reato consumato, a prescindere dalla diminuente applicabile al tentativo. Di conseguenza, l’arresto sarebbe stato legittimo.

La Decisione della Corte di Cassazione sull’Arresto Facoltativo

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso del Pubblico Ministero inammissibile perché manifestamente infondato. Gli Ermellini hanno confermato la correttezza della decisione del Tribunale, ribadendo che l’esegesi della Procura non trova fondamento nel sistema normativo. La Corte ha precisato che la valutazione della pena ai fini dell’applicazione delle misure restrittive, incluso l’arresto facoltativo, deve seguire criteri ben precisi, dettati per garantire i principi di legalità e proporzionalità.

Le Motivazioni: Come si Calcola la Pena per il Reato Tentato?

Il cuore della motivazione della Cassazione risiede nel richiamo combinato di tre articoli del codice di procedura penale: l’art. 281 (misure coercitive), l’art. 379 (determinazione della pena per l’arresto in flagranza e il fermo) e l’art. 278 (criteri di determinazione della pena ai fini delle misure).

L’art. 379 c.p.p. stabilisce che per determinare la pena ai fini dell’arresto (sia obbligatorio che facoltativo), si applica la regola prevista dall’art. 278 c.p.p. Quest’ultimo, a sua volta, dispone che si deve avere riguardo alla “pena stabilita dalla legge per ciascun reato consumato o tentato”.

La dicitura “consumato o tentato” è cruciale. La Corte sottolinea che, se il legislatore ha specificato entrambe le forme del reato, significa che la pena da considerare è quella edittalmente prevista per la specifica fattispecie contestata. Pertanto, se si procede per un delitto tentato, la pena di riferimento non può che essere quella risultante dall’applicazione della diminuzione obbligatoria prevista dall’art. 56, comma 2, del codice penale.

In altre parole, non è corretto guardare alla pena del reato consumato per poi ignorare la riduzione per il tentativo. La pena da valutare è quella che il giudice potrebbe concretamente infliggere per il fatto contestato. Se questa pena, nel suo massimo, non supera i tre anni di reclusione, l’arresto facoltativo non è consentito.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

La sentenza consolida un principio di garanzia fondamentale: la legittimità di una misura restrittiva della libertà personale come l’arresto deve essere ancorata a un dato oggettivo e concreto, ovvero la pena effettivamente applicabile al reato per cui si procede. Qualsiasi interpretazione estensiva che non tenga conto delle specifiche norme sul calcolo della pena, come quella proposta dalla Procura, è contraria alla lettera e allo spirito della legge.

In conclusione, per procedere con un arresto facoltativo per un delitto tentato, è necessario che la pena massima prevista per la fattispecie base, dopo essere stata diminuita come previsto dalla norma sul tentativo, rimanga superiore alla soglia dei tre anni. In caso contrario, come nel caso di specie, l’arresto è illegittimo e non può essere convalidato.

Quando è consentito l’arresto facoltativo in flagranza di reato?
L’arresto facoltativo è consentito dalla polizia giudiziaria nel caso di delitto non colposo, consumato o tentato, per il quale la legge stabilisce una pena detentiva superiore nel massimo a tre anni.

Per un reato tentato, come si calcola la soglia di pena per l’arresto facoltativo?
Per stabilire se la pena è superiore alla soglia dei tre anni, si deve considerare la pena prevista per il reato consumato e applicare ad essa la diminuzione obbligatoria prevista dall’art. 56, comma 2, del codice penale. L’arresto è legittimo solo se il risultato di tale calcolo supera nel massimo i tre anni di reclusione.

Perché il ricorso del Pubblico Ministero è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato ritenuto manifestamente infondato perché la tesi sostenuta, ovvero che si dovesse guardare alla pena del reato consumato senza considerare la riduzione per il tentativo, è contraria al dettato normativo. La Corte ha confermato che il Tribunale ha correttamente applicato la legge, basando la sua decisione sulla pena effettivamente prevista per il reato tentato contestato, che risultava inferiore alla soglia legale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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