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Appropriazione indebita convivenza: Cassazione chiarisce

La Corte di Cassazione ha annullato una condanna per appropriazione indebita tra conviventi. A causa di vizi di motivazione nella sentenza di appello e del decorso del tempo, il reato è stato dichiarato estinto per prescrizione. Tuttavia, la causa è stata rinviata al giudice civile per la valutazione delle richieste di risarcimento danni, separando così l’esito penale da quello civile. Il caso evidenzia l’importanza di una motivazione completa e l’impatto della prescrizione nei procedimenti per appropriazione indebita in una convivenza.

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Pubblicato il 2 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Appropriazione Indebita nella Convivenza: Annullamento per Prescrizione e Rinvio al Giudice Civile

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 7982 del 2024, è intervenuta su un delicato caso di appropriazione indebita convivenza, annullando la condanna penale per intervenuta prescrizione. La decisione, tuttavia, non chiude la vicenda, poiché dispone il rinvio al giudice civile per la valutazione delle richieste di risarcimento del danno. Questa pronuncia offre importanti spunti di riflessione sui limiti della responsabilità penale nei rapporti familiari di fatto e sulle conseguenze processuali della prescrizione.

I Fatti di Causa: una Relazione e le Accuse di Appropriazione

La vicenda trae origine da una relazione di convivenza more uxorio. L’imputato era stato accusato di essersi appropriato indebitamente di somme di denaro della convivente attraverso una serie di bonifici bancari. In primo e secondo grado, i giudici avevano ritenuto l’uomo colpevole del reato, pur dichiarando prescritti alcuni degli episodi contestati. La difesa, tuttavia, ha sempre sostenuto una tesi diversa: i trasferimenti di denaro non erano finalizzati a un profitto personale, ma a sostenere le spese del nucleo familiare, comprese quelle per le figlie che la compagna aveva avuto da una precedente relazione.

I Motivi del Ricorso: Vizi di Motivazione e l’Impatto sulla Appropriazione Indebita Convivenza

L’imputato ha presentato ricorso in Cassazione lamentando diversi vizi nella sentenza della Corte d’Appello. In particolare, la difesa ha evidenziato:

1. Travisamento della prova: La Corte di merito non avrebbe considerato che alcuni bonifici contestati non erano nemmeno diretti al conto corrente dell’imputato.
2. Mancanza di dolo: Non vi era l’intenzione di appropriarsi del denaro, ma solo di utilizzarlo per le necessità della vita comune, un aspetto che i giudici di merito avrebbero completamente ignorato.
3. Vizio di motivazione: La condanna si basava su una ricostruzione generica, senza un’analisi approfondita delle argomentazioni difensive, come le spese sostenute per il mantenimento delle figlie della convivente, di cui l’imputato non era legalmente onerato.

Inoltre, la difesa aveva sollevato una questione di legittimità costituzionale dell’art. 649 c.p., che esclude la punibilità per i reati contro il patrimonio tra coniugi ma non tra conviventi.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha ritenuto fondati i primi due motivi di ricorso, riscontrando un palese “deficit motivazionale” nella sentenza impugnata. Secondo gli Ermellini, la Corte d’Appello ha rigettato le argomentazioni della difesa senza un’adeguata valutazione. Non ha, infatti, affrontato in modo specifico né il tema della reale destinazione di alcuni bonifici, né la questione cruciale delle spese sostenute dall’imputato per il mantenimento della famiglia. Questi punti, se correttamente esaminati, avrebbero potuto incidere sulla valutazione dell’elemento soggettivo del reato, ovvero il dolo di appropriazione.

Tuttavia, prima di poter disporre un nuovo giudizio di merito, la Corte ha dovuto prendere atto del decorso del tempo. Al momento della decisione, il termine massimo di prescrizione per i reati contestati era già maturato. Di conseguenza, la Suprema Corte ha dovuto dichiarare l’estinzione del reato.

Le Conclusioni

La sentenza si conclude con un doppio dispositivo che distingue nettamente gli effetti penali da quelli civili:

* Agli effetti penali: La sentenza di condanna è stata annullata senza rinvio perché il reato è estinto per prescrizione. L’imputato, quindi, non ha più alcuna pendenza penale per questa vicenda.
* Agli effetti civili: La sentenza è stata annullata con rinvio al giudice civile competente in grado di appello. Ciò significa che la parte civile (l’ex convivente) potrà proseguire la sua azione in sede civile per ottenere il risarcimento dei danni. Il giudice civile dovrà procedere a un nuovo e autonomo esame dei fatti per stabilire se esista una responsabilità civile e, in caso affermativo, liquidare il danno. La Cassazione ha ribadito che, una volta estinto il reato, cessa la competenza promiscua (penale e civile) del giudice penale, e la questione risarcitoria deve necessariamente transitare nella sua sede naturale.

Cosa succede se il reato di appropriazione indebita si prescrive durante il processo in Cassazione?
La Corte di Cassazione annulla la sentenza di condanna agli effetti penali senza rinvio. Ciò significa che l’imputato non è più considerato colpevole del reato e la condanna penale viene cancellata in modo definitivo.

L’estinzione del reato per prescrizione cancella anche la richiesta di risarcimento danni della parte civile?
No. L’estinzione del reato non elimina automaticamente il diritto al risarcimento del danno. La Corte di Cassazione, in questo caso, ha annullato la sentenza anche agli effetti civili, ma ha disposto il rinvio a un giudice civile, il quale dovrà riesaminare autonomamente i fatti per decidere sulla richiesta di risarcimento.

La Corte di Cassazione ha ritenuto l’imputato non colpevole nel merito?
La Corte non si è pronunciata sulla colpevolezza o innocenza nel merito, ma ha rilevato gravi “deficit motivazionali” nella sentenza d’appello. Ha criticato i giudici precedenti per non aver adeguatamente valutato le argomentazioni difensive (come la destinazione dei fondi e le spese familiari), rendendo insufficiente la motivazione della condanna. La decisione finale si è basata sull’intervenuta prescrizione, che ha assorbito ogni altra valutazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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