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Appropriazione indebita: ricorso inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un avvocato condannato per appropriazione indebita. L’imputato aveva incassato somme destinate a una persona poi deceduta, omettendone la restituzione alla legittima erede. Il ricorso è stato respinto perché si limitava a riproporre le stesse argomentazioni già disattese in appello, senza muovere una critica specifica alla sentenza impugnata, confermando così la sussistenza del reato.

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Pubblicato il 6 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Appropriazione Indebita: Quando il Ricorso in Cassazione è Solo Apparente

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione fornisce importanti chiarimenti sul reato di appropriazione indebita e sui requisiti di ammissibilità del ricorso. Il caso riguarda un professionista che, dopo aver incassato somme per conto di una cliente, non le ha restituite all’erede legittima dopo il decesso della titolare. La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, sottolineando un principio fondamentale: la mera riproposizione dei motivi di appello, senza una critica specifica alla sentenza impugnata, rende l’impugnazione inefficace.

I Fatti del Caso: L’incasso e la Mancata Consegna

La vicenda ha origine quando un avvocato incassa una somma di denaro erogata da un ente pubblico e destinata a una sua assistita. Successivamente, la donna decede. L’erede legittima, venuta a conoscenza dell’incasso, chiede formalmente al professionista la restituzione delle somme di sua spettanza. Di fronte al rifiuto, scatta la denuncia che porta alla condanna dell’avvocato per il reato di appropriazione indebita ai sensi dell’art. 646 del Codice Penale.

Il Ricorso e la Difesa dell’Imputato

L’imputato ha presentato ricorso in Cassazione basandosi su due motivi principali. In primo luogo, contestava la sussistenza stessa del reato, sostenendo la mancanza dell’elemento dell'”altruità” del denaro. In secondo luogo, lamentava un’erronea valutazione delle prove da parte dei giudici di merito. Secondo la sua tesi, l’operato era legittimo e non vi era prova della sua consapevolezza riguardo alla posizione dell’erede.

Le Motivazioni della Cassazione: Inammissibilità per Genericità

La Corte di Cassazione ha rigettato completamente la linea difensiva, dichiarando il ricorso inammissibile. I giudici hanno evidenziato come i motivi presentati non fossero altro che una “pedissequa reiterazione” di quelli già esaminati e respinti dalla Corte d’Appello. Un ricorso, per essere ammissibile, deve contenere una critica argomentata e specifica contro la decisione impugnata, non limitarsi a ripetere le stesse difese.

Il Principio dell’Altruità del Denaro

La Corte ha confermato la corretta valutazione dei giudici di merito sul punto cruciale dell’altruità del denaro. Sebbene l’avvocato avesse riscosso le somme senza una valida procura dall’erede, l’operato era stato successivamente ratificato dalla stessa. Questa ratifica ha reso l’erede l’unica titolare del diritto a ricevere il denaro. Di conseguenza, le somme in possesso dell’avvocato erano a tutti gli effetti “altrui” e andavano consegnate alla parte offesa.

La Consapevolezza e il Dolo dell’Imputato

La Cassazione ha inoltre ribadito la piena consapevolezza dell’imputato. Era stato provato che l’erede aveva formalmente richiesto il pagamento del debito, dimostrando così che l’avvocato era a conoscenza dei suoi diritti. La Corte ha anche menzionato la presenza di condotte fraudolente e dolose, come la predisposizione di documenti falsi, che rafforzavano ulteriormente l’elemento soggettivo del reato.

Le Conclusioni: Quando un Ricorso Diventa “Apparente”?

Questa ordinanza è un monito importante sull’onere di specificità dei ricorsi in Cassazione. Non è sufficiente dissentire dalla decisione precedente; è necessario smontare analiticamente il ragionamento giuridico del giudice d’appello. Quando un ricorso si limita a ripetere argomenti già vagliati, senza confrontarsi con le motivazioni della sentenza che contesta, viene considerato “non specifico ma soltanto apparente”. La conseguenza è la declaratoria di inammissibilità, con condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria. La decisione ribadisce la solidità dei principi che regolano il reato di appropriazione indebita, specialmente in contesti delicati come la gestione di fondi destinati a eredi.

Quando un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile per genericità dei motivi?
Un ricorso viene dichiarato inammissibile quando si limita a ripetere le argomentazioni già presentate e respinte nei precedenti gradi di giudizio, senza formulare una critica specifica e argomentata contro la motivazione della sentenza che si sta impugnando.

Commette appropriazione indebita l’avvocato che incassa somme per un cliente defunto e non le consegna all’erede?
Sì. Secondo la Corte, il denaro incassato appartiene legalmente all’erede. Anche se l’incasso è avvenuto senza una procura formale, la successiva richiesta di pagamento da parte dell’erede (ratifica) conferma che le somme sono “altrui”. Trattenerle integra il reato di appropriazione indebita.

Cosa significa il requisito dell'”altruità” nel reato di appropriazione indebita?
Significa che il denaro o il bene mobile di cui ci si impossessa deve appartenere legalmente a un’altra persona. Nel caso specifico, le somme erogate dal Ministero, una volta incassate dal professionista, erano di proprietà dell’erede della defunta e non dell’avvocato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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