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Archiviazione per tenuità: quando il ricorso è nullo?

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di una gestrice di un chiosco balneare contro un’ordinanza di archiviazione per tenuità del fatto. Il caso riguardava l’installazione non autorizzata di strutture prefabbricate. La Corte ha stabilito che il ricorso non può basarsi su una rivalutazione dei fatti e che l’iscrizione del provvedimento nel casellario giudiziale è legittima e non pregiudica l’interessato, non essendo menzionata nei certificati a richiesta.

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Pubblicato il 13 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Archiviazione per Tenuità del Fatto: Il Ricorso è Ammissibile?

L’istituto dell’archiviazione per tenuità del fatto, introdotto per deflazionare il carico giudiziario in presenza di reati di minima offensività, rappresenta un epilogo processuale vantaggioso ma che a volte non soddisfa pienamente l’indagato, il quale preferirebbe un’assoluzione completa. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 15122/2024) fa luce sui limiti del diritto di impugnare tale provvedimento, chiarendo quando il ricorso risulta inammissibile.

I Fatti di Causa

Il caso ha origine dall’attività di una gestrice di un chiosco balneare, indagata per il reato di cui all’art. 1161 del codice della navigazione. L’accusa era di aver installato elementi prefabbricati aggiuntivi sull’arenile demaniale, eccedendo quanto autorizzato dal contratto stipulato con il Comune. Nonostante l’opposizione dell’indagata, che chiedeva ulteriori approfondimenti istruttori per dimostrare la sua innocenza, il Giudice per le indagini preliminari (G.i.p.) ha disposto l’archiviazione del procedimento per particolare tenuità del fatto ai sensi dell’art. 131-bis c.p.

L’indagata, non soddisfatta di questa conclusione, ha proposto ricorso in Cassazione, lamentando due violazioni principali.

I Motivi del Ricorso: Perché Opporsi a un’Archiviazione?

I motivi del ricorso si basavano su due pilastri fondamentali:

1. Violazione del diritto di difesa: La ricorrente sosteneva che il G.i.p. avesse respinto ingiustamente la sua richiesta di assumere informazioni da alcuni testimoni (un dirigente comunale e un operaio). Secondo la difesa, queste testimonianze sarebbero state cruciali per dimostrare la sua completa estraneità ai fatti e ottenere così un’assoluzione piena, anziché una semplice archiviazione.
2. Errata iscrizione nel casellario giudiziale: La difesa contestava l’ordine di iscrizione del provvedimento di archiviazione nel casellario giudiziale, sostenendo che il giudice avrebbe dovuto specificare la non menzione nei certificati richiesti dall’interessata.

L’Analisi della Cassazione sull’archiviazione per tenuità

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, respingendo entrambe le doglianze con argomentazioni precise e in linea con i suoi precedenti orientamenti.

Le Motivazioni della Decisione

Sul primo punto, relativo alla violazione del diritto di difesa, la Corte ha chiarito che il ricorso per cassazione non può trasformarsi in un terzo grado di giudizio sul merito dei fatti. Il G.i.p. aveva correttamente motivato la sua decisione, evidenziando una palese contraddizione tra la tesi difensiva e le prove documentali, in particolare una clausola del contratto con il Comune che vietava espressamente l’installazione di qualsiasi elemento prefabbricato. Pertanto, la richiesta di ulteriori indagini è stata ritenuta superflua e non decisiva, e il G.i.p. ha esercitato legittimamente il suo potere di valutazione senza violare alcun diritto.

Sul secondo motivo, concernente il casellario giudiziale, i giudici di legittimità hanno ribadito un principio già sancito dalle Sezioni Unite: il provvedimento di archiviazione per tenuità deve essere iscritto nel casellario. Tuttavia, questa iscrizione ha una funzione specifica e limitata: serve come “memoria” per l’autorità giudiziaria, per evitare che lo stesso soggetto benefici più volte dell’istituto in caso di comportamento abituale. La legge stessa (d.P.R. 313/2002) prevede già che tale iscrizione non compaia nei certificati del casellario richiesti dal privato, dal datore di lavoro o dalla pubblica amministrazione. Di conseguenza, la ricorrente non aveva un interesse concreto e attuale alla rimozione di un provvedimento la cui iscrizione è già “neutralizzata” dalla normativa vigente per gli usi esterni al circuito giudiziario.

Le Conclusioni

La sentenza consolida alcuni principi chiave in materia di archiviazione per tenuità del fatto. In primo luogo, l’indagato può legittimamente impugnare tale provvedimento per ottenere un proscioglimento pieno, ma il ricorso deve fondarsi su vizi di legittimità e non su una mera richiesta di riesame delle prove. In secondo luogo, il giudice non è tenuto a disporre ogni approfondimento investigativo richiesto dalla difesa se lo ritiene irrilevante ai fini della decisione. Infine, l’iscrizione nel casellario è un atto dovuto e non lesivo, poiché i suoi effetti sono confinati all’interno del sistema giudiziario per monitorare l’abitualità del comportamento.

È possibile impugnare un’ordinanza di archiviazione per tenuità del fatto per chiedere un’assoluzione piena?
Sì, l’indagato ha la legittimazione a impugnare l’ordinanza di archiviazione per ottenere un epilogo decisorio pienamente liberatorio. Tuttavia, il ricorso in Cassazione può basarsi solo su motivi di violazione di legge e non su una nuova valutazione dei fatti.

Il giudice è obbligato a svolgere ulteriori indagini richieste dall’indagato prima di disporre l’archiviazione per tenuità del fatto?
No. Il giudice non è obbligato a disporre ulteriori indagini se ritiene che gli elementi già acquisiti siano sufficienti per decidere e che le richieste istruttorie della difesa non sarebbero idonee a portare a un esito diverso e più favorevole. Nel caso di specie, il giudice ha ritenuto inutile l’approfondimento richiesto.

L’archiviazione per tenuità del fatto viene iscritta nel casellario giudiziale e risulta nei certificati richiesti dal cittadino?
Sì, il provvedimento viene iscritto nel casellario giudiziale. Tuttavia, la legge prevede espressamente che questa iscrizione non venga riportata nei certificati del casellario rilasciati su richiesta dell’interessato, del datore di lavoro o della pubblica amministrazione. La sua funzione è principalmente quella di essere a disposizione del giudice per valutare l’abitualità del comportamento in futuri procedimenti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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