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Appropriazione indebita e riesame: i limiti della Corte

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso del Pubblico Ministero contro l’annullamento di un sequestro per appropriazione indebita. Il caso riguardava fondi trasferiti per errore bancario. La Corte ha ribadito che il suo sindacato sui provvedimenti del riesame è limitato alla sola violazione di legge e non può consistere in una nuova valutazione dei fatti, confermando così la decisione che escludeva il ‘fumus’ del reato.

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Pubblicato il 8 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Appropriazione indebita: la Cassazione chiarisce i limiti del ricorso del PM

Una recente sentenza della Corte di Cassazione offre importanti chiarimenti sui confini del sindacato di legittimità in materia di misure cautelari reali, in particolare nei casi di presunta appropriazione indebita. La pronuncia sottolinea come il ricorso del Pubblico Ministero non possa trasformarsi in una richiesta di riesame del merito, ma debba limitarsi alla denuncia di una chiara violazione di legge.

I fatti del caso: un errore bancario e l’accusa

Il caso trae origine da un’ordinanza del Tribunale del Riesame di Milano, che aveva annullato un decreto di sequestro preventivo emesso dal GIP. Il sequestro riguardava beni di un’indagata, accusata in concorso con altri del reato di appropriazione indebita (art. 646 c.p.).

La vicenda ruotava attorno a una complessa operazione finanziaria. Una somma di denaro, destinata a una società immobiliare per estinguere un debito, era stata erroneamente accreditata da un istituto di credito sul conto corrente di un altro soggetto. Secondo l’accusa, l’indagata, consapevole dell’errore e della pregressa esposizione debitoria, aveva sfruttato la situazione per disperdere la provvista, violando la sua destinazione originaria.

La decisione del Tribunale del Riesame

Il Tribunale del Riesame, accogliendo l’istanza della difesa, aveva annullato il sequestro limitatamente al capo di imputazione per appropriazione indebita. I giudici avevano ritenuto insussistente il fumus commissi delicti, ovvero la presenza di sufficienti indizi del reato. Nella loro motivazione, avevano ricostruito i complessi rapporti tra le parti, evidenziando come l’errore dell’istituto bancario e gli accordi sottostanti avessero portato a un trasferimento di titolarità del denaro, piuttosto che a un’appropriazione di un bene altrui. In sostanza, il Tribunale non aveva ravvisato l’elemento fondamentale dell'”altruità” della cosa, necessario per configurare il reato contestato.

Il ricorso del PM per appropriazione indebita e l’inammissibilità

Il Pubblico Ministero ha proposto ricorso per cassazione, sostenendo l’erronea applicazione della legge penale da parte del Tribunale. Secondo la Procura, la motivazione del Riesame era manifestamente illogica, in quanto aveva erroneamente escluso il dolo tipico del delitto di appropriazione indebita, concentrandosi sull’errore bancario anziché sulla successiva condotta illecita dell’indagata che aveva modificato la destinazione dei fondi.

Le motivazioni della Corte

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile. Gli Ermellini hanno innanzitutto ribadito un principio fondamentale: il sindacato della Corte sulle ordinanze del riesame in materia di misure reali è circoscritto alla sola violazione di legge, come previsto dall’art. 325 c.p.p. Tale violazione sussiste solo in caso di mancanza assoluta di motivazione o di motivazione meramente apparente.

Nel caso di specie, la Corte ha stabilito che le doglianze del Pubblico Ministero non denunciavano una reale violazione di legge, ma si risolvevano in una critica di merito, proponendo una lettura alternativa dei fatti. Il Tribunale del Riesame, al contrario, aveva fornito una motivazione congrua e non apparente, argomentando in modo logico le ragioni per cui riteneva insussistente il fumus del reato. Aveva analizzato gli elementi a disposizione, la complessità dei rapporti economici e la titolarità dei beni, concludendo per l’assenza dei presupposti per il sequestro. Questa operazione rientra pienamente nella valutazione di merito preclusa al giudice di legittimità.

Le conclusioni

La sentenza riafferma la netta distinzione tra il giudizio di merito e quello di legittimità. Il ricorso per cassazione non può essere utilizzato come un terzo grado di giudizio per rimettere in discussione l’interpretazione dei fatti compiuta dal Tribunale del Riesame. Per ottenere l’annullamento di un’ordinanza di questo tipo, è necessario dimostrare un vizio palese, come una motivazione inesistente o talmente illogica da equivalere a un’assenza di giustificazione, e non semplicemente contestare la ricostruzione fattuale operata dai giudici del riesame.

Quando è inammissibile il ricorso del Pubblico Ministero contro un’ordinanza del riesame?
È inammissibile quando, anziché denunciare una specifica violazione di legge (come la mancanza assoluta di motivazione), propone una diversa lettura dei fatti e una valutazione del merito alternativa a quella, logicamente argomentata, del Tribunale del riesame.

Qual è un elemento essenziale per configurare il reato di appropriazione indebita di denaro?
È necessario che l’agente violi la specifica destinazione impressa alla somma di denaro dal proprietario al momento della consegna. Deve sussistere l'”altruità” del bene, ovvero il fatto che il denaro appartenga giuridicamente a un’altra persona.

Perché in questo caso la Cassazione ha ritenuto corretta la decisione del Tribunale del Riesame?
Perché il Tribunale del riesame aveva fornito una motivazione congrua e non apparente per escludere la sussistenza di sufficienti indizi del reato. Aveva ricostruito i complessi rapporti tra le parti e l’errore dell’istituto bancario, concludendo che non fosse integrato l’elemento dell’altruità del denaro. Questa valutazione di fatto non è sindacabile in sede di legittimità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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