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Archiviazione per tenuità del fatto: quando ricorrere

La Corte di Cassazione ha annullato un’ordinanza di archiviazione per tenuità del fatto, accogliendo il ricorso di un indagato. La decisione si fonda sulla dimostrazione di un interesse concreto e attuale a un esito più favorevole, come l’oblazione speciale, che supera il semplice pregiudizio dell’iscrizione nel casellario giudiziale. La sentenza chiarisce i presupposti per impugnare un’archiviazione per tenuità del fatto.

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Pubblicato il 26 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Archiviazione per tenuità del fatto: quando è possibile l’impugnazione?

L’archiviazione per tenuità del fatto, introdotta dall’art. 131-bis del codice penale, rappresenta uno strumento di deflazione processuale per i reati di minima offensività. Tuttavia, questo provvedimento non è sempre l’esito più favorevole per l’indagato, poiché comporta un’iscrizione nel casellario giudiziale. Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 26659/2025, ha chiarito in quali circostanze è possibile impugnare tale ordinanza, sottolineando la necessità di un “interesse concreto e attuale”.

I Fatti del Caso

Nel caso di specie, il Giudice per le Indagini Preliminari (GIP) del Tribunale di Genova aveva disposto l’archiviazione di un procedimento per la particolare tenuità del fatto. L’indagato, tuttavia, si era opposto a questa decisione. La sua strategia non era mirata a negare il fatto, ma a ottenere un esito processuale diverso e più vantaggioso: l’estinzione del reato tramite oblazione speciale. A tal fine, aveva presentato una formale istanza per essere ammesso a tale procedura. Il GIP rigettava l’opposizione, confermando l’archiviazione. Contro questa decisione, l’indagato proponeva ricorso per cassazione.

La Decisione della Corte di Cassazione e l’archiviazione per tenuità del fatto

La Terza Sezione Penale della Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, annullando l’ordinanza del GIP e rinviando gli atti al tribunale di Genova. La Corte ha stabilito che, sebbene l’iscrizione nel casellario giudiziale (peraltro non visibile sui certificati a uso privato o lavorativo dopo la riforma del 2018) non costituisca di per sé un pregiudizio sufficiente a fondare un ricorso, la situazione cambia radicalmente quando l’indagato dimostra un interesse concreto a una soluzione alternativa più favorevole.

Le Motivazioni

La Corte ha articolato il proprio ragionamento su un punto cruciale: la distinzione tra un pregiudizio potenziale e un interesse concreto.

Secondo la giurisprudenza consolidata, inclusa quella delle Sezioni Unite, il solo fatto che l’archiviazione per tenuità del fatto venga iscritta nel casellario a uso interno del sistema giudiziario non è, da solo, un motivo valido per impugnare. Questa iscrizione ha una funzione di “memorizzazione” per futuri procedimenti e, grazie al D.Lgs. 122/2018, non appare più sui certificati richiesti da privati, datori di lavoro o pubbliche amministrazioni, riducendo notevolmente il suo impatto pratico.

Tuttavia, nel caso esaminato, l’indagato non si è limitato a lamentare un danno astratto. Ha compiuto un’azione concreta: ha presentato un’istanza di ammissione all’oblazione speciale. L’oblazione è una procedura che estingue il reato, rappresentando un esito marcatamente più favorevole rispetto all’archiviazione, che accerta comunque la sussistenza del fatto. La presentazione di questa istanza ha trasformato l’interesse dell’indagato da generico e potenziale a concreto e attuale. Dimostrava, infatti, la volontà di percorrere una via processuale alternativa che avrebbe portato a un risultato migliore.

La Cassazione ha quindi affermato che la deduzione di un interesse a concludere una procedura estintiva del reato, come l’oblazione, corredata da idonea documentazione, radica un interesse qualificato che rende ammissibile il ricorso.

Le Conclusioni

La sentenza n. 26659/2025 stabilisce un principio di diritto di notevole importanza pratica: l’impugnazione di un’ordinanza di archiviazione per tenuità del fatto è ammissibile non per il semplice timore delle conseguenze dell’iscrizione nel casellario, ma quando l’indagato dimostra attivamente di perseguire un esito processuale alternativo e più vantaggioso. La presentazione di un’istanza di oblazione, di remissione di querela o per la restituzione di beni confiscati sono esempi di come questo interesse concreto possa essere manifestato. La Corte, pertanto, invita i giudici di merito a non fermarsi alla valutazione sulla tenuità del fatto, ma a considerare anche le alternative procedurali richieste dall’indagato, qualora rappresentino un esito per lui più favorevole.

È sempre possibile fare ricorso contro un’ordinanza di archiviazione per particolare tenuità del fatto?
No, è possibile solo se si dimostra un interesse concreto e attuale alla rimozione del provvedimento, che vada oltre il semplice pregiudizio derivante dall’iscrizione nel casellario giudiziale a uso interno del sistema giudiziario.

L’iscrizione nel casellario di un’archiviazione per tenuità del fatto compare nei certificati richiesti da privati o datori di lavoro?
No, a seguito della riforma introdotta dal d.lgs. 122 del 2018, questa iscrizione non è più menzionata nei certificati richiesti dal privato, dal datore di lavoro o destinati a pubbliche amministrazioni. Resta visibile solo per l’autorità giudiziaria.

Cosa ha reso ammissibile il ricorso in questo caso specifico?
Il ricorso è stato ritenuto ammissibile perché l’indagato non si è limitato a lamentare l’iscrizione nel casellario, ma ha attivamente perseguito un esito processuale più favorevole, presentando formalmente un’istanza di ammissione all’oblazione speciale. Questo ha dimostrato un interesse concreto a estinguere il reato con una procedura diversa e più vantaggiosa.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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