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Appropriazione indebita veicolo: quando scatta il reato

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 9624/2024, ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per appropriazione indebita veicolo. La Corte ha chiarito che il reato non si consuma con il semplice mancato pagamento dei canoni di noleggio, ma con la mancata restituzione del bene a seguito di una formale richiesta da parte del proprietario. Tale momento segna l’inizio del termine per la querela e la prescrizione.

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Pubblicato il 5 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Appropriazione indebita veicolo: quando scatta il reato

Il confine tra un semplice inadempimento contrattuale, come il mancato pagamento dei canoni di noleggio, e un vero e proprio reato penale è spesso sottile. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 9624/2024) fa luce su questo tema, specificando il momento esatto in cui la mancata restituzione di un’auto a noleggio si trasforma in appropriazione indebita veicolo. Questo chiarimento è fondamentale per comprendere le responsabilità legali e i tempi per agire in giudizio.

I Fatti di Causa

Il caso riguarda un soggetto condannato in primo e secondo grado per il reato di appropriazione indebita, previsto dall’art. 646 del codice penale. L’imputato, dopo aver noleggiato un veicolo, aveva smesso di pagare i canoni mensili. La società di noleggio, avvalendosi di una clausola risolutiva espressa, gli aveva inviato una lettera raccomandata, ricevuta il 22 dicembre 2015, con cui gli intimava la restituzione immediata del mezzo. Di fronte al persistente rifiuto, la società aveva sporto querela il 3 febbraio 2016.

I Motivi del Ricorso e l’Appropriazione Indebita Veicolo

L’imputato ha presentato ricorso in Cassazione basandosi su due motivi principali. In primo luogo, ha sostenuto che il reato si fosse consumato già con il primo mancato pagamento del canone (30 aprile 2015). Questa datazione anticipata avrebbe avuto conseguenze dirette sulla prescrizione del reato. In secondo luogo, ha eccepito la tardività della querela, ritenendo che dovesse essere presentata entro tre mesi da quel primo inadempimento.

Il nodo centrale della questione, quindi, era stabilire il dies a quo, ossia il momento esatto in cui si perfeziona il delitto di appropriazione indebita di un veicolo noleggiato.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendo i motivi manifestamente infondati e, peraltro, mai sollevati nel giudizio di appello. I giudici hanno offerto una spiegazione chiara e precisa sulla natura del reato.

La Corte ha stabilito che il semplice inadempimento contrattuale, ovvero l’omesso pagamento delle rate, ha una rilevanza puramente civilistica e non integra, di per sé, il reato di appropriazione indebita. Il delitto si consuma solo nel momento in cui si verifica la cosiddetta “interversione del possesso”. Questo avviene quando il soggetto che detiene il bene (il noleggiatore) compie un atto che manifesta in modo inequivocabile la volontà di trattare il veicolo come se fosse proprio, negando il diritto del legittimo proprietario.

Nel caso specifico, questo momento è stato individuato nella mancata restituzione del veicolo dopo aver ricevuto la formale diffida da parte della società di noleggio il 22 dicembre 2015. È da quella data che il possesso del veicolo è diventato illecito e si è concretizzata la condotta appropriativa. Di conseguenza:

1. Querela Tempestiva: La querela, presentata il 3 febbraio 2016, è risultata ampiamente nei termini di legge (tre mesi dal 22 dicembre 2015).
2. Prescrizione non Maturata: Il calcolo della prescrizione, partendo dalla stessa data, non era ancora compiuto al momento della sentenza d’appello. La Corte ha inoltre ribadito un principio consolidato: se il ricorso per cassazione è inammissibile, non è possibile dichiarare l’estinzione del reato per prescrizione maturata successivamente alla sentenza impugnata.

Le Conclusioni

La sentenza in esame rafforza un principio giuridico cruciale: per configurare l’appropriazione indebita non basta una violazione contrattuale, ma serve un comportamento attivo che dimostri l’intenzione di sottrarre definitivamente il bene al suo proprietario. La comunicazione formale di richiesta di restituzione (come una raccomandata) diventa l’atto spartiacque che trasforma un inadempimento civile in una condotta penalmente rilevante. Questa decisione offre un’importante tutela alle società di noleggio e, allo stesso tempo, definisce con chiarezza per gli utilizzatori il momento esatto in cui il loro comportamento può avere conseguenze penali.

Quando il mancato pagamento del canone di noleggio diventa reato di appropriazione indebita?
Non è il semplice mancato pagamento a costituire reato. Il reato si configura quando, a seguito di una richiesta formale di restituzione da parte del proprietario, il noleggiatore non riconsegna il veicolo, manifestando così la volontà di appropriarsene come se fosse propria.

Da quale momento si calcola il termine per sporgere querela per appropriazione indebita di un veicolo noleggiato?
Il termine (dies a quo) per sporgere querela decorre dal giorno in cui si manifesta la condotta appropriativa, ovvero dalla mancata restituzione del veicolo dopo aver ricevuto la richiesta formale di riconsegna da parte della società di noleggio.

Cosa succede se la prescrizione del reato matura dopo la sentenza d’appello ma prima della decisione della Cassazione?
Se il ricorso per cassazione viene dichiarato inammissibile, la Corte non può rilevare la prescrizione maturata dopo la sentenza impugnata. L’inammissibilità del ricorso, infatti, impedisce la formazione di un valido rapporto processuale e consolida la condanna emessa in appello.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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