LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Appropriazione indebita querela: chi è la vittima?

Un sub-agente assicurativo viene condannato per appropriazione indebita per non aver versato i premi incassati. Nel ricorso, contesta il diritto di querela dell’agenzia, sostenendo che solo la compagnia assicurativa fosse la vittima. La Cassazione dichiara il ricorso inammissibile, chiarendo che in caso di appropriazione indebita querela, anche chi è tenuto a risarcire il proprietario, come l’agenzia, è considerato persona offesa e può sporgere denuncia.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 3 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Appropriazione indebita: chi può sporgere querela? Il caso del sub-agente assicurativo

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha offerto importanti chiarimenti su un tema cruciale del diritto penale: l’individuazione della persona legittimata a sporgere denuncia. In particolare, il caso esaminato riguarda il reato di appropriazione indebita e il diritto di querela, dimostrando come la nozione di ‘vittima’ possa essere più ampia di quanto si pensi comunemente. L’analisi della Corte sulla appropriazione indebita querela conferma un principio fondamentale: non solo il proprietario del bene, ma anche chi subisce un danno patrimoniale diretto a causa del reato è legittimato ad agire.

Il Fatto: I Premi Assicurativi Mai Versati

Il caso nasce dalla condotta di un sub-agente assicurativo. Quest’ultimo, dopo aver incassato dai clienti i premi relativi alle polizze, ometteva di versarli nei conti correnti dedicati dell’agenzia per cui lavorava. L’agenzia, a sua volta, era legata da un mandato con una grande compagnia assicurativa nazionale.

A seguito di questa condotta, l’agenzia si è trovata a dover rifondere di tasca propria alla compagnia mandante le somme che il sub-agente aveva illecitamente trattenuto. Di conseguenza, l’agenzia ha sporto querela e il sub-agente è stato condannato in primo e secondo grado per il reato di appropriazione indebita.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

L’imputato, tramite il suo difensore, ha presentato ricorso in Cassazione basandosi su due motivi principali:

1. Errata individuazione della persona offesa: Secondo la difesa, l’agenzia non era la vera vittima del reato. Le somme appartenevano alla compagnia assicurativa nazionale, unica titolare del patrimonio leso. Pertanto, l’agenzia sarebbe stata un semplice soggetto ‘danneggiato civilmente’ e non la ‘persona offesa’ legittimata a sporgere querela.
2. Mancato riconoscimento delle attenuanti generiche: Il ricorrente lamentava che i giudici di merito non avessero concesso le attenuanti generiche, motivando il diniego in modo apparente e slegato dai fatti, senza considerare elementi come l’età avanzata e l’assenza di precedenti penali.

Appropriazione indebita e querela: La Decisione della Corte

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, respingendo entrambe le argomentazioni della difesa. La decisione si basa su principi giuridici consolidati e offre una lettura chiara dei diritti delle parti coinvolte.

La Legittimità della Querela dell’Agenzia

Il punto centrale della sentenza riguarda la legittimazione a sporgere querela. I giudici hanno stabilito che l’argomento della difesa era manifestamente infondato. La Corte territoriale aveva correttamente identificato l’agenzia come persona offesa dal reato, pienamente legittimata ad esercitare il diritto di querela.

Il Diniego delle Attenuanti Generiche

Anche il secondo motivo di ricorso è stato ritenuto infondato e aspecifico. La Cassazione ha ritenuto che la Corte d’Appello avesse motivato in modo adeguato il diniego delle attenuanti. I giudici di merito avevano infatti valorizzato la gravità dei fatti, desumibile dalla durata della condotta illecita e dal consistente profitto ottenuto dall’imputato, unita all’assenza di elementi positivi che potessero giustificare una mitigazione della pena.

Le Motivazioni

La motivazione della Corte si fonda su un consolidato orientamento giurisprudenziale. Il soggetto che subisce la lesione dell’interesse penalmente protetto è titolare del diritto di proporre querela. Nel reato di appropriazione indebita (art. 646 cod. pen.), possono coesistere più soggetti passivi.

Nello specifico, quando il possessore o il detentore di un bene (in questo caso, l’agenzia) è legalmente tenuto a risarcire il proprietario (la compagnia assicurativa) per l’indebita appropriazione commessa da un terzo (il sub-agente), anch’esso subisce un danno patrimoniale diretto e acquisisce la qualità di persona offesa. L’agenzia, dovendo rifondere le somme alla compagnia, ha subito una lesione diretta del proprio patrimonio, che la legge tutela.

Per quanto riguarda le attenuanti generiche, la Corte ha ribadito che il giudice non è tenuto a esaminare analiticamente tutti gli elementi favorevoli o sfavorevoli. È sufficiente che la motivazione si concentri sugli aspetti ritenuti decisivi. In questo caso, la gravità della condotta e l’assenza di elementi positivi sono stati considerati sufficienti a giustificare il diniego, superando di fatto le argomentazioni difensive sull’età e l’incensuratezza.

Le Conclusioni

La sentenza consolida un principio di notevole importanza pratica: la tutela penale in caso di appropriazione indebita si estende oltre il semplice proprietario del bene. Anche gli intermediari, gli agenti o chiunque si trovi in una posizione di responsabilità e sia costretto a coprire le perdite causate dall’illecito di un terzo, è considerato vittima del reato e può attivarsi per la punizione del colpevole. Questa interpretazione garantisce una protezione più ampia e concreta a tutti i soggetti che, nella catena di rapporti commerciali e fiduciari, subiscono un danno diretto a causa di condotte illecite.

Chi può sporgere querela per il reato di appropriazione indebita?
Può sporgere querela il soggetto titolare dell’interesse penalmente protetto. La sentenza chiarisce che questo non è solo il proprietario del bene, ma anche chi, pur essendo solo un possessore o detentore, è tenuto per legge a risarcire il proprietario in caso di perdita del bene e subisce quindi un danno patrimoniale diretto.

In un caso di appropriazione indebita, possono esistere più vittime del reato?
Sì. La giurisprudenza, confermata da questa sentenza, ammette che possano coesistere più soggetti passivi. Nel caso di specie, sono persone offese sia la compagnia assicurativa (proprietaria delle somme) sia l’agenzia (che ha dovuto risarcire la compagnia).

Perché il giudice può negare le attenuanti generiche anche a un imputato incensurato?
Il giudice può negare le attenuanti generiche se ritiene che gli elementi sfavorevoli, come la particolare gravità del fatto (ad esempio, la durata della condotta e l’entità del profitto), prevalgano su quelli favorevoli (come l’incensuratezza o l’età). È sufficiente che la motivazione si basi su elementi ritenuti decisivi, come l’assenza di elementi di segno positivo che giustifichino una riduzione della pena.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati