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Appello PM su sequestro: inammissibile senza periculum

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un Procuratore Europeo avverso l’annullamento di un sequestro preventivo. La decisione si fonda sulla carenza di interesse del ricorrente, il quale aveva basato il proprio appello esclusivamente sulla sussistenza del ‘fumus commissi delicti’ (l’apparenza del reato), omettendo completamente di argomentare in merito al ‘periculum in mora’ (il rischio di dispersione dei beni). La Corte ha ribadito che, per ottenere il ripristino di una misura cautelare reale, l’accusa deve dimostrare la presenza di entrambi i requisiti, pena l’inammissibilità dell’impugnazione.

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Pubblicato il 26 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Appello PM su sequestro: inammissibile senza periculum in mora

Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 22819 del 2024, ha riaffermato un principio cruciale in materia di misure cautelari reali: l’appello del Pubblico Ministero contro l’annullamento di un sequestro preventivo è inammissibile se si limita a contestare la sussistenza del fumus commissi delicti (l’apparenza del reato), senza argomentare anche sul secondo, indispensabile requisito: il periculum in mora, ossia il pericolo concreto che i beni vengano dispersi. Questa decisione sottolinea l’importanza di una visione utilitaristica dell’impugnazione, che deve mirare a un risultato pratico e non solo a una mera affermazione di principio.

I Fatti del Caso: Annullamento di un Sequestro Preventivo

Il caso trae origine da un’indagine per i reati di truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche e di falso. Il Procuratore Europeo delegato aveva disposto un sequestro preventivo, finalizzato alla confisca, di una somma superiore a 50.000 euro nei confronti di un indagato. Quest’ultimo, secondo l’accusa, avrebbe ottenuto fondi pubblici presentando autocertificazioni non veritiere, attestando falsamente l’assenza di precedenti condanne, di debiti con l’Erario e la regolarità sanitaria del proprio bestiame.

Il Tribunale del Riesame di Catanzaro, tuttavia, aveva annullato il decreto di sequestro. Avverso tale ordinanza, il Procuratore Europeo ha proposto ricorso per cassazione, lamentando un’errata applicazione della legge e la contraddittorietà della motivazione, concentrando però le proprie doglianze esclusivamente sulla sussistenza del fumus commissi delicti.

La Questione Giuridica: L’Appello del PM e l’onere di dimostrare il periculum in mora

Il cuore della questione sottoposta alla Corte di Cassazione non era tanto la colpevolezza o meno dell’indagato, quanto i requisiti di ammissibilità del ricorso del Pubblico Ministero. L’organo di accusa, infatti, deve dimostrare di avere un “interesse a ricorrere”, ovvero un interesse concreto e attuale a ottenere una riforma del provvedimento impugnato che porti a un risultato favorevole.

La contestazione del solo fumus commissi delicti

Il Procuratore ricorrente ha incentrato il suo appello sulla tesi che le false attestazioni integrassero pienamente i reati contestati, costituendo quindi un solido fumus commissi delicti. Tuttavia, non ha speso una sola parola per argomentare sulla sussistenza dell’altro pilastro del sequestro preventivo: il periculum in mora. Quest’ultimo consiste nel rischio concreto e attuale che, nelle more del procedimento, l’indagato possa disperdere, occultare o alienare i beni, rendendo così vana un’eventuale futura confisca.

Le motivazioni della Cassazione sull’importanza del periculum in mora

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile proprio per questa lacuna argomentativa. Richiamando un consolidato orientamento giurisprudenziale, anche delle Sezioni Unite, i giudici hanno spiegato che l’interesse del Pubblico Ministero a impugnare si concretizza nella possibilità di ottenere il ripristino della misura cautelare. Tale ripristino, però, può avvenire solo se sussistono entrambi i presupposti richiesti dalla legge: il fumus e il periculum.

L’onere della prova a carico dell’appellante

Di conseguenza, l’appellante che si veda annullare una misura cautelare per difetto di uno dei requisiti (in questo caso, il fumus, secondo la valutazione del Tribunale) non può limitarsi a contestare quel singolo punto. Ha l’onere di argomentare e fornire elementi a sostegno della sussistenza di tutti i presupposti necessari, incluso il periculum in mora. Anche se la Corte di Cassazione avesse dato ragione al Procuratore sul fumus, non avrebbe comunque potuto ripristinare il sequestro, poiché nulla era stato detto o provato riguardo al pericolo di dispersione dei beni. L’accoglimento del ricorso sul solo punto dedotto sarebbe stato, pertanto, inutile e non avrebbe portato a un risultato pratico favorevole per l’accusa.

Le conclusioni e le implicazioni pratiche

La sentenza ribadisce con forza che le impugnazioni nel processo penale non devono essere esercizi teorici, ma strumenti volti a ottenere risultati concreti. Per il Pubblico Ministero che intende appellare un provvedimento di annullamento di una misura cautelare reale, non è sufficiente dimostrare la probabile esistenza del reato. È imperativo e necessario allegare e motivare anche sulla sussistenza del pericolo attuale e concreto che i beni, oggetto della richiesta di vincolo, possano essere sottratti alla garanzia patrimoniale dello Stato. In assenza di una completa rappresentazione di entrambi i presupposti, il ricorso è destinato a essere dichiarato inammissibile per carenza di interesse.

Perché il ricorso del Pubblico Ministero è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile per carenza di interesse, poiché il Procuratore ricorrente si è limitato a contestare il mancato riconoscimento del fumus commissi delicti da parte del Tribunale del riesame, senza prospettare alcunché in ordine al requisito del periculum in mora.

Quali sono i due presupposti fondamentali per l’adozione del sequestro preventivo funzionale alla confisca?
I due presupposti essenziali, che devono sussistere entrambi, sono il fumus commissi delicti (la parvenza di un reato) e il periculum in mora (il pericolo concreto e attuale che la libera disponibilità dei beni possa pregiudicare la futura confisca).

Cosa deve dimostrare il Pubblico Ministero quando impugna un provvedimento che annulla un sequestro?
Il Pubblico Ministero deve dimostrare la sussistenza di tutti i presupposti per l’applicazione della misura, e quindi non solo quelli eventualmente negati dal giudice precedente. Nel caso specifico, avrebbe dovuto argomentare non solo sul fumus commissi delicti, ma anche sull’attualità e concretezza del periculum in mora, per dimostrare l’utilità pratica del suo ricorso.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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