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Appropriazione indebita: quando il ricorso è inammissibile

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso per appropriazione indebita. La decisione sottolinea che non è possibile chiedere un riesame delle prove in sede di legittimità e che la causa di non punibilità per tenuità del fatto è esclusa in caso di danno economico significativo, qui quantificato in almeno 5.000 euro.

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Pubblicato il 13 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Appropriazione Indebita: Limiti del Ricorso e Tenuità del Fatto

L’ordinanza n. 7886/2025 della Corte di Cassazione offre importanti chiarimenti sul reato di appropriazione indebita e sui limiti del giudizio di legittimità. La Suprema Corte ha dichiarato inammissibile un ricorso, ribadendo principi consolidati sia in materia processuale che sostanziale, in particolare riguardo all’impossibilità di rivalutare i fatti in Cassazione e all’inapplicabilità della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto a fronte di un danno economico rilevante.

I Fatti alla Base della Controversia

La vicenda processuale ha origine da una condanna per il reato di appropriazione indebita confermata dalla Corte d’Appello di Bari. L’imputato, ritenuto responsabile di essersi illecitamente appropriato di beni o denaro altrui, ha deciso di impugnare la sentenza di secondo grado presentando ricorso per Cassazione. La difesa ha articolato il ricorso su due motivi principali, contestando sia la valutazione delle prove che il mancato riconoscimento di una specifica causa di non punibilità.

Analisi dei Motivi del Ricorso per Appropriazione Indebita

Il ricorrente ha basato la sua impugnazione su due distinti argomenti:

1. Primo Motivo: Violazione delle norme sulla valutazione della prova (art. 192 c.p.p.) e vizio di motivazione. La difesa ha sostenuto che la condanna fosse basata su una errata interpretazione delle prove e su una valutazione inattendibile delle dichiarazioni della persona offesa. In sostanza, si chiedeva alla Cassazione una rilettura del materiale probatorio.
2. Secondo Motivo: Violazione dell’art. 131-bis c.p. e vizio di motivazione riguardo al mancato riconoscimento della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto. Secondo il ricorrente, la condotta, anche se ritenuta illecita, era talmente lieve da non meritare una sanzione penale.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha rigettato integralmente il ricorso, dichiarandolo inammissibile. La decisione si fonda su argomentazioni nette e in linea con l’orientamento consolidato della giurisprudenza di legittimità.

Le Motivazioni

La Corte ha ritenuto il primo motivo di ricorso aspecifico e reiterativo. I giudici hanno chiarito che il ricorso in Cassazione non può trasformarsi in un terzo grado di giudizio sul merito della vicenda. La Suprema Corte non ha il potere di riesaminare i fatti o di sostituire la propria valutazione delle prove a quella, logica e congrua, espressa dai giudici di primo e secondo grado. Poiché la Corte d’Appello aveva fornito una motivazione esaustiva e coerente, basata su una pluralità di elementi (confermando la cosiddetta “doppia conforme”), ogni ulteriore doglianza sui fatti era preclusa.

Per quanto riguarda il secondo motivo, la Corte ha confermato la correttezza della decisione della Corte d’Appello di escludere l’applicabilità dell’art. 131-bis c.p. La motivazione è chiara: la particolare tenuità del fatto non può essere riconosciuta quando il danno patrimoniale subito dalla persona offesa è significativo. Nel caso di specie, il valore del danno, ammesso dallo stesso ricorrente come “non inferiore ai 5.000,00 euro”, è stato considerato un ostacolo insuperabile all’applicazione di tale istituto. La significatività del danno esclude a priori la tenuità dell’offesa.

Le Conclusioni

L’ordinanza ribadisce due principi fondamentali. Primo, il giudizio di Cassazione è un giudizio di legittimità, non di fatto: non si possono contestare le ricostruzioni fattuali e probatorie se la motivazione dei giudici di merito è immune da vizi logici o giuridici. Secondo, l’istituto della particolare tenuità del fatto, pur essendo uno strumento importante per la deflazione del sistema penale, non può trovare applicazione in casi di appropriazione indebita o altri reati patrimoniali che cagionano un danno economico di rilievo. La decisione, pertanto, condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria, confermando in via definitiva la sua responsabilità penale.

È possibile chiedere alla Corte di Cassazione di riesaminare le prove e la credibilità di un testimone?
No, la Corte di Cassazione non può riesaminare i fatti o rivalutare le prove. Il suo compito è verificare la corretta applicazione della legge e la logicità della motivazione della sentenza precedente. Un ricorso che si limita a riproporre le stesse questioni di fatto già decise in appello è considerato inammissibile.

Quando si può applicare la causa di non punibilità per ‘particolare tenuità del fatto’ nel reato di appropriazione indebita?
Secondo la decisione, la ‘particolare tenuità del fatto’ non può essere applicata se il danno economico causato alla vittima è significativo. Nel caso specifico, un danno ‘sicuramente non inferiore ai 5.000,00 euro’ è stato ritenuto sufficiente per escludere questa causa di non punibilità.

Cosa succede se un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
Se il ricorso è dichiarato inammissibile, la condanna diventa definitiva. Inoltre, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende, che in questo caso è stata fissata in 3.000 euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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