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Arresti domiciliari all’estero: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un indagato che chiedeva di poter eseguire gli arresti domiciliari all’estero, specificamente in Portogallo. La decisione si fonda sul principio di preclusione processuale, noto come litispendenza, poiché una richiesta simile era già pendente. La Corte ha chiarito che la presentazione di nuovi argomenti, senza elementi di prova realmente nuovi e decisivi, non è sufficiente a superare tale sbarramento.

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Pubblicato il 22 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Arresti domiciliari all’estero: quando una nuova istanza è inammissibile?

La possibilità di eseguire gli arresti domiciliari all’estero è un tema di crescente rilevanza nel contesto della cooperazione giudiziaria europea. Tuttavia, le norme procedurali interne pongono limiti stringenti alla riproposizione di istanze già respinte. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha ribadito la rigidità del principio di preclusione, chiarendo quando una nuova richiesta di sostituzione della misura cautelare debba considerarsi inammissibile, anche se supportata da argomentazioni diverse.

I fatti del caso

Il caso riguarda un soggetto indagato per partecipazione ad un’associazione finalizzata al traffico di stupefacenti e sottoposto alla misura della custodia cautelare in carcere. L’indagato presentava un’istanza per ottenere la sostituzione della misura con gli arresti domiciliari da eseguirsi in Portogallo, presso l’abitazione della madre.

Questa richiesta era stata già avanzata in precedenza e rigettata dal Tribunale del riesame. Avverso tale decisione, l’indagato aveva già proposto ricorso per cassazione. Nonostante la pendenza di questo primo ricorso, veniva presentata una nuova istanza, sulla base della quale il Tribunale competente dichiarava l’inammissibilità dell’appello, ravvisando una situazione di litispendenza che preclude un nuovo esame nel merito.

L’istanza di arresti domiciliari all’estero e i motivi del ricorso

La difesa dell’indagato sosteneva che la preclusione non dovesse operare per due motivi principali:
1. Nuova documentazione: Era stata prodotta documentazione aggiuntiva per comprovare il radicamento del nucleo familiare in Portogallo.
2. Nuove argomentazioni giuridiche: Veniva sollevata per la prima volta la questione della contraddittorietà del sistema, che si affida alla cooperazione investigativa europea per raccogliere prove (nel caso di specie, da Francia, Belgio e Olanda) ma mostra sfiducia nell’eseguire misure cautelari in un altro Stato membro.

Inoltre, il ricorrente insisteva sulla legittimità degli arresti domiciliari all’estero, richiamando la normativa di recepimento della decisione quadro europea sul reciproco riconoscimento delle misure alternative alla detenzione cautelare (d. lgs. n. 36 del 2016).

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha respinto il ricorso, confermando l’inammissibilità dell’istanza per due ragioni fondamentali.

Il principio di preclusione per litispendenza

In primo luogo, la Corte ha affermato la corretta applicazione del principio consolidato secondo cui è inammissibile, in assenza di elementi realmente nuovi, una richiesta di revoca o sostituzione di una misura cautelare già confermata in sede di riesame e la cui impugnazione è ancora pendente. Questa preclusione, derivante dalla litispendenza, opera a prescindere dalla formazione di un vero e proprio ‘giudicato cautelare’.

Secondo la Corte, gli elementi portati dalla difesa non costituivano un vero aliquid novi (qualcosa di nuovo). La circostanza del radicamento in Portogallo non era in discussione e non era stata ritenuta decisiva dal Tribunale del riesame. Inoltre, una semplice ‘ulteriore argomentazione su un tema già proposto’ non è sufficiente a superare lo sbarramento procedurale. Permettere il contrario significherebbe consentire un’agevole elusione delle norme a tutela dell’organicità del sistema.

L’aspecificità del ricorso

In secondo luogo, la Cassazione ha ravvisato un ulteriore profilo di inammissibilità nella cosiddetta ‘aspecificità estrinseca’ del ricorso. L’ordinanza impugnata aveva fatto proprie le motivazioni del Tribunale del riesame, il quale aveva giudicato la custodia domiciliare all’estero inadeguata a causa della concreta possibilità per l’indagato di riallacciare contatti con l’ambiente criminale. Il ricorso non aveva mosso una critica specifica e puntuale contro questa decisiva argomentazione, limitandosi a insistere in via generale sulla legittimità della misura.

Conclusioni

La sentenza ribadisce due principi cardine della procedura penale in materia di misure cautelari. Primo, la preclusione derivante dalla litispendenza è un ostacolo rigido, superabile solo da fatti o prove genuinamente nuovi e decisivi, non da mere rielaborazioni argomentative. Secondo, ogni impugnazione deve essere specifica, confrontandosi punto per punto con le ragioni della decisione che si contesta. La questione della legittimità teorica degli arresti domiciliari all’estero resta quindi subordinata a una valutazione concreta di adeguatezza al caso specifico e al rispetto delle stringenti regole procedurali.

È possibile presentare una nuova richiesta di modifica di una misura cautelare se una precedente è già stata rigettata e l’impugnazione è ancora pendente?
No, non è possibile se non sono presenti elementi di prova o questioni giuridiche realmente nuove e non precedentemente valutate (il cosiddetto ‘aliquid novi’). La pendenza di un’impugnazione sulla stessa richiesta crea una preclusione processuale per litispendenza.

Cosa si intende per ‘nuovi elementi’ in grado di superare la preclusione in materia cautelare?
Per ‘nuovi elementi’ si intende un elemento di prova o una questione precedentemente non devoluta. Non è sufficiente presentare una documentazione che conferma un fatto già noto e non ritenuto decisivo, né proporre una nuova argomentazione giuridica su un tema già trattato.

Perché la Cassazione ha ritenuto inammissibile il ricorso sulla possibilità di eseguire gli arresti domiciliari all’estero?
La Cassazione lo ha ritenuto inammissibile principalmente per due motivi: in primo luogo, per la preclusione processuale dovuta alla pendenza di un altro ricorso sulla stessa questione senza che fossero emersi fatti nuovi; in secondo luogo, per l’aspecificità del ricorso, che non ha contestato in modo puntuale la motivazione del giudice precedente riguardo all’inadeguatezza della misura a prevenire il rischio di contatti con ambienti criminali.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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