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Archiviazione tenuità del fatto: quando è inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un’indagata contro un’ordinanza di archiviazione per tenuità del fatto. L’indagata sosteneva di essere vittima di furto d’identità e chiedeva un proscioglimento pieno per evitare l’iscrizione nel casellario giudiziale. La Corte ha stabilito che la semplice iscrizione non costituisce un pregiudizio concreto sufficiente a giustificare l’impugnazione, soprattutto dopo le recenti riforme che ne limitano la visibilità. Per un ricorso ammissibile, è necessario dimostrare un interesse concreto e attuale alla rimozione del provvedimento.

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Pubblicato il 28 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Archiviazione Tenuità del Fatto: Quando il Ricorso è Inammissibile?

L’istituto dell’archiviazione per tenuità del fatto, previsto dall’art. 131-bis del codice penale, rappresenta uno strumento deflattivo del sistema penale, volto a escludere la punibilità per reati di minima entità. Tuttavia, cosa accade quando l’indagato, pur beneficiando dell’archiviazione, si ritiene completamente estraneo ai fatti e desidera un proscioglimento pieno? Una recente sentenza della Corte di Cassazione chiarisce i limiti dell’impugnazione in questi casi, sottolineando la necessità di un interesse concreto e attuale.

I Fatti di Causa

Il caso esaminato trae origine dalla decisione del Giudice per le indagini preliminari (GIP) del Tribunale di Roma. Il GIP, accogliendo la richiesta del Pubblico Ministero, aveva disposto l’archiviazione di un procedimento per truffa a carico di un’indagata, applicando la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto.

L’indagata, tuttavia, si opponeva a tale decisione. Attraverso il proprio difensore, sosteneva di essere vittima di un furto di identità, come documentato da denunce presentate in precedenza. Il suo interesse non era tanto evitare una condanna, quanto ottenere una pronuncia di archiviazione per totale estraneità ai fatti contestati. La motivazione principale era evitare l’iscrizione del provvedimento nel certificato del casellario giudiziale, che, a suo dire, avrebbe rappresentato un pregiudizio ingiusto.

Il Ricorso e la questione dell’interesse ad agire

Contro l’ordinanza del GIP, la difesa ha proposto ricorso per cassazione, lamentando un vizio di motivazione. L’argomento centrale era che l’archiviazione per tenuità del fatto, pur non essendo una condanna, presuppone un accertamento della sussistenza del fatto-reato e della sua attribuibilità all’indagato. Questo, secondo la ricorrente, costituiva un danno sufficiente a giustificare l’interesse a impugnare per ottenere una formula di proscioglimento più favorevole.

La questione giuridica sottoposta alla Corte era quindi la seguente: la semplice iscrizione nel casellario giudiziale di un’archiviazione ex art. 131-bis c.p. costituisce un pregiudizio tale da fondare l’interesse concreto e attuale a ricorrere per cassazione?

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, fornendo una motivazione articolata e in linea con i più recenti orientamenti giurisprudenziali, incluse le pronunce delle Sezioni Unite.

In primo luogo, i giudici hanno ribadito che, per impugnare un provvedimento, è necessario allegare un interesse concreto ed attuale alla sua rimozione. Nel caso di specie, la difesa non ha dimostrato un pregiudizio specifico derivante dall’ordinanza di archiviazione, limitandosi a menzionare in termini generici e astratti il danno derivante dall’iscrizione nel casellario.

La Corte ha richiamato la fondamentale sentenza delle Sezioni Unite (n. 38954/2019, De Martino), la quale ha stabilito che l’iscrizione di tale provvedimento non può, di per sé, essere considerata un effettivo pregiudizio. I suoi effetti, infatti, sono limitati: rilevano principalmente all’interno del circuito giudiziario per valutare l’abitualità del comportamento in futuri, eventuali procedimenti.

Inoltre, la Corte ha sottolineato come la riforma del casellario giudiziale (D.Lgs. n. 122/2018) abbia ulteriormente ridotto la portata di tale iscrizione. Essa, infatti, non compare più nei certificati richiesti da privati, datori di lavoro o pubbliche amministrazioni. Questo svuota di gran parte del suo contenuto il presunto pregiudizio lamentato dalla ricorrente.

Infine, la Cassazione ha rilevato un ulteriore profilo di inammissibilità: il ricorso era basato su un presunto vizio di motivazione, un motivo che non rientra tra quelli consentiti per impugnare questo tipo di ordinanza, per la quale è ammesso solo il ricorso per violazione di legge.

Conclusioni: Le Implicazioni Pratiche

La sentenza in esame consolida un principio di fondamentale importanza pratica: per contestare un’archiviazione per tenuità del fatto, non è sufficiente lamentare la mera iscrizione del provvedimento nel casellario giudiziale. L’indagato che si ritiene innocente deve dimostrare un pregiudizio specifico, concreto e attuale derivante da quella formula di proscioglimento piuttosto che da un’altra. In assenza di tale prova, il ricorso è destinato a essere dichiarato inammissibile per carenza di interesse. Questa decisione rafforza l’efficienza del sistema giudiziario, evitando impugnazioni basate su pregiudizi astratti o ormai superati dalla normativa vigente.

È possibile fare ricorso contro un’ordinanza di archiviazione per particolare tenuità del fatto?
Sì, è possibile proporre ricorso per cassazione, ma solo per violazione di legge, come previsto dall’art. 111, settimo comma, della Costituzione.

La semplice iscrizione del provvedimento di archiviazione nel casellario giudiziale è un motivo sufficiente per fare ricorso?
No. Secondo la Corte di Cassazione, la sola iscrizione non costituisce un pregiudizio concreto ed attuale tale da giustificare l’interesse a impugnare, poiché i suoi effetti sono limitati e non visibili nei certificati richiesti da terzi.

Quale interesse concreto si deve dimostrare per impugnare l’archiviazione per tenuità del fatto?
L’indagato deve allegare e dimostrare un pregiudizio specifico e non generico che subisce a causa di quella specifica formula di archiviazione. La generica lamentela relativa all’iscrizione nel casellario giudiziale non è considerata sufficiente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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