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Appropriazione indebita: il ricorso è inammissibile

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un imputato condannato per appropriazione indebita. La Corte conferma la condanna per non aver restituito beni mobili di valore ricevuti in deposito, ritenendo i motivi del ricorso generici e infondati, inclusa l’eccezione sulla prescrizione del reato.

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Pubblicato il 13 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Appropriazione indebita: quando il ricorso in Cassazione è inammissibile

Introduzione: la conferma della condanna

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha affrontato un caso di appropriazione indebita, confermando la condanna di un soggetto che non aveva restituito beni mobili di ingente valore ricevuti in deposito. La decisione sottolinea i requisiti di specificità necessari per un ricorso in Cassazione e chiarisce aspetti importanti riguardo alla gravità del fatto e alla prescrizione del reato. Analizziamo nel dettaglio la vicenda e le conclusioni della Suprema Corte.

I Fatti del Caso: Il Contratto di Deposito Violato

La vicenda giudiziaria ha origine dalla condanna di un individuo per il reato di appropriazione indebita. L’imputato aveva ricevuto in possesso alcuni beni mobili di valore in virtù di un contratto di deposito finalizzato alla vendita. Tuttavia, alla data pattuita, non solo non aveva venduto i beni, ma si era rifiutato di restituirli alla legittima proprietaria, nonostante i ripetuti solleciti formali. Sia il Tribunale di primo grado che la Corte di Appello avevano confermato la sua responsabilità penale.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

Il difensore dell’imputato ha presentato ricorso per cassazione basandosi su quattro motivi principali:
1. Vizio di motivazione: si contestava l’accertamento della volontà di appropriarsi dei beni uti dominus (cioè come se ne fosse il proprietario).
2. Violazione di legge sulla responsabilità civile: si sosteneva l’assenza di un effettivo pregiudizio economico per la vittima.
3. Mancato proscioglimento per particolare tenuità del fatto: si richiedeva l’applicazione dell’art. 131-bis c.p., nonostante i precedenti penali dell’imputato.
4. Estinzione del reato per prescrizione: si eccepiva il decorso del termine massimo per la punibilità del reato.

La Decisione della Corte: Appropriazione indebita e Inammissibilità del Ricorso

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, rigettando tutte le doglianze sollevate dalla difesa. Secondo i giudici, i motivi presentati erano generici, non consentiti in sede di legittimità e, in alcuni casi, manifestamente infondati. La decisione della Corte d’Appello è stata quindi ritenuta immune da vizi logici e giuridici, basata su solide prove documentali come la scrittura privata dell’accordo di deposito e la corrispondenza che attestava le richieste di restituzione.

Le Motivazioni della Sentenza

La Suprema Corte ha smontato punto per punto le argomentazioni difensive.
In primo luogo, il ricorso è stato giudicato generico perché non si confrontava realmente con le argomentazioni della sentenza impugnata, che aveva chiaramente dimostrato la responsabilità dell’imputato sulla base delle prove acquisite.

Il secondo motivo, relativo alla presunta assenza di danno, è stato considerato una mera riproposizione della negazione del reato stesso.

Riguardo al terzo motivo, la Corte ha sottolineato che la Corte territoriale aveva correttamente escluso l’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto. La gravità della condotta era evidente, data l’appropriazione di beni per un valore complessivo stimato tra 80.000 e 90.000 euro, la quasi totale mancata restituzione (ad eccezione di un singolo quadro recuperato a titolo oneroso dalla vittima) e la presenza di precedenti penali specifici a carico dell’imputato.

Infine, l’eccezione di prescrizione è stata definita ‘manifestamente infondata’. Il reato era stato commesso il 28 febbraio 2019 e il termine massimo di prescrizione, pari a sette anni e sei mesi, non era ancora decorso al momento della decisione.

Conclusioni: Le Implicazioni Pratiche

Questa sentenza ribadisce principi fondamentali del diritto penale e processuale. In primo luogo, evidenzia come un ricorso per cassazione debba essere specifico e criticare puntualmente le argomentazioni giuridiche della sentenza impugnata, senza limitarsi a riproporre questioni di fatto già decise nei gradi di merito. In secondo luogo, conferma che la valutazione della ‘particolare tenuità del fatto’ deve tenere conto di tutti gli indici di gravità del reato, inclusi il valore economico del danno e i precedenti dell’imputato. Infine, offre un chiaro monito sulla necessità di calcolare correttamente i termini di prescrizione, che decorrono dal tempus commissi delicti, per evitare di sollevare eccezioni palesemente infondate.

Per quale motivo il ricorso per appropriazione indebita è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché basato su motivi generici e non consentiti, che non si confrontavano specificamente con le argomentazioni logiche e fondate sulle prove della sentenza impugnata, la quale aveva accertato la responsabilità dell’imputato.

Perché non è stata accolta la richiesta di proscioglimento per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.)?
La richiesta è stata respinta a causa della notevole gravità della condotta, evidenziata dall’elevato valore dei beni sottratti (tra 80.000 e 90.000 euro), dalla mancata restituzione degli stessi e dai precedenti penali specifici dell’imputato.

Come ha ragionato la Corte riguardo all’eccezione di prescrizione del reato?
La Corte ha ritenuto l’eccezione manifestamente infondata. Poiché il reato è stato commesso il 28 febbraio 2019, il termine massimo di prescrizione di sette anni e sei mesi non era ancora trascorso al momento della decisione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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