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Appropriazione indebita continuata: quale legge si applica?

La Corte di Cassazione si è pronunciata su un caso di appropriazione indebita continuata, commesso a cavallo di una riforma legislativa che ha inasprito le pene. La Corte ha dichiarato inammissibile il ricorso, confermando l’applicazione della legge più severa. Il principio chiave è che, quando il reato è considerato unitario, la data di consumazione coincide con l’ultimo episodio, determinando così la legge applicabile. Nel caso di specie, l’ultima azione delittuosa è avvenuta dopo l’entrata in vigore della nuova norma, giustificandone l’applicazione.

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Pubblicato il 27 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Appropriazione indebita continuata: la Cassazione chiarisce la legge applicabile

Una recente sentenza della Corte di Cassazione affronta un’importante questione relativa all’appropriazione indebita continuata e alla successione di leggi penali nel tempo. Il caso esaminato offre spunti cruciali per comprendere quale normativa applicare quando un reato si protrae nel tempo e, nel frattempo, interviene una modifica legislativa che inasprisce le pene. La decisione chiarisce il concetto di consumazione del reato in queste specifiche circostanze.

I fatti del caso

Il ricorrente era stato condannato in primo e secondo grado per il reato di appropriazione indebita aggravata. In particolare, gli era stato contestato di essersi appropriato di somme di denaro derivanti dai pagamenti ricevuti dai contraenti di ben 26 polizze assicurative. La condotta illecita si era svolta in un arco temporale compreso tra il luglio 2018 e il 7 febbraio 2019.

Il punto nevralgico della vicenda risiede nel fatto che, il 31 gennaio 2019, è entrata in vigore la Legge n. 3/2019, che ha modificato l’articolo 646 del codice penale, inasprendo la cornice edittale per il reato di appropriazione indebita. La difesa sosteneva che dovesse applicarsi la normativa precedente, più favorevole, poiché la condotta era iniziata prima della riforma.

La questione giuridica nell’appropriazione indebita continuata

La difesa ha basato il proprio ricorso per cassazione sull’erronea applicazione della legge penale. Secondo il ricorrente, i giudici di merito avrebbero sbagliato a considerare la data di commissione del reato come il 7 febbraio 2019, applicando di conseguenza la nuova e più severa cornice edittale. La tesi difensiva sosteneva che, trattandosi di un reato istantaneo, il momento consumativo avrebbe dovuto essere individuato nella prima delle appropriazioni, avvenuta nel settembre 2018, e quindi prima della riforma.

Inoltre, si contestava il fatto che, anche a voler configurare più episodi uniti dal vincolo della continuazione, la pena base avrebbe dovuto essere calcolata sulla base della normativa vigente prima della riforma, individuando la violazione più grave in quel contesto.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendo il ragionamento della Corte d’Appello pienamente corretto e logico. Il punto centrale della motivazione risiede nella qualificazione giuridica del fatto. I giudici di merito avevano considerato il reato come commesso unitariamente, e non come una serie di episodi distinti in continuazione tra loro. Di conseguenza, non era stato applicato alcun aumento di pena a titolo di continuazione.

In questa prospettiva, la data da prendere in considerazione per determinare la legge applicabile è quella in cui si è consumato il reato, che coincide con l’ultimo episodio della condotta illecita. Nel caso di specie, l’ultimo atto contestato risaliva all’11 febbraio 2019, data successiva all’entrata in vigore della Legge n. 3/2019. Pertanto, è stata legittimamente applicata la normativa più recente e più severa.

La Corte aggiunge un’ulteriore osservazione: anche se il reato fosse stato considerato come composto da più episodi in continuazione, ciò avrebbe comportato un necessario inasprimento della pena (aumento per la continuazione), rendendo quindi il ricorso privo di interesse concreto per l’imputato.

Le conclusioni

La sentenza ribadisce un principio fondamentale in materia di successione di leggi penali: per i reati la cui condotta si protrae nel tempo, come nel caso di un’appropriazione indebita continuata trattata come reato unitario, la legge applicabile è quella in vigore al momento della consumazione, che coincide con la cessazione della condotta illecita. Questa decisione fornisce un chiaro orientamento per la gestione di casi simili, sottolineando l’importanza della corretta qualificazione giuridica del fatto per determinare il trattamento sanzionatorio.

Se un reato di appropriazione indebita viene commesso con più azioni nel tempo e nel frattempo la legge cambia, quale pena si applica?
Si applica la legge in vigore al momento dell’ultima azione. La Corte ha considerato il reato come unitario, consumatosi con l’ultimo episodio, avvenuto dopo l’entrata in vigore della nuova legge più severa.

Perché il ricorso dell’imputato è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché la contestazione sul carattere unitario del reato non era stata sollevata nel precedente grado di giudizio (appello). Inoltre, il ragionamento della Corte d’Appello sulla data di consumazione del reato e sulla legge applicabile è stato ritenuto corretto e logico.

Cosa sarebbe cambiato se il reato fosse stato qualificato come “continuato” invece che “unitario”?
Nel reato continuato, si applica la pena per la violazione più grave, aumentata. La Corte ha osservato che, anche se si fosse considerato il reato come continuato, la pena sarebbe stata necessariamente più alta a causa dell’aumento per la continuazione, rendendo comunque infondate le lamentele del ricorrente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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