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Appello tardivo: processo in assenza e termini

La Corte di Cassazione dichiara inammissibili due ricorsi a causa di un appello tardivo. La sentenza chiarisce la cruciale differenza tra l’imputato ‘assente’ e ‘contumace’ (istituto abrogato) ai fini del calcolo dei termini per l’impugnazione. Per l’imputato assente, ma consapevole del processo, il termine per appellare decorre dalla scadenza del termine per il deposito della motivazione della sentenza, e non dalla successiva notifica di un ordine di esecuzione.

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Pubblicato il 13 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Appello Tardivo nel Processo in Assenza: Analisi di una Sentenza della Cassazione

L’esito di un processo penale può dipendere dal rigoroso rispetto dei termini processuali. Un appello tardivo può vanificare ogni strategia difensiva, come dimostra una recente sentenza della Corte di Cassazione. Il caso analizzato offre un’importante lezione sulla differenza tra il vecchio istituto della ‘contumacia’ e l’attuale ‘processo in assenza’, e su come questa distinzione influenzi i termini per impugnare una sentenza di condanna.

I Fatti del Processo

Due persone vengono condannate in primo grado per il reato di atti persecutori (stalking). Durante tutto il processo, gli imputati non si presentano mai in aula, pur essendo stati regolarmente informati dell’avvio del procedimento a loro carico. La Corte d’Appello, successivamente adita, dichiara i loro appelli inammissibili perché presentati fuori tempo massimo.

I difensori ricorrono quindi in Cassazione, sostenendo che i loro assistiti non avevano avuto conoscenza del deposito della sentenza di primo grado e che, pertanto, il termine per l’appello avrebbe dovuto decorrere solo dal momento in cui avevano ricevuto la notifica dell’ordine di esecuzione della pena. La loro tesi si fondava sull’idea che gli imputati dovessero essere considerati ‘contumaci’, con le relative garanzie di notifica.

La Questione Giuridica: Processo in Assenza vs Contumacia

Il cuore della decisione della Cassazione risiede nella distinzione fondamentale tra due istituti processuali:

* La Contumacia: Istituto ormai abrogato dalla legge n. 67/2014, che prevedeva specifiche tutele per l’imputato non presente, tra cui la notifica dell’estratto della sentenza di condanna (il cosiddetto ‘estratto contumaciale’). Da questa notifica decorrevano i termini per l’impugnazione.
* Il Processo in Assenza: L’attuale disciplina si applica quando l’imputato, pur avendo ricevuto regolare notifica dell’atto di citazione a giudizio e quindi essendo a conoscenza del processo, sceglie deliberatamente di non partecipare. In questo caso, la legge non prevede alcuna notifica personale della sentenza all’imputato assente.

La Corte ha verificato che gli imputati avevano ricevuto personalmente la notifica sia dell’avviso di conclusione delle indagini sia del decreto di citazione a giudizio. Pertanto, la loro mancata partecipazione li qualificava come ‘assenti’ e non ‘contumaci’, con la conseguenza che il processo a loro carico si è svolto correttamente secondo la nuova normativa.

L’Appello Tardivo e il Calcolo dei Termini

La Suprema Corte ha chiarito che, nel caso di imputato giudicato in assenza, il termine per proporre appello non decorre da una comunicazione personale della sentenza, ma segue le regole ordinarie. Il calcolo è il seguente:
1. Data di pronuncia della sentenza in udienza.
2. Scadenza del termine legale per il deposito delle motivazioni da parte del giudice (in questo caso, 45 giorni).
3. Da questa scadenza, inizia a decorrere il termine per l’impugnazione (altri 45 giorni).

Nel caso di specie, la sentenza di primo grado era stata pronunciata il 13 settembre 2022. Il termine ultimo per impugnare scadeva l’11 dicembre 2022. Gli appelli, presentati a marzo e aprile 2023, erano quindi palesemente tardivi.

Il Rigetto dell’Istanza di Remissione in Termini

I difensori avevano anche tentato la via della ‘remissione in termini’, un istituto che permette di ‘recuperare’ un termine scaduto. Tuttavia, la Cassazione ha respinto anche questa richiesta, sottolineando che la remissione è concessa solo in caso di ‘caso fortuito’ o ‘forza maggiore’, cioè eventi imprevedibili e insuperabili che hanno impedito di agire in tempo. La semplice mancata conoscenza del deposito di una sentenza, nel contesto di un processo in assenza di cui si era a conoscenza, non rientra in queste categorie.

Le Motivazioni della Cassazione

La Corte di Cassazione ha motivato la sua decisione di inammissibilità basandosi sulla corretta applicazione della disciplina del processo in assenza. Poiché era stata data prova certa della conoscenza del procedimento da parte degli imputati (tramite notifiche a mani proprie), la loro scelta di non partecipare non poteva tradursi in un vantaggio processuale, come una proroga dei termini di impugnazione. La legge presume che l’imputato assente, assistito da un difensore di fiducia, si attivi per conoscere l’esito del processo. Non sussisteva alcun obbligo per il giudice di notificare loro la sentenza, né l’estratto né le motivazioni. Di conseguenza, la Corte d’Appello aveva correttamente dichiarato l’appello tardivo e, pertanto, inammissibile.

Conclusioni

Questa sentenza ribadisce un principio fondamentale: la consapevolezza di essere sottoposti a un processo penale comporta l’onere di seguirne gli sviluppi. La scelta di rimanere assenti non sospende i termini processuali né crea un diritto a ricevere notifiche personali della sentenza. Per gli operatori del diritto e per i cittadini, emerge con chiarezza l’importanza di mantenere un contatto costante con il proprio difensore e di monitorare attivamente lo stato del procedimento per non incorrere in decadenze irreparabili come quella di un appello tardivo.

Quando un appello è considerato tardivo nel processo in assenza?
Un appello è considerato tardivo se viene depositato dopo la scadenza del termine per impugnare, il quale decorre dalla scadenza del termine legale concesso al giudice per il deposito della motivazione della sentenza. Per l’imputato assente non è prevista una notifica personale della sentenza da cui far partire il conteggio.

Qual è la differenza tra imputato ‘assente’ e ‘contumace’ ai fini dell’impugnazione?
L’imputato ‘contumace’ era una figura di un istituto processuale abrogato che prevedeva la notifica obbligatoria dell’estratto della sentenza di condanna, da cui decorrevano i termini per appellare. L’imputato ‘assente’, secondo la normativa vigente, è colui che, pur a conoscenza del processo, decide di non partecipare; per lui non è prevista alcuna notifica della sentenza e i termini per l’impugnazione decorrono secondo le regole ordinarie.

È possibile ottenere la ‘remissione in termini’ per un appello tardivo se l’imputato assente non era a conoscenza del deposito della sentenza?
No, sulla base di questa sentenza non è possibile. La Corte di Cassazione ha stabilito che la mancata conoscenza del deposito della sentenza non costituisce ‘caso fortuito’ o ‘forza maggiore’, requisiti indispensabili per la concessione della remissione in termini, specialmente quando l’imputato era consapevole del procedimento a suo carico.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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