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Appropriazione indebita: legittimazione alla querela

La Cassazione dichiara inammissibile un ricorso per appropriazione indebita. L’imputato sosteneva la prescrizione del reato e la mancanza di legittimazione alla querela del denunciante. La Corte chiarisce che il diritto di querela spetta non solo al proprietario, ma anche a chi deteneva il bene e lo ha consegnato all’autore del reato, in quanto la norma protegge anche il possesso.

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Pubblicato il 26 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Appropriazione Indebita: La Cassazione Chiarisce la Legittimazione alla Querela

Il reato di appropriazione indebita, previsto dall’art. 646 del Codice Penale, punisce chi si appropria di un bene mobile altrui di cui ha già il possesso. Ma chi è la vera vittima del reato? Solo il proprietario formale del bene? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione fa luce su un aspetto cruciale: la legittimazione alla querela, stabilendo principi importanti per la tutela di chi, pur non essendo proprietario, detiene legittimamente un bene.

I Fatti del Caso: Un Bene in Comodato e la Contestata Querela

La vicenda giudiziaria ha origine dalla condanna di un individuo per il reato di appropriazione indebita, confermata sia in primo grado che in appello. L’imputato aveva ricevuto un bene in comodato (un prestito per l’uso) e, invece di restituirlo, lo aveva ceduto a terzi, appropriandosene di fatto. Contro la sentenza di condanna, l’imputato ha proposto ricorso in Cassazione, basando la sua difesa su due argomenti principali.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

L’imputato ha presentato due motivi di ricorso:

1. Eccezione di Prescrizione: Sosteneva che il reato si fosse estinto per prescrizione, affermando che la cessione del bene fosse avvenuta in una data anteriore a quella contestata. Tuttavia, questa obiezione è stata sollevata per la prima volta in sede di Cassazione, senza fornire prove inconfutabili a supporto.
2. Difetto di Legittimazione alla Querela: L’argomento centrale del ricorso era che la persona che aveva sporto querela non ne avesse il diritto. Secondo la difesa, solo il proprietario del bene poteva essere considerato persona offesa e, di conseguenza, l’unico legittimato a presentare la denuncia.

La Decisione della Corte: La Tutela Estesa della Legittimazione alla Querela

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, rigettando entrambi i motivi. La decisione offre importanti chiarimenti sia sul piano procedurale che su quello sostanziale del diritto penale.

L’Eccezione di Prescrizione: Un Onere Probatorio Non Assolto

Sul primo punto, la Corte ha ribadito un principio consolidato: chi invoca la prescrizione per la prima volta in Cassazione, asserendo una data di consumazione del reato diversa da quella accertata nei gradi di merito, ha l’onere di fornire elementi di prova “incontrovertibili”. Questi elementi devono essere tali da confermare la sua versione dei fatti senza necessità di ulteriori indagini di merito, precluse in sede di legittimità. Nel caso di specie, l’imputato non ha fornito tali prove, rendendo la sua eccezione generica e, quindi, inammissibile.

La Legittimazione del Possessore: Una Tutela Giuridica Ampliata

Il cuore della pronuncia risiede nella confutazione del secondo motivo. La Cassazione ha chiarito che la legittimazione alla querela per il reato di appropriazione indebita non è un’esclusiva del proprietario del bene. La giurisprudenza ha da tempo stabilito che tale diritto spetta anche a chi, diverso dal proprietario, deteneva legittimamente e autonomamente la cosa e l’ha poi consegnata a colui che se n’è appropriato.

Le Motivazioni della Sentenza

La motivazione della Corte si fonda su un’interpretazione precisa della norma incriminatrice. L’articolo 646 del Codice Penale non tutela unicamente il diritto di proprietà o altri diritti reali, ma anche il possesso, inteso come relazione di fatto con il bene. Questo rapporto fattuale è giuridicamente rilevante anche quando non si basa su un titolo di proprietà, e persino se costituito in modo clandestino o illecito (come nel caso del furto).

Di conseguenza, chiunque sia titolare di questa posizione di fatto sul bene acquisisce la qualifica di “persona offesa” dal reato. Se un soggetto consegna un bene che detiene legittimamente (ad esempio, in comodato o in locazione) a un’altra persona e quest’ultima se ne appropria, il primo detentore subisce una lesione diretta del suo diritto ed è, pertanto, pienamente legittimato a proporre querela.

Le Conclusioni

L’ordinanza della Cassazione rafforza un principio di tutela fondamentale: il diritto penale non protegge solo le titolarità formali, ma anche le situazioni di fatto meritevoli di protezione. La decisione ha importanti implicazioni pratiche:

* Estende la protezione: Chiunque abbia la disponibilità autonoma di un bene (un inquilino, un comodatario, un depositario) può agire penalmente se la persona a cui lo affida se ne appropria indebitamente.
* Semplifica l’azione legale: La persona che ha subito direttamente la perdita del controllo sul bene non deve necessariamente attendere l’iniziativa del proprietario formale, ma può attivarsi in prima persona per la tutela dei propri diritti.
* Conferma oneri processuali: Ribadisce che le eccezioni procedurali, come la prescrizione, devono essere supportate da prove concrete e non possono essere utilizzate come meri espedienti dilatori in sede di legittimità.

Chi può sporgere querela per il reato di appropriazione indebita?
La querela può essere sporta non solo dal proprietario del bene, ma anche da qualsiasi soggetto che, detenendo legittimamente e autonomamente la cosa, l’abbia consegnata a colui che se n’è poi appropriato. La legge tutela infatti anche il possesso come relazione di fatto con il bene.

È possibile sollevare per la prima volta in Cassazione la questione della prescrizione del reato?
Sì, ma solo a condizione che il ricorrente fornisca elementi di prova incontrovertibili, idonei da soli a confermare che il reato si è consumato in una data anteriore a quella contestata e non smentibili da altri elementi processuali. Non sono ammessi nuovi accertamenti di merito.

Cosa protegge l’articolo 646 del Codice Penale oltre alla proprietà?
Oltre alla proprietà e ai diritti reali, l’articolo 646 del Codice Penale protegge anche il possesso, inteso come la relazione di fatto tra un soggetto e un bene, indipendentemente dalla titolarità di un diritto formale su di esso.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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