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Appropriazione indebita mediatore: chi è la vittima?

La Corte di Cassazione chiarisce che in caso di appropriazione indebita del mediatore immobiliare sulla cauzione versata dagli inquilini, la persona offesa è il proprietario dell’immobile, non i conduttori. La sentenza sottolinea che il proprietario è legittimato a sporgere querela anche in assenza di un mandato scritto, poiché il denaro era a lui destinato e l’agente aveva l’obbligo di consegnarglielo.

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Pubblicato il 25 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Appropriazione indebita mediatore: chi è la vittima quando la cauzione sparisce?

Il rapporto tra proprietario di un immobile, inquilino e mediatore immobiliare si basa sulla fiducia. Ma cosa succede quando questa fiducia viene tradita? Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 33683/2025) affronta un caso emblematico di appropriazione indebita del mediatore, chiarendo in modo definitivo chi sia la vera vittima del reato e chi abbia il diritto di sporgere querela.

I Fatti di Causa

Un mediatore immobiliare riceve dai futuri inquilini la somma di 1.000 euro a titolo di deposito cauzionale per un immobile di proprietà di una signora. Anziché consegnare la somma alla legittima destinataria, il mediatore la trattiene per sé. Di fronte a questa situazione, la proprietaria dell’immobile sporge querela per appropriazione indebita.

In primo grado, il Tribunale emette una sentenza di non doversi procedere. La motivazione è sorprendente: secondo il giudice, la querela è stata presentata da un soggetto non legittimato. Il Tribunale ritiene che, in assenza di un mandato scritto che autorizzasse il mediatore a incassare la somma, le uniche persone offese dal reato fossero i conduttori, ovvero coloro che avevano materialmente versato il denaro. La proprietaria, secondo questa visione, sarebbe stata solo una “danneggiata” dal reato, ma non la vittima diretta.

La Decisione del Tribunale e il Ricorso in Cassazione

Il Procuratore generale presso la Corte d’appello, non condividendo la conclusione del Tribunale, propone ricorso in Cassazione per violazione di legge. Il punto centrale del ricorso è che il Tribunale ha errato nel qualificare la posizione della proprietaria. La somma, infatti, era sin dall’origine destinata a lei, e l’abuso del ruolo di mediatore da parte dell’imputato ha causato un’appropriazione di denaro che apparteneva, di diritto, alla sfera giuridica della proprietaria.

Le Motivazioni della Cassazione sull’Appropriazione Indebita Mediatore

La Corte di Cassazione accoglie pienamente il ricorso, annullando la sentenza e rinviando il caso a un nuovo giudizio. Le motivazioni della Corte sono fondamentali per comprendere la dinamica del reato di appropriazione indebita del mediatore.

Il Ruolo del Mandato Senza Rappresentanza

Il primo errore del Tribunale è stato quello di dare un peso eccessivo all’assenza di un contratto di mandato scritto. La Cassazione ricorda un principio consolidato: il mandato senza rappresentanza non richiede la forma scritta per essere valido, neppure quando riguarda beni immobili, poiché è un atto con efficacia puramente obbligatoria. Nel caso di specie, era evidente che l’imputato avesse ricevuto dalla proprietaria un incarico (mandato) per la locazione dell’immobile. L’attività di mediazione svolta e la stipula del contratto di locazione ne erano la prova.

Identificazione della Persona Offesa

La Corte chiarisce che, nel momento in cui il mediatore si fa consegnare il deposito cauzionale, abusa del suo ruolo e si appropria di una somma che è ab origine destinata alla proprietaria. Sebbene i conduttori possano essere liberati dal loro obbligo avendo pagato al “creditore apparente” (il mediatore), quest’ultimo ha il preciso dovere di restituire quanto ricevuto al vero creditore (la proprietaria).

Di conseguenza, la proprietaria dell’immobile non è una semplice danneggiata, ma è la persona offesa dal reato, ovvero la titolare del bene giuridico protetto dalla norma (il patrimonio). È lei che subisce la lesione diretta derivante dalla mancata ricezione della somma che le spettava. Per questo, era pienamente legittimata a sporgere querela.

Le Conclusioni della Corte

La Corte di Cassazione stabilisce un principio chiaro e di grande importanza pratica: commette il delitto di appropriazione indebita il mandatario (anche senza rappresentanza, come un mediatore immobiliare) che si appropria di somme ricevute durante l’esecuzione del suo incarico. Ai fini penali, è irrilevante che il mandato sia con o senza rappresentanza, poiché in entrambi i casi il denaro ricevuto appartiene alla sfera giuridica del mandante (il proprietario) e deve essergli restituito. Questa sentenza rafforza la tutela dei proprietari di immobili, confermando il loro diritto di agire penalmente contro mediatori disonesti che trattengono somme a loro destinate.

Se un mediatore immobiliare incassa il deposito cauzionale e lo trattiene, chi è la vittima del reato?
Secondo la Corte di Cassazione, la persona offesa dal reato di appropriazione indebita è il proprietario dell’immobile, in quanto titolare del diritto a ricevere quella somma. Non sono i conduttori che hanno materialmente versato il denaro.

È necessario un contratto scritto perché esista un mandato tra proprietario e mediatore ai fini del reato?
No. La sentenza chiarisce che il mandato, anche senza rappresentanza, non necessita della forma scritta per essere valido. La sua esistenza può essere provata dai fatti, come l’attività di mediazione effettivamente svolta per la locazione.

Il proprietario dell’immobile può sporgere querela per appropriazione indebita contro il mediatore che ha trattenuto la caparra?
Sì. Essendo la persona offesa dal reato, il proprietario dell’immobile è pienamente legittimato a presentare la querela per avviare il procedimento penale contro il mediatore.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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