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Appropriazione indebita aggravata: la querela dell’erede

La Corte di Cassazione conferma la condanna per appropriazione indebita aggravata a carico di un soggetto che aveva venduto gli arredi di una villa in cui viveva. La sentenza chiarisce importanti principi sulla legittimazione a sporgere querela, che spetta non solo al proprietario ma anche al legittimo detentore, e sul momento da cui decorre il termine per presentarla, individuato nella piena conoscenza del fatto-reato da parte della persona offesa. Il ricorso dell’imputato è stato dichiarato inammissibile.

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Pubblicato il 22 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Appropriazione indebita aggravata: la Cassazione chiarisce i limiti del ricorso e la legittimità della querela

Una recente sentenza della Corte di Cassazione affronta un caso di appropriazione indebita aggravata, fornendo importanti chiarimenti su aspetti procedurali cruciali come la legittimazione a sporgere querela e la decorrenza dei termini per farlo. La Corte ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per aver venduto arredi non suoi, consolidando principi giuridici di notevole rilevanza pratica.

I Fatti: La Vendita degli Arredi della Villa

L’imputato era stato condannato in primo e secondo grado per il reato di appropriazione indebita aggravata. I fatti contestati riguardavano la vendita di arredi presenti all’interno di una villa. Inizialmente, l’uomo abitava nell’immobile insieme al proprietario. Dopo il decesso di quest’ultimo, avvenuto nel 2010, l’imputato era rimasto nella villa in forza di un contratto di comodato gratuito che gli concedeva l’uso di una sola stanza.

Gli arredi in questione, tuttavia, appartenevano all’eredità del defunto proprietario. L’erede legittimo, nipote del de cuius, aveva accettato l’eredità con beneficio d’inventario e, nel corso di tale procedura, era stato redatto un inventario ufficiale dei beni, inclusi i mobili poi venduti dall’imputato. Nonostante ciò, l’imputato si era appropriato di tali beni, mettendoli in vendita.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

L’imputato ha presentato ricorso in Cassazione basandosi su quattro motivi principali:
1. Mancanza di legittimazione a querelare: Sosteneva che la qualità di erede del querelante non fosse stata adeguatamente provata.
2. Erronea applicazione delle norme sulle statuizioni civili: Motivo strettamente collegato al primo.
3. Vizio di motivazione sulla proprietà dei beni: Contestava l’accertamento della proprietà dei mobili in capo al de cuius e l’elemento soggettivo del reato.
4. Tardività della querela: Affermava che la querela fosse stata presentata oltre il termine di legge di 90 giorni dalla conoscenza del fatto.

L’analisi della Corte sul reato di appropriazione indebita aggravata

La Suprema Corte ha rigettato tutti i motivi, dichiarando il ricorso inammissibile. L’analisi dei giudici si è concentrata sui punti procedurali e sostanziali sollevati dalla difesa, offrendo spunti di riflessione fondamentali.

Sulla Legittimità a Sporgere Querela

Il primo motivo è stato ritenuto manifestamente infondato. La qualità di erede del querelante era già emersa chiaramente nel procedimento civile di accettazione dell’eredità, durante il quale l’imputato non aveva mai sollevato contestazioni. Inoltre, la Corte ha ribadito un principio consolidato: il diritto di querela per appropriazione indebita spetta non solo al proprietario, ma anche a chi, detenendo legittimamente la cosa, l’ha consegnata a colui che se ne è poi appropriato. Nel caso di specie, i beni erano stati di fatto affidati alla custodia dell’imputato.

Sulla Tardività della Querela

Anche il quarto motivo sulla presunta tardività è stato respinto. La Corte ha chiarito che il termine per proporre querela decorre dal momento in cui la persona offesa acquisisce una piena cognizione di tutti gli elementi che le consentono di valutare l’esistenza del reato. Nel caso specifico, le verifiche da parte dell’erede erano iniziate nel dicembre 2016 e la querela era stata sporta tempestivamente. La data di un certificato camerale, indicata dal ricorrente come momento di conoscenza del fatto, non è stata ritenuta sufficiente a far decorrere il termine.

Sulla Titolarità dei Beni e la Motivazione

Infine, la Corte ha dichiarato inammissibile il terzo motivo. L’imputato non lamentava una motivazione mancante o illogica, ma contestava la valutazione delle prove fatta dai giudici di merito, ovvero l’accertamento della proprietà dei beni. Questo tipo di censura non è ammessa in sede di legittimità. Il controllo della Cassazione riguarda la coerenza della motivazione, non il riesame delle prove. La sentenza impugnata aveva fornito una ricostruzione logica e coerente dei fatti, sufficiente a fondare la decisione.

Le Motivazioni della Decisione

La decisione della Corte di Cassazione si fonda su una distinzione netta tra il giudizio di merito e quello di legittimità. Il ricorrente, secondo i giudici, ha tentato di ottenere una nuova valutazione delle prove, un’operazione preclusa in Cassazione. La Corte non riesamina il fatto, ma controlla la corretta applicazione della legge e la logicità della motivazione della sentenza impugnata. Nel caso di specie, le sentenze di primo e secondo grado avevano adeguatamente motivato sia sulla titolarità dei beni (appartenenti all’asse ereditario), sia sulla piena consapevolezza dell’imputato di appropriarsi di cose altrui. La legittimazione dell’erede a sporgere querela e la tempestività della stessa sono state confermate sulla base di principi giuridici consolidati, rendendo le doglianze dell’imputato manifestamente infondate.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa sentenza ribadisce tre principi fondamentali. Primo, il diritto di querela per appropriazione indebita aggravata è esteso anche al detentore legittimo del bene. Secondo, il termine per querelare inizia a decorrere solo dalla completa conoscenza del fatto-reato. Terzo, il ricorso in Cassazione non può trasformarsi in un terzo grado di giudizio sul merito dei fatti. La decisione sottolinea l’importanza di presentare motivi di ricorso che attengano a vizi di legittimità (violazione di legge o vizi della motivazione) e non a una semplice diversa interpretazione delle risultanze probatorie. Per le vittime di reati simili, ciò rafforza la tutela, chiarendo chi e quando può agire legalmente per la difesa dei propri diritti.

Chi può sporgere querela per il reato di appropriazione indebita?
Secondo la Corte, il diritto di querela non spetta solo al proprietario del bene, ma anche a chi, detenendolo legittimamente (come un custode), lo ha consegnato a colui che poi se ne è appropriato.

Da quale momento inizia a decorrere il termine per presentare la querela?
Il termine di 90 giorni per proporre la querela inizia a decorrere non dal momento del fatto, ma dal momento in cui la persona offesa ha raggiunto la piena e completa cognizione di tutti gli elementi del reato, che le consentono di valutarne l’esistenza.

È possibile contestare in Cassazione la valutazione delle prove fatta dai giudici di merito?
No, non è possibile. Il ricorso per Cassazione può contestare solo la mancanza, la contraddittorietà o la manifesta illogicità della motivazione della sentenza, ma non può chiedere una nuova valutazione delle prove, che è riservata esclusivamente ai giudici di primo e secondo grado.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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