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Appropriazione indebita dipendente: Cassazione conferma

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un lavoratore condannato per appropriazione indebita dipendente. La sentenza sottolinea che la Cassazione non può rivalutare nel merito le prove, come la credibilità dei testimoni, e chiarisce che i cugini dell’imputato non hanno diritto ad astenersi dal testimoniare. Il ricorso è stato respinto perché reiterava doglianze già esaminate e introduceva motivi nuovi, confermando così la condanna.

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Pubblicato il 5 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Appropriazione Indebita Dipendente: i Limiti del Ricorso in Cassazione

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 9625 del 2024, torna a pronunciarsi sul reato di appropriazione indebita dipendente, offrendo importanti chiarimenti sui limiti del sindacato di legittimità e sulla valutazione delle prove testimoniali. La pronuncia conferma la condanna di un lavoratore, giudicando inammissibile il suo ricorso e ribadendo principi cardine del nostro ordinamento processuale.

I Fatti: L’accusa di Appropriazione Indebita del Dipendente

Il caso trae origine dalla condanna, confermata in appello, di un dipendente di una società a responsabilità limitata. L’accusa era quella di essersi impossessato illecitamente di denaro e merci appartenenti all’azienda per un valore complessivo di diecimila euro. L’uomo, avendo la disponibilità di tali beni in virtù del suo rapporto di lavoro, ne aveva abusato per trarne un ingiusto profitto, configurando così il reato di appropriazione indebita.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

La difesa dell’imputato ha presentato ricorso alla Suprema Corte basandosi su tre motivi principali:
1. Violazione di legge e vizio di motivazione: Si sosteneva che, escludendo le prove derivanti da videocamere di sorveglianza non autorizzate, il quadro probatorio residuo fosse insufficiente per fondare una condanna. In particolare, si contestava l’utilizzabilità delle dichiarazioni di due testimoni, cugini dell’imputato, poiché rese senza il previsto avvertimento sulla facoltà di astenersi. Inoltre, si criticava la valutazione di attendibilità di altri testimoni dell’accusa e si lamentava la svalutazione delle testimonianze a favore della difesa.
2. Violazione di legge: Si deduceva l’illegittimità dell’esclusione di alcuni testimoni indicati nella lista della difesa.
3. Vizio di motivazione: Si lamentava una presunta violazione della regola del “al di là di ogni ragionevole dubbio”, sostenendo che la Corte d’Appello avesse illogicamente preferito le prove dell’accusa senza considerare adeguatamente le ricostruzioni alternative proposte dalla difesa.

La Decisione della Suprema Corte: L’inammissibilità del ricorso sull’appropriazione indebita dipendente

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso in ogni sua parte, condannando il ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria. La decisione si fonda su argomentazioni procedurali e di merito molto chiare.

La Valutazione delle Testimonianze e i Limiti del Giudizio di Legittimità

In risposta al primo motivo, la Corte ha specificato che i “cugini” non rientrano nella categoria dei prossimi congiunti ai quali l’art. 199 c.p.p. riconosce la facoltà di astenersi dal testimoniare. Pertanto, le loro dichiarazioni erano pienamente utilizzabili. Per il resto, i giudici hanno qualificato le critiche della difesa come un tentativo di ottenere una nuova valutazione del merito delle prove, un’attività preclusa al giudice di legittimità. La Cassazione non può sostituire la propria valutazione a quella, logicamente argomentata, dei giudici dei gradi precedenti, i quali avevano ritenuto le testimonianze a carico convergenti e corroborate da prove documentali, come un inventario.

Per quanto riguarda il secondo motivo, la Corte ha rilevato che la doglianza era stata proposta per la prima volta in sede di legittimità, violando così il principio della “catena devolutiva”, che impone di sollevare le questioni nei gradi di merito. Questo ha reso il motivo immediatamente inammissibile.

Infine, sul terzo punto, la Corte ha ribadito che il “ragionevole dubbio” deve basarsi su ipotesi alternative concrete e logiche, non su mere congetture. La motivazione della Corte d’Appello è stata ritenuta immune da censure, in quanto aveva valutato in modo razionale e completo l’intero compendio probatorio, comprese le tesi difensive, ritenendole non accoglibili.

Le Motivazioni della Corte

Le motivazioni della Corte di Cassazione si concentrano sul corretto perimetro del giudizio di legittimità. La Suprema Corte non è un “terzo grado di giudizio” dove si possono ridiscutere i fatti, ma un organo che vigila sulla corretta applicazione della legge e sulla coerenza logica delle motivazioni delle sentenze. Il ricorso è stato giudicato inammissibile proprio perché tentava di forzare questi limiti, chiedendo una rivalutazione delle prove che spetta esclusivamente al giudice di merito. La Corte ha ritenuto che la decisione impugnata fosse ben motivata, basata su una valutazione convergente delle prove acquisite e priva di vizi logici o giuridici.

Le Conclusioni

Questa sentenza riafferma un principio fondamentale: il ricorso per cassazione non può essere utilizzato per ottenere un nuovo giudizio sui fatti. La valutazione della credibilità dei testimoni e la ricostruzione della vicenda sono di competenza esclusiva dei giudici di primo e secondo grado. Per l’imprenditore, ciò significa che la solidità delle prove raccolte in fase di indagine e dibattimento (testimonianze, documenti, inventari) è cruciale per ottenere una sentenza di condanna per appropriazione indebita dipendente. Per il lavoratore accusato, la strategia difensiva deve concentrarsi fin da subito nel fornire una ricostruzione alternativa plausibile e supportata da elementi concreti, poiché le mere congetture non saranno sufficienti a superare il vaglio dei giudici, né tantomeno a fondare un ricorso in Cassazione.

I cugini di un imputato possono astenersi dal testimoniare?
No, la sentenza chiarisce che i cugini non rientrano tra i prossimi congiunti elencati dall’art. 199 del codice di procedura penale, per i quali è previsto l’avvertimento sulla facoltà di astenersi dal deporre.

È possibile chiedere alla Corte di Cassazione di rivalutare la credibilità dei testimoni?
No, la Corte di Cassazione non può riesaminare i fatti o la credibilità delle prove. Il suo compito è verificare la corretta applicazione della legge e la logicità della motivazione della sentenza impugnata, non condurre una nuova valutazione del merito.

Cosa succede se un motivo di ricorso viene presentato per la prima volta in Cassazione?
Il motivo viene dichiarato inammissibile. La sentenza ribadisce che le questioni non sollevate nei precedenti gradi di giudizio non possono essere introdotte per la prima volta davanti alla Suprema Corte, per non interrompere la cosiddetta “catena devolutiva”.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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