Appropriazione Indebita: Anche uno Smartphone può Costare una Condanna
Il reato di appropriazione indebita si configura quando una persona si impossessa di un bene mobile altrui di cui ha già il possesso, con lo scopo di trarne un profitto ingiusto. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ci offre uno spunto interessante per capire quando questo reato non può essere considerato di lieve entità, anche se riguarda oggetti di uso comune come un cellulare. Analizziamo insieme la decisione per comprenderne i principi e le implicazioni pratiche.
I Fatti del Caso: La Mancata Restituzione di Smartphone e Carta Prepagata
Il caso riguarda un individuo condannato per essersi appropriato indebitamente di un telefono cellulare e di una carta prepagata appartenenti a un’altra persona. Nonostante le ripetute richieste di restituzione da parte del legittimo proprietario, l’imputato non solo non ha mai provveduto a riconsegnare i beni, ma si è reso irreperibile, eludendo ogni tentativo di contatto. Questo comportamento è stato interpretato dai giudici come un chiaro indice della sua volontà di appropriarsi definitivamente degli oggetti per un proprio tornaconto.
Il Percorso Giudiziario e le Censure dell’Imputato
La vicenda giudiziaria ha visto una prima condanna da parte del Tribunale, parzialmente modificata in Appello. La Corte d’Appello, pur escludendo l’aggravante della recidiva, aveva confermato la responsabilità penale per il delitto di appropriazione indebita, comminando una pena di quattro mesi di reclusione e 200 euro di multa.
L’imputato ha quindi proposto ricorso in Cassazione, basandolo su due motivi principali:
1. La contestazione della sussistenza stessa della condotta appropriativa.
2. La richiesta di applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, prevista dall’art. 131-bis del codice penale.
L’Analisi della Cassazione sull’Appropriazione Indebita
La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, respingendo entrambe le censure difensive con argomentazioni nette.
La Sussistenza della Condotta
Sul primo punto, i giudici hanno ritenuto la censura manifestamente infondata. La Corte territoriale aveva già ampiamente dimostrato come il comportamento dell’imputato – la mancata restituzione e il rendersi irreperibile – palesasse in modo inequivocabile la finalità di profitto perseguita, elemento costitutivo del reato di appropriazione indebita.
L’Esclusione della Particolare Tenuità del Fatto
Ancora più rilevante è la decisione sul secondo motivo. La Cassazione ha confermato la valutazione della Corte d’Appello, che aveva negato l’applicazione dell’art. 131-bis c.p. La ragione è puramente economica: il danno cagionato alla vittima non era affatto ‘tenue’. Il telefono cellulare aveva un valore di oltre mille euro e la carta prepagata una disponibilità di 995 euro. Un danno complessivo di circa duemila euro è stato giudicato di entità tale da non poter essere qualificato come particolarmente esiguo, impedendo così il riconoscimento della causa di non punibilità.
Le Motivazioni della Decisione
La motivazione della Corte di Cassazione si fonda su due pilastri. In primo luogo, la condotta dell’imputato è stata valutata come chiaramente finalizzata all’appropriazione definitiva dei beni. Il suo rendersi irreperibile è stato un elemento fattuale decisivo per dimostrare l’intento doloso di trarre profitto. In secondo luogo, e questo è il punto centrale, il criterio per valutare la ‘particolare tenuità del fatto’ non può prescindere da una valutazione oggettiva del danno economico. La Corte ha stabilito che un valore complessivo di quasi duemila euro non rientra nella nozione di ‘danno esiguo’ richiesta dalla norma. Pertanto, il ricorso è stato giudicato inammissibile perché le argomentazioni erano o palesemente infondate o semplici ripetizioni di tesi già respinte nel grado precedente.
Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche
Questa ordinanza ribadisce un principio fondamentale: il reato di appropriazione indebita viene valutato anche in base al valore concreto dei beni. La soglia per l’applicazione della non punibilità per tenuità del fatto è bassa, e la sottrazione di beni di valore significativo, come uno smartphone di fascia alta, esclude quasi automaticamente questo beneficio. La decisione insegna che la condotta successiva al mancato adempimento dell’obbligo di restituzione, come la fuga o l’irreperibilità, assume un peso determinante nella prova dell’intento criminale. Per i cittadini, ciò significa che trattenere un bene altrui di valore non è una leggerezza, ma un reato con conseguenze penali concrete, non mitigabili se il danno economico è rilevante.
Perché la mancata restituzione di un cellulare è stata considerata appropriazione indebita?
Perché l’imputato, nonostante le ripetute richieste della persona offesa, non ha mai provveduto a restituire il telefono e la carta prepagata, rendendosi persino irreperibile. Questo comportamento ha dimostrato la chiara volontà di trarre un profitto illecito dai beni.
Perché non è stata applicata la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131 bis c.p.)?
La Corte ha escluso l’applicazione di tale norma perché il danno economico non era ‘particolarmente tenue’. Il valore del telefono cellulare superava i mille euro e la carta prepagata aveva una disponibilità di 995 euro, importi considerati troppo significativi.
Cosa ha deciso la Corte di Cassazione riguardo al ricorso?
La Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile. Ha ritenuto le censure manifestamente infondate e una mera ripetizione di quanto già discusso, confermando la condanna decisa dalla Corte d’Appello e condannando il ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria di tremila euro.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 2378 Anno 2024
Penale Ord. Sez. 7 Num. 2378 Anno 2024
Presidente: COGNOME COGNOME NOME
Relatore: COGNOME NOME
Data Udienza: 07/11/2023
ORDINANZA
sul ricorso proposto da COGNOME NOME n. a Novara il 30DATA_NASCITA/DATA_NASCITA -dato atto del regolare avviso alle parti; -sentita la relazione della Consigliera NOME COGNOME
avverso la sentenza resa dalla Corte di Appello di Torino in data 12/12/2022
FATTO E DIRITTO
1.Con l’impugnata sentenza la Corte di Appello di Torino riformava parzialmente la decisione del Tribunale di Novara in data 14/12/2021 e, previa esclusione della contesta recidiva, determinava in mesi quattro di reclusione ed euro 200,00 di multa la pena inf all’imputato per il delitto di appropriazione indebita ascrittogli.
Le censure di cui al primo motivo di ricorso sono manifestamente infondate. La Cort territoriale (pag. 4) ha compiutamente scrutinato le doglianze difensive in punt sussistenza della condotta appropriativa e ha evidenziato che, nonostante le ripetute richie di restituzione della carta prepagata e del telefono cellulare avanzate dalla p.o., l’im non vi ha mai provveduto, rendendosi finanche irreperibile per sfuggire alle sollecitazioni Pastore, comportamento che palesa la finalità di profitto perseguita
2.1 Il secondo motivo che lamenta il mancato riconoscimento della causa di non punibilit ex art. 131 bis cod.pen. ha carattere reiterativo, avendo la sentenza impugnata (pag. disatteso la richiesta difensiva sottolineando l’impossibilità di qualificare come particola
tenue il danno conseguente all’appropriazione di un telefono cellulare del valore di oltre euro e di una carta prepagata con una disponibilità di euro 995mila.
Alla stregua RAGIONE_SOCIALE considerazioni che precedono I ricorso deve essere dichiara inammissibile con condanna del ricorrente al pagamento RAGIONE_SOCIALE spese processuali e della sanzione pecuniaria precisata in dispositivo, non ravvisandosi ragioni d’esonero.
P.Q.M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento RAGIONE_SOCIALE spese processua e della somma di euro tremila in favore della RAGIONE_SOCIALE Ammende.
Così deciso in Roma, 7 Novembre 2023
La Consigliera estensore
Il Presidente