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Arresto facoltativo: legittimo anche con confessione

La Corte di Cassazione ha stabilito la legittimità di un arresto facoltativo per evasione, annullando la decisione di un Tribunale che non lo aveva convalidato. Il giudice di merito aveva erroneamente dato peso alla confessione tardiva dell’indagato, considerandola un segno di ravvedimento. La Suprema Corte ha chiarito che la valutazione sulla legittimità dell’arresto va fatta sulla base degli elementi noti alla polizia al momento del fatto, come la gravità dell’atto o la pericolosità del soggetto, rendendo irrilevante il pentimento successivo.

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Pubblicato il 5 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Arresto facoltativo: la confessione tardiva non sana il comportamento illecito

L’arresto facoltativo in flagranza di reato rappresenta uno degli strumenti più delicati a disposizione della polizia giudiziaria, poiché implica un bilanciamento tra l’esigenza di repressione dei reati e la libertà personale del cittadino. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (Sentenza n. 34851/2025) ha fornito chiarimenti cruciali sui criteri che ne legittimano l’esecuzione, specificando l’irrilevanza di un eventuale “pentimento” successivo del soggetto arrestato. Analizziamo insieme il caso e le conclusioni della Suprema Corte.

I Fatti di Causa

Il caso ha origine dal mancato convalidato di un arresto in flagranza per il reato di evasione (art. 385 c.p.). Un soggetto, sorpreso fuori dalla propria abitazione dove era sottoposto a una misura detentiva, aveva inizialmente tentato di nascondersi e si era rifiutato di fornire le proprie generalità agli agenti. Solo in un secondo momento, l’uomo aveva ammesso di essere evaso.

Il Tribunale di Foggia, chiamato a convalidare l’arresto, lo aveva ritenuto illegittimo. Secondo il giudice, la successiva confessione e l’assenza di precedenti specifici erano sufficienti a qualificare l’arresto come sproporzionato. Il Procuratore della Repubblica, non condividendo questa interpretazione, ha proposto ricorso per cassazione, sostenendo che la valutazione del Tribunale fosse errata e che la confessione tardiva non potesse cancellare la legittimità dell’operato della polizia.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha accolto il ricorso del Procuratore, annullando senza rinvio l’ordinanza del Tribunale e stabilendo che l’arresto era stato eseguito legittimamente. La decisione si fonda su una precisa interpretazione dei presupposti dell’arresto facoltativo.

I presupposti dell’arresto facoltativo e la discrezionalità della Polizia

L’articolo 381 del codice di procedura penale conferisce alla polizia giudiziaria la facoltà, e non l’obbligo, di arrestare chi è colto in flagranza di determinati reati. Questa scelta discrezionale deve basarsi su due parametri alternativi:

1. La gravità del fatto: valutata in base alle circostanze concrete del reato.
2. La pericolosità del soggetto: desunta dalla sua personalità e dai precedenti penali.

La Corte ha ribadito un principio consolidato: per giustificare l’arresto facoltativo, è sufficiente che ricorra anche solo uno di questi due elementi.

Il corretto perimetro del controllo giudiziario

Il compito del giudice che convalida l’arresto non è quello di sostituire la propria valutazione a quella degli agenti, ma di effettuare un “controllo di mera ragionevolezza”. In altre parole, il giudice deve verificare se, sulla base delle informazioni disponibili al momento dell’arresto, la scelta della polizia sia stata ragionevole e contenuta nei limiti della discrezionalità concessa dalla legge.

le motivazioni

Nel caso specifico, la Corte di Cassazione ha ritenuto che il Tribunale avesse commesso un errore di diritto. Il giudice di merito ha attribuito un’importanza decisiva alla confessione successiva dell’indagato, interpretandola come un “segno di resipiscenza” che avrebbe sanato la situazione. Tuttavia, secondo la Suprema Corte, questo elemento è del tutto irrilevante. La valutazione doveva concentrarsi sulla condotta tenuta dall’uomo al momento del controllo: il tentativo di occultarsi e il rifiuto di fornire le generalità, uniti a una “recidiva reiterata infraquiquennale”, erano elementi più che sufficienti a integrare il requisito della pericolosità del soggetto e a giustificare l’esercizio della facoltà di arresto. Il Tribunale ha impropriamente confinato questi elementi a un “mero negativo giudizio morale”, anziché considerarli come circostanze di fatto oggettive e rilevanti.

le conclusioni

La sentenza ribadisce un principio fondamentale: la legittimità di un arresto facoltativo si cristallizza al momento dell’intervento della polizia giudiziaria. I comportamenti successivi del soggetto, come una confessione o un pentimento, non possono avere l’effetto di rendere retroattivamente illegittimo un arresto che, in base agli elementi noti in quel preciso istante, era pienamente giustificato. Questa pronuncia rafforza la discrezionalità della polizia, purché esercitata entro i confini della ragionevolezza e dei parametri normativi, e chiarisce che il controllo del giudice deve essere ancorato ai fatti concreti e non a valutazioni morali o a eventi successivi all’azione.

A quali condizioni è legittimo un arresto facoltativo in flagranza?
L’arresto facoltativo è legittimo se, al momento del fatto, sussiste la gravità del fatto oppure la pericolosità del soggetto, desunta dalla sua personalità o dai precedenti. È sufficiente che ricorra anche solo uno di questi due presupposti.

La confessione successiva all’arresto può renderlo illegittimo?
No. Secondo la sentenza, la confessione o il ravvedimento successivi da parte dell’arrestato sono irrilevanti per valutare la legittimità dell’arresto, la quale deve essere giudicata esclusivamente sulla base degli elementi a disposizione della polizia giudiziaria al momento dell’intervento.

Come deve il giudice valutare la decisione della polizia di procedere con un arresto facoltativo?
Il giudice deve effettuare un controllo di mera ragionevolezza, mettendosi nella stessa situazione degli agenti operanti. Deve verificare se, in base agli elementi conosciuti in quel momento, la scelta di arrestare rientri nei limiti della discrezionalità concessa dalla legge, senza estendere il suo controllo a una piena verifica della responsabilità penale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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