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Arresti domiciliari all’estero: la decisione della Corte

La Cassazione ha confermato gli arresti domiciliari in Italia per un indagato residente in Germania, accusato di traffico internazionale di stupefacenti. La Corte ha ritenuto che la richiesta di scontare gli arresti domiciliari all’estero non fosse compatibile con le esigenze cautelari, data la pericolosità del soggetto e il rischio di fuga o reiterazione del reato.

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Pubblicato il 1 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Arresti domiciliari all’estero: quando le esigenze cautelari prevalgono?

La possibilità di eseguire gli arresti domiciliari all’estero, specialmente all’interno dell’Unione Europea, rappresenta una questione di crescente rilevanza. Una recente sentenza della Corte di Cassazione offre importanti chiarimenti su come i giudici debbano bilanciare questa opzione con le imprescindibili esigenze cautelari. Il caso analizzato riguarda un indagato per traffico internazionale di stupefacenti, residente in Germania, a cui è stata negata la possibilità di scontare la misura nel proprio paese di residenza.

I fatti del caso

Il Tribunale di Reggio Calabria confermava la misura degli arresti domiciliari per un individuo accusato di aver partecipato a un tentativo di importazione di cocaina dall’Ecuador all’Australia. L’indagato, sebbene residente in Germania, avrebbe mantenuto stretti contatti con i coindagati in Italia per organizzare il traffico internazionale. La difesa dell’indagato presentava ricorso in Cassazione, contestando la decisione e chiedendo l’annullamento dell’ordinanza. Le principali argomentazioni si basavano sulla presunta carenza di pericolo di reiterazione del reato e sulla possibilità di scontare gli arresti domiciliari nel paese di residenza, in applicazione della normativa europea.

I motivi del ricorso e l’interpretazione normativa

Il ricorso si articolava su due punti principali:

1. Violazione di legge sulla valutazione del pericolo di reiterazione: La difesa sosteneva che il Tribunale avesse erroneamente ritenuto sussistente un pericolo concreto e attuale di reiterazione del reato, senza considerare adeguatamente l’allontanamento dell’indagato dal territorio italiano e il tempo trascorso dai fatti contestati (risalenti al 2020-2021).
2. Errata interpretazione della normativa europea: Si contestava la mancata applicazione della normativa che consente, in determinate circostanze, l’esecuzione di misure cautelari come la detenzione in un altro Stato membro dell’UE. Secondo la difesa, gli arresti domiciliari avrebbero dovuto rientrare in questa casistica, permettendo all’indagato di scontare la misura in Germania.

Le motivazioni della Corte

La Corte di Cassazione ha rigettato entrambi i motivi di ricorso, fornendo una chiara motivazione per la sua decisione.

Per quanto riguarda il primo motivo, la Corte ha ritenuto che la valutazione del Tribunale sulla pericolosità sociale dell’indagato fosse logica e ben fondata. La personalità dell’indagato è stata definita “allarmante” proprio perché, pur vivendo all’estero, era riuscito a integrarsi pienamente in una rete criminale dedita al traffico internazionale di droga. In questo contesto, né il tempo trascorso né l’incensuratezza sono stati considerati elementi sufficienti a escludere il pericolo di reiterazione del reato. La Corte ha sottolineato che queste circostanze (il novum) erano già state considerate nell’adozione della misura, ma non ne inficiavano la necessità.

Sul secondo e più tecnico motivo, relativo agli arresti domiciliari all’estero, la Cassazione ha chiarito un punto cruciale. La questione non era se, in astratto, gli arresti domiciliari potessero essere eseguiti in un altro Stato UE. Il problema era la compatibilità di tale scelta con le esigenze cautelari del caso specifico. Il Tribunale, secondo la Cassazione, ha correttamente operato una valutazione di fatto, concludendo che permettere all’indagato di rimanere in Germania gli avrebbe fornito mezzi e contatti per sottrarsi alla giustizia italiana o per commettere nuovi reati. Di conseguenza, l’esecuzione della misura in Italia era l’unica opzione adeguata a soddisfare le esigenze cautelari.

Conclusioni

La sentenza ribadisce un principio fondamentale: la possibilità di eseguire una misura cautelare in un altro Stato membro dell’Unione Europea non è un diritto automatico, ma è sempre subordinata a una valutazione discrezionale del giudice. Questa valutazione deve tenere conto delle specifiche esigenze cautelari del caso concreto, come il rischio di fuga e di reiterazione del reato. Anche in presenza di una normativa europea volta a favorire il mutuo riconoscimento delle decisioni giudiziarie, la tutela della sicurezza e l’effettività della giurisdizione nazionale rimangono prioritarie. La decisione dimostra come la pericolosità del soggetto e la natura transnazionale del reato possano giustificare la compressione della libertà personale sul territorio nazionale, anche per chi risiede stabilmente all’estero.

È possibile scontare gli arresti domiciliari in un altro paese dell’Unione Europea?
In linea di principio sì, la normativa europea lo prevede. Tuttavia, la decisione è subordinata a una valutazione del giudice caso per caso, che deve verificare la compatibilità di tale scelta con le esigenze cautelari.

Perché in questo caso la Corte ha negato l’esecuzione degli arresti domiciliari all’estero?
La Corte ha ritenuto che, data la personalità “allarmante” dell’indagato e la sua capacità di gestire traffici illeciti internazionali pur risiedendo in Germania, scontare la misura all’estero non avrebbe garantito il contenimento del rischio di fuga e di reiterazione del reato.

Il tempo trascorso dal reato è un motivo sufficiente per revocare o attenuare una misura cautelare?
Non necessariamente. Come affermato dalla Corte, il tempo trascorso è un elemento che il giudice deve considerare, ma non è di per sé decisivo se persistono altre circostanze, come la gravità dei fatti e la pericolosità sociale dell’indagato, che rendono la misura ancora attuale e necessaria.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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