Appropriazione Indebita: Quando il Ricorso in Cassazione è Inammissibile
L’appropriazione indebita è un reato che si configura quando un soggetto si impossessa di un bene mobile altrui di cui aveva già la disponibilità. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha chiarito i limiti dell’ammissibilità del ricorso per questo tipo di reato, sottolineando l’importanza della specificità dei motivi e l’impatto dei precedenti penali. Il caso esaminato riguardava la mancata restituzione di un veicolo, una situazione purtroppo comune ma con precise implicazioni legali.
I Fatti del Caso: La Mancata Restituzione del Veicolo
La vicenda giudiziaria ha origine dalla condotta di un individuo che, dopo aver ricevuto in detenzione un veicolo, non ha provveduto al pagamento dei canoni pattuiti. Nonostante le ripetute richieste da parte della società proprietaria, l’uomo non solo ha omesso di saldare il dovuto, ma ha anche mancato di restituire il mezzo. Anzi, ha delegato una terza persona per l’eventuale riconsegna, un comportamento che ha ulteriormente aggravato la sua posizione. A seguito di ciò, è stato condannato in primo e secondo grado per il reato di appropriazione indebita.
I Motivi del Ricorso e l’Appropriazione Indebita
L’imputato ha presentato ricorso in Cassazione basandosi su due principali motivi:
1. Mancanza dell’interversio possessionis: Secondo la difesa, non vi era stata una vera e propria inversione del possesso, ovvero un atto manifesto con cui l’imputato avesse iniziato a comportarsi come proprietario del veicolo. La semplice mancata restituzione, a suo dire, non era sufficiente per integrare il reato.
2. Erronea motivazione sulla particolare tenuità del fatto: La difesa contestava il diniego, da parte della Corte d’Appello, dell’applicazione dell’art. 131-bis del codice penale, che prevede la non punibilità per fatti di particolare tenuità.
La Decisione della Corte di Cassazione
La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso interamente inammissibile. Per quanto riguarda il primo motivo, i giudici hanno rilevato che si trattava di una pedissequa reiterazione delle argomentazioni già presentate e respinte in appello. Un ricorso in Cassazione, per essere ammissibile, deve contenere una critica specifica e argomentata contro la sentenza impugnata, non limitarsi a riproporre le stesse difese. La Corte ha ritenuto che la condotta dell’imputato (mancato pagamento, omessa restituzione nonostante le richieste e delega a terzi) fosse stata correttamente valutata dalla Corte d’Appello come prova dell’appropriazione indebita.
Anche il secondo motivo è stato giudicato manifestamente infondato.
Le Motivazioni della Suprema Corte
Le motivazioni della Corte si sono concentrate su due aspetti fondamentali. In primo luogo, la non specificità del primo motivo di ricorso. La Cassazione non è un terzo grado di giudizio nel merito, ma un giudice di legittimità. Pertanto, i ricorsi che non individuano vizi logici o giuridici precisi nella sentenza impugnata, ma si limitano a riproporre una diversa lettura dei fatti, sono destinati all’inammissibilità.
In secondo luogo, riguardo alla non punibilità per particolare tenuità del fatto, la Corte ha sottolineato come la decisione dei giudici d’appello fosse ineccepibile. L’applicazione dell’art. 131-bis c.p. è esclusa quando il comportamento non è occasionale. Nel caso di specie, dal casellario giudiziario dell’imputato emergevano ben sei condanne per reati della stessa indole. Questa ‘abitualità’ nel commettere illeciti simili è un ostacolo insormontabile al riconoscimento del beneficio, poiché dimostra una tendenza a delinquere che è incompatibile con la ‘particolare tenuità’ richiesta dalla norma.
Conclusioni: Le Implicazioni Pratiche della Pronuncia
Questa ordinanza offre due importanti lezioni pratiche. La prima è che un ricorso in Cassazione deve essere formulato con estrema precisione, evitando la semplice riproposizione di argomenti già vagliati. È necessario attaccare la logica giuridica della sentenza di secondo grado, non i fatti. La seconda è un monito sull’importanza del casellario giudiziario: la presenza di precedenti penali, specialmente se per reati della stessa natura, può precludere l’accesso a benefici di legge come la non punibilità per particolare tenuità del fatto, rendendo la condanna quasi inevitabile.
Quando un ricorso in Cassazione per appropriazione indebita viene considerato generico e quindi inammissibile?
Quando si limita a ripetere le stesse argomentazioni già presentate e respinte nel giudizio d’appello, senza formulare una critica specifica e argomentata contro la motivazione della sentenza impugnata.
La mancata restituzione di un veicolo, unita al mancato pagamento dei canoni, integra il reato di appropriazione indebita?
Sì, secondo la decisione in esame, la condotta di chi ha la detenzione del veicolo, non paga i canoni, ignora le richieste di restituzione e delega un’altra persona per la riconsegna, configura pienamente il reato di appropriazione indebita.
Perché la Corte ha negato l’applicazione della non punibilità per ‘particolare tenuità del fatto’?
La Corte ha negato tale beneficio perché il comportamento dell’imputato non poteva essere considerato ‘non abituale’. Dal suo casellario giudiziario risultavano infatti sei condanne precedenti per reati della stessa indole, una condizione che osta al riconoscimento della causa di non punibilità.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 35280 Anno 2025
Penale Ord. Sez. 7 Num. 35280 Anno 2025
Presidente: COGNOME NOME
Relatore: COGNOME NOME
Data Udienza: 23/09/2025
ORDINANZA
sul ricorso proposto da: COGNOME NOME nato a PESCARA il DATA_NASCITA
avverso la sentenza del 16/12/2024 della CORTE APPELLO di L’AQUILA
dato avviso alle parti;
udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME;
RITENUTO IN FATTO E CONSIDERATO IN DIRITTO
Letto il ricorso presentato nell’interesse di NOME COGNOME;
ritenuto che il primo motivo di ricorso, che contesta la correttezza della motivazione posta a base del giudizio di responsabilità deducendo la mancanza delrinterversio possessionis dell’imputato, necessaria per l’integrazione del reato appropriazione indebita, è indeducibile perché fondato su motivi che si risolvono nella pedissequa reiterazione di quelli già dedotti in appello e puntualment disattesi dalla corte di merito, dovendosi gli stessi considerare non specifici soltanto apparenti, in quanto omettono di assolvere la tipica funzione di una critic argomentata avverso la sentenza oggetto di ricorso;
che il giudice di appello ha correttamente argomentato sul punto, chiarendo alla pagina 4 della sentenza impugnata come l’imputato abbia avuto la detenzione del veicolo, non abbia pagato i canoni nonostante le ripetute richieste della socie locatrice, abbia omesso di riconsegnarlo alla medesima ed abbia infine delegato altra persona alla restituzione;
ritenuto che il secondo motivo di ricorso, che contesta il vizio di motivazione sulla mancata applicazione dell’esclusione della punibilità per particolare tenui del fatto ex art. 131-bis cod. pen., è manifestamente infondato;
che sulla particolare tenuità del fatto il giudice d’appello ha pienament assolto l’onere argomentativo sul punto, avendo, alla pagina 4 della sentenza impugnata, chiarito come osti al riconoscimento della causa di non punibilità la non abitualità del comportamento, atteso che dal casellario giudiziario dell’imputato risultano sei condanne per reati della stessa indole;
rilevato, pertanto, che il ricorso deve essere dichiarato inammissibile, con la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende;
P.Q.M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende. Così deciso, il 23 settembre 2025.