LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Appropriazione indebita: ricorso inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato per appropriazione indebita. Sebbene il reato fosse stato dichiarato estinto per prescrizione in appello, le statuizioni civili erano state confermate. La Suprema Corte ha rigettato il ricorso poiché basato su motivi di merito, volti a una nuova valutazione dei fatti, non consentiti nel giudizio di legittimità. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al risarcimento della parte civile.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 3 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Appropriazione Indebita: Quando il Ricorso in Cassazione è Inammissibile

Una recente sentenza della Corte di Cassazione (Sent. Num. 18849/2025) offre un chiaro esempio dei limiti del giudizio di legittimità, in un caso di appropriazione indebita. La vicenda riguarda la vendita di un motociclo affidato a un intermediario, il quale non ha poi corrisposto il prezzo al legittimo proprietario. Sebbene il reato sia stato dichiarato estinto per prescrizione, la Suprema Corte ha confermato la condanna al risarcimento dei danni civili, dichiarando inammissibile il ricorso dell’imputato perché basato su questioni di fatto.

I Fatti di Causa

Il caso ha origine dalla denuncia del proprietario di un motociclo, il quale aveva affidato il proprio veicolo a un conoscente affinché lo vendesse per suo conto. Successivamente alla vendita, tuttavia, il proprietario non riceveva la somma pattuita. L’intermediario veniva quindi condannato in primo grado per il reato di appropriazione indebita del denaro ricavato.

In secondo grado, la Corte d’Appello di Roma, pur confermando la responsabilità dell’imputato ai fini civili, dichiarava il reato estinto per intervenuta prescrizione. Venivano quindi confermate le statuizioni in favore della parte civile, ovvero la condanna al risarcimento del danno. L’imputato decideva di presentare ricorso per cassazione, contestando la ricostruzione dei fatti e la sua responsabilità.

I Motivi del Ricorso e la tesi sull’appropriazione indebita

Nel suo ricorso, l’imputato ha cercato di smontare l’impianto accusatorio basandosi esclusivamente su elementi di fatto. In particolare, sosteneva di aver agito in buona fede e con leggerezza, limitandosi a consegnare il motociclo a una concessionaria terza per la vendita, senza documentare adeguatamente tale passaggio.

Per avvalorare la sua tesi, il ricorrente ha evidenziato diverse circostanze che, a suo dire, la Corte d’Appello non avrebbe considerato correttamente:

* La sua mancata partecipazione diretta alla vendita finale.
* La necessità di una perizia sulla firma apposta sul contratto di vendita, a suo dire non riconducibile a lui.
* L’incertezza sul mezzo di pagamento utilizzato per la transazione, dato che agli atti figurava un assegno di importo diverso intestato a una terza persona mai sentita nel processo.
* La mancanza di continuità nelle trascrizioni di proprietà del veicolo.

In sostanza, il ricorrente chiedeva alla Corte di Cassazione una nuova e diversa valutazione delle prove e dei fatti, prospettando una versione alternativa della vicenda che lo scagionasse dall’accusa di appropriazione indebita.

Le Motivazioni della Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile perché proposto per motivi non consentiti. I giudici hanno ribadito un principio fondamentale del nostro ordinamento: il ricorso per cassazione non è un terzo grado di giudizio dove si possono riesaminare i fatti. Il suo compito è esclusivamente quello di verificare la corretta applicazione delle norme di diritto e la logicità della motivazione della sentenza impugnata.

Le argomentazioni difensive del ricorrente, come la presunta cessione a terzi, le discrepanze sulla firma e sulle modalità di pagamento, sono state considerate tutte argomentazioni di merito. Esse miravano a ottenere una rivalutazione delle prove e a contestare l’apprezzamento fattuale compiuto dai giudici dei gradi precedenti. Questo tipo di doglianze è precluso in sede di legittimità. La Corte ha sottolineato come il ricorrente non avesse mai negato di aver ricevuto il motociclo per venderlo, ma avesse tentato di introdurre una narrazione alternativa che i giudici di merito avevano già, implicitamente o esplicitamente, ritenuto non credibile. Di conseguenza, le ulteriori argomentazioni difensive sono state ritenute “inevitabilmente relegate, come le altre, al merito del giudizio e, per questo, non proponibili in questa sede”.

Le Conclusioni

La declaratoria di inammissibilità del ricorso ha comportato conseguenze significative per il ricorrente. È stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di euro 3.000 alla Cassa delle Ammende. Inoltre, è stato condannato a rimborsare le spese legali sostenute dalla parte civile nel giudizio di cassazione, liquidate in euro 2.500 oltre accessori.

Questa sentenza riafferma con forza la natura del giudizio di cassazione come controllo di legittimità e non di merito. Chi intende ricorrere alla Suprema Corte deve basare le proprie censure su vizi di legge o vizi logici manifesti nella motivazione, e non su una diversa interpretazione dei fatti di causa, che resta di competenza esclusiva dei giudici di primo e secondo grado.

È possibile contestare la ricostruzione dei fatti in un ricorso per cassazione?
No, la sentenza conferma che il ricorso per cassazione è inammissibile se si basa su motivi che attengono al merito e alla valutazione dei fatti, poiché il giudizio di legittimità è limitato al controllo della corretta applicazione della legge e della logicità della motivazione.

Cosa succede se un reato si estingue per prescrizione ma c’è una parte civile?
Anche se il reato viene dichiarato estinto per prescrizione, le statuizioni civili, come la condanna al risarcimento dei danni in favore della parte civile, possono essere confermate, come avvenuto nel caso di specie in grado di appello.

Quali sono le conseguenze di un ricorso dichiarato inammissibile?
La dichiarazione di inammissibilità comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali, al versamento di una somma alla Cassa delle Ammende e alla rifusione delle spese legali sostenute dalla controparte (in questo caso, la parte civile) nel giudizio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati