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Appropriazione indebita: Cassazione e incompetenza

Un presidente di un’associazione medica è stato condannato per appropriazione indebita di circa 350.000 euro. La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il suo ricorso, basato su presunta incompetenza territoriale e vizi di motivazione, confermando la condanna e le statuizioni civili. La sentenza chiarisce i criteri per determinare la competenza e l’inammissibilità dei motivi di ricorso che mirano a una rivalutazione dei fatti.

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Pubblicato il 7 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Appropriazione indebita: quando l’appello in Cassazione è inammissibile

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 11078 del 2024, torna a pronunciarsi sul reato di appropriazione indebita e sui limiti del ricorso per legittimità. Il caso analizzato riguarda il presidente di un’associazione sindacale medica, condannato per aver sottratto ingenti somme di denaro dal conto corrente dell’ente. La decisione offre importanti chiarimenti sulla corretta individuazione della competenza territoriale e sulla natura dei motivi che possono essere validamente presentati davanti alla Suprema Corte.

I fatti di causa

Il presidente di un’associazione sindacale di medici dirigenti veniva accusato e successivamente condannato in primo grado e in appello per il reato di appropriazione indebita aggravata. Secondo l’accusa, confermata nei giudizi di merito, l’imputato aveva sottratto circa 350.000 euro dalle casse dell’associazione. Le somme provenivano dalle trattenute sindacali degli iscritti e, invece di rimanere a disposizione dell’ente, venivano illecitamente trattenute a titolo personale o comunque distratte dal conto corrente intestato all’associazione.

La Corte d’Appello, pur dichiarando prescritti i fatti commessi prima di una certa data, confermava nel resto la sentenza di condanna, inclusa la responsabilità penale e le statuizioni civili a favore dell’associazione, costituitasi parte civile.

I motivi del ricorso e la questione della competenza territoriale

La difesa dell’imputato proponeva ricorso per Cassazione basandosi principalmente su due motivi:

1. Violazione di legge sull’incompetenza territoriale: Si sosteneva che l’eccezione di incompetenza territoriale, sollevata durante la prima udienza del giudizio abbreviato, fosse stata erroneamente ritenuta tardiva. Inoltre, si contestava il criterio con cui era stata individuata la competenza nel foro del primo grado, argomentando che le prime distrazioni di denaro non potessero essere ricondotte a un ordine impartito dall’imputato quando non era ancora stato formalmente nominato presidente.
2. Vizio di motivazione sulla responsabilità: Il ricorrente contestava l’affermazione della sua responsabilità penale, suggerendo l’esistenza di un presunto ‘consenso’ alla distrazione delle somme da parte degli associati. Si metteva in dubbio l’attendibilità della somma quantificata e si sosteneva che le persone offese dal reato dovessero essere identificate nei singoli medici iscritti e non nell’associazione stessa, medici che, peraltro, non avevano sporto querela.

L’analisi della Corte di Cassazione sull’appropriazione indebita

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendo entrambi i motivi manifestamente infondati e, in parte, non consentiti in sede di legittimità.

Riguardo al primo motivo, i giudici hanno chiarito un importante principio procedurale. Sebbene l’eccezione di incompetenza territoriale fosse stata sollevata tempestivamente (‘in limine’, ovvero all’inizio del giudizio abbreviato), essa era palesemente infondata nel merito. Il reato di appropriazione indebita si consuma nel momento e nel luogo in cui avviene l’interversione del possesso, cioè quando chi detiene il bene altrui inizia a comportarsi come se ne fosse il proprietario. Nel caso specifico, i primi atti consumativi, come le disposizioni di pagamento all’azienda sanitaria locale, erano stati effettuati nel circondario del tribunale che aveva giudicato il caso. La Corte ha sottolineato la genericità del ricorso su questo punto, poiché la difesa non aveva indicato quale sarebbe stato il fatto storico specifico a determinare una diversa competenza territoriale.

Riguardo al secondo motivo, la Cassazione ha ribadito che il giudizio di legittimità non può trasformarsi in un terzo grado di merito. Le contestazioni sull’attendibilità della querelante e sulla valutazione delle prove rappresentano una richiesta di nuova analisi dei fatti, preclusa in questa sede. La Corte ha inoltre specificato in modo inequivocabile che, in un caso di appropriazione indebita ai danni di un ente, la persona offesa è l’associazione stessa, in quanto titolare del patrimonio sottratto, e non i singoli associati.

Le motivazioni

La Corte ha motivato la decisione di inammissibilità evidenziando come i motivi del ricorso si discostassero dai parametri stabiliti dall’art. 606 c.p.p. Le doglianze, infatti, non denunciavano vizi di legittimità (come una violazione di legge o un vizio logico manifesto della motivazione), ma si risolvevano in una mera rilettura alternativa degli elementi di fatto. L’eccezione di incompetenza, seppur tempestiva, era infondata poiché il luogo di consumazione del reato era stato correttamente individuato nel luogo dei primi atti distrattivi. La contestazione sulla responsabilità penale è stata giudicata inammissibile perché mirava a una rivalutazione del merito, esclusa dalla cognizione della Corte di Cassazione, e si basava su argomentazioni giuridicamente errate, come l’individuazione delle persone offese nei singoli soci anziché nell’associazione.

Le conclusioni

La dichiarazione di inammissibilità del ricorso ha comportato la condanna definitiva dell’imputato. Conformemente all’art. 616 c.p.p., il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali, alla rifusione delle spese legali sostenute dalla parte civile e al versamento di una somma di tremila euro alla Cassa delle ammende, a causa della colpa evidente nell’aver proposto un’impugnazione priva di fondamento.

Quando va sollevata l’eccezione di incompetenza territoriale nel giudizio abbreviato?
L’eccezione deve essere proposta ‘in limine’, ovvero subito dopo la regolare costituzione delle parti nella prima udienza del giudizio abbreviato, qualora questo non sia stato preceduto da un’udienza preliminare.

Chi è la persona offesa nel reato di appropriazione indebita ai danni di un’associazione?
La persona offesa è l’associazione stessa, in quanto titolare del patrimonio da cui le somme sono state sottratte, e non i singoli associati che la compongono.

Quali sono le conseguenze della dichiarazione di inammissibilità del ricorso in Cassazione?
La dichiarazione di inammissibilità comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali, alla rifusione delle spese sostenute dalla parte civile e al versamento di una somma in favore della Cassa delle ammende. La sentenza impugnata diventa così definitiva.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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