Appello Tardivo: la Cassazione ribadisce che i termini non ammettono deroghe
Nel processo penale, il rispetto dei termini è un cardine fondamentale che garantisce la certezza del diritto e il corretto svolgimento del giudizio. Un appello tardivo non è una semplice irregolarità, ma una causa di inammissibilità che preclude al giudice la possibilità di entrare nel merito della questione. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha riaffermato questo principio, chiarendo che, di fronte a un’impugnazione presentata fuori tempo massimo, non è possibile neppure rilevare l’eventuale prescrizione del reato. Analizziamo insieme questa importante decisione.
I Fatti del Caso
La vicenda processuale ha origine da una sentenza di condanna di primo grado per reati di falso, emessa il 6 dicembre 2016. La sentenza veniva depositata in cancelleria il giorno successivo, il 7 dicembre 2016. La difesa dell’imputato proponeva appello, ma depositava l’atto di impugnazione solo il 30 ottobre 2017.
La Corte d’Appello, chiamata a decidere sul gravame, ne dichiarava l’inammissibilità per manifesta tardività. Contro questa decisione, l’imputato proponeva ricorso per Cassazione, sostenendo la non tardività dell’appello e, in subordine, l’intervenuta prescrizione dei reati contestati.
La Decisione della Corte di Cassazione e l’Appello Tardivo
La Suprema Corte ha rigettato il ricorso, confermando in toto la decisione dei giudici d’appello. I motivi del rigetto si fondano su un calcolo preciso e inequivocabile dei termini processuali.
Secondo l’art. 544, comma 2, del codice di procedura penale, il termine per il deposito della sentenza è di quindici giorni. In questo caso, la sentenza è stata depositata il giorno dopo l’udienza, quindi ampiamente nei termini. Ai sensi dell’art. 585, lett. b), il termine per proporre impugnazione è di trenta giorni.
Facendo un rapido calcolo, la sentenza di primo grado è stata depositata il 7 dicembre 2016. Il termine di trenta giorni per presentare appello scadeva quindi il 20 gennaio 2017. L’appello, essendo stato depositato il 30 ottobre 2017, risultava palesemente tardivo.
Le Motivazioni: Perché l’Inammissibilità Preclude l’Esame della Prescrizione?
Il punto giuridico cruciale affrontato dalla Cassazione riguarda il rapporto tra l’inammissibilità dell’appello e la possibilità di rilevare la prescrizione del reato. La Corte ha ribadito un principio consolidato, richiamando una pronuncia delle Sezioni Unite (sentenza ‘Ricci’ del 2016): l’inammissibilità del ricorso per una causa originaria, come la tardività, impedisce la formazione di un valido rapporto processuale nel grado di impugnazione.
In altre parole, un appello tardivo è un atto giuridicamente inefficace, che non consente al giudice superiore di esaminare alcunché. La tardività è un vizio che “paralizza” il processo sin dal suo inizio. Di conseguenza, il giudice non può pronunciarsi su questioni di merito, neppure su quelle, come la prescrizione, che potrebbero portare all’estinzione del reato. La prescrizione, infatti, per essere rilevata, presuppone che il giudizio sia stato validamente instaurato, cosa che un’impugnazione tardiva non permette.
Conclusioni: Le Implicazioni Pratiche della Pronuncia
Questa ordinanza ci ricorda l’importanza cruciale del rispetto delle scadenze processuali. La tardività non è un mero formalismo, ma una violazione che comporta la conseguenza più grave: l’impossibilità di far valere le proprie ragioni davanti a un giudice. La decisione sottolinea che le cause di inammissibilità originarie, come la presentazione fuori termine di un atto di impugnazione, prevalgono su qualsiasi altra questione di merito, compresa l’estinzione del reato per prescrizione. Per avvocati e assistiti, questo si traduce in un monito inequivocabile: la massima attenzione ai termini è il primo e indispensabile passo per garantire una difesa efficace.
Quando un appello viene considerato tardivo?
Un appello è considerato tardivo quando viene depositato dopo la scadenza del termine perentorio previsto dalla legge, che, nel caso di specie, era di trenta giorni dal deposito della sentenza di primo grado.
Se un appello è tardivo, il giudice può comunque dichiarare la prescrizione del reato?
No. Secondo la Corte di Cassazione, l’inammissibilità dell’appello per tardività impedisce la formazione di un valido rapporto processuale e, di conseguenza, precludere al giudice di esaminare qualsiasi questione di merito, inclusa la prescrizione del reato.
Come si calcola il termine per presentare appello contro una sentenza penale?
Il termine decorre dalla data di deposito della motivazione della sentenza. Nel caso specifico, la sentenza è stata depositata il 7 dicembre 2016, quindi il termine di trenta giorni per impugnare scadeva il 20 gennaio 2017.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 31512 Anno 2024
Penale Ord. Sez. 7 Num. 31512 Anno 2024
Presidente: NOME COGNOME
Relatore: COGNOME
Data Udienza: 16/05/2024
ORDINANZA
sul ricorso proposto da:
COGNOME NOME NOME NOME STAZZEMA il DATA_NASCITA
avverso la sentenza del 02/11/2023 della CORTE APPELLO di FIRENZE
dato avviso alle parti;
udita la relazione svolta dal Consigliere COGNOME;
RITENUTO IN FATTO E CONSIDERATO IN DIRITTO
Considerato che COGNOME NOME ricorre avverso la sentenza della Corte di appello di Fi in epigrafe indicata, che ha dichiarato inammissibile, per tardività, l’appello nell”interesse dell’imputato, avverso la sentenza di condanna inflitta in primo grado all per i reati di cui agli artt.81, 110, 117, 476 cod. pen.;
Rilevato che il primo e il secondo motivo di ricorso, con cui si eccepisce la pres dei reati e la non tardività dell’appello sono manifestamente infondati, risultando corr pronunciata la declaratoria di inammissibilità per essere stato l’appello depositato tar in data 30.10.2017, laddove la sentenza di primo grado, pronunciata il 6.12.2016, depositata nel termine di legge di quindici giorni di cui all’art. 544, comma 2, del cod (in data 7.12.2016), con la conseguenza che il termine per impugnare di giorni trenta, 591 lett. c) e 585 lett. b) cod. proc. pen. – applicabili nel caso di specie nella riforma Cartabia, senza l’allungamento di cui all’art. 585 comma 1- bis, essendo stata la impugnata emessa prima della sua entrata in vigore risalente al 30.12.2022 (Sez. 5, n. del 03/07/2023, Rv. 285148 – 01) – era già ampiamente scaduto il 20.1.2017 (d’altra pa pure si aggiungessero i quindici giorni indicati in ricorso, l’appello rimarrebbe comunque t con la ulteriore conseguenza che a fronte della inammissibilità dell’appello per tardivit essere rilevata la prescrizione del reato – successiva, peraltro, a differenza di quanto difesa, alla sentenza di primo grado (cfr. Sez. U, Sentenza n. 12602 del 17/12/201 25/03/2016, COGNOME, Rv. 266818 – 01);
Rilevato, pertanto, che il ricorso deve essere dichiarato inammissibile, con la co del ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favor Cassa delle ammende.
P. Q. M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese proces al versamento della somma di tremila euro in favore della cassa delle ammende.
Così deciso il 16 maggio 2024
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