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Appello PM assoluzione: le nuove regole spiegate

Un detenuto è stato assolto dall’accusa di uso illecito di un telefono in carcere nonostante le chiamate ai suoi familiari. Il Procuratore Generale ha impugnato la decisione. La Corte di Cassazione, pur confermando i nuovi e più stringenti limiti all’appello PM assoluzione introdotti dalla legge 114/2024, ha annullato la sentenza per grave vizio di motivazione, rinviando il caso a nuovo giudizio.

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Pubblicato il 27 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Appello PM assoluzione: La Cassazione chiarisce i nuovi limiti

Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 28444/2025) offre un’importante chiave di lettura sulle recenti modifiche legislative riguardanti l’appello PM assoluzione. Il caso, relativo all’uso illecito di un telefono in carcere, ha permesso ai giudici di fare il punto sui poteri di impugnazione del Pubblico Ministero dopo l’entrata in vigore della legge n. 114 del 2024, ribadendo al contempo un principio fondamentale: ogni sentenza, specialmente di assoluzione, deve essere sorretta da una motivazione logica e completa.

Il caso: un telefono in cella e un’assoluzione inattesa

I fatti riguardano un detenuto in un reparto di Alta Sicurezza, accusato del reato previsto dall’art. 391-ter del codice penale per aver utilizzato indebitamente un apparecchio telefonico. Le indagini avevano portato al rinvenimento di un cellulare all’interno dell’istituto penitenziario. Le successive verifiche sui tabulati telefonici avevano rivelato numerose chiamate verso utenze intestate alla sorella e alla convivente del detenuto. Nonostante questi elementi, il Tribunale di primo grado, in sede di giudizio abbreviato, aveva assolto l’imputato ‘per non aver commesso il fatto’, ritenendo le prove insufficienti a dimostrare che fosse stato proprio lui a detenere o utilizzare il telefono.
Contro questa decisione, il Procuratore Generale presso la Corte d’appello ha proposto ricorso per cassazione, lamentando sia la violazione di legge che un vizio di motivazione grave, definendola assente, contraddittoria e illogica.

La questione giuridica e i limiti all’appello PM assoluzione

Il cuore della pronuncia della Cassazione risiede nell’analisi preliminare sulla ammissibilità del ricorso alla luce della novella legislativa del 2024. La legge n. 114/2024 ha modificato l’art. 593 del codice di procedura penale, stabilendo che ‘Il pubblico ministero non può appellare contro le sentenze di proscioglimento per i reati di cui all’articolo 550, commi 1 e 2’ (reati per cui è prevista la citazione diretta a giudizio).
La Corte ha dovuto chiarire se questo nuovo limite si applicasse anche alle sentenze di proscioglimento emesse, come nel caso di specie, all’esito di un giudizio abbreviato. La risposta è stata affermativa. I giudici hanno spiegato che il potere di appello del PM deriva dalla norma generale (art. 593 c.p.p.) e non da una disposizione specifica del rito abbreviato. Di conseguenza, la limitazione introdotta dalla riforma del 2024 alla regola generale si estende necessariamente anche alle sentenze emesse con riti alternativi.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

Nonostante l’interpretazione restrittiva della nuova norma, la Cassazione ha accolto il ricorso del Procuratore Generale, concentrandosi sulla qualità della motivazione della sentenza impugnata.

La prova insufficiente e la motivazione ‘scarna’

La Suprema Corte ha ritenuto che il Tribunale avesse raggiunto la decisione assolutoria in modo illogico. Gli elementi a disposizione, ovvero la ‘duplicità dei contatti’ verso le persone più vicine all’imputato (la convivente e la sorella), costituivano una prova di reità solida e convincente. Era infatti l’imputato l’unica persona ad avere un interesse concreto e diretto a effettuare quelle chiamate dall’interno del penitenziario.
Il giudice di primo grado, secondo la Cassazione, ha errato nel non considerare questo quadro indiziario come una prova sufficiente, omettendo di fornire una spiegazione logica e coerente per la sua decisione. La motivazione della sentenza di assoluzione è stata definita ‘scarna’, ovvero talmente sintetica da risultare insufficiente a giustificare il proscioglimento di fronte a prove di tale peso.

Le conclusioni: cosa cambia in pratica

La sentenza è di grande rilevanza per due motivi. In primo luogo, consolida l’interpretazione secondo cui i nuovi limiti all’appello PM assoluzione per i reati a citazione diretta si applicano a prescindere dal rito con cui si è giunti alla sentenza. In secondo luogo, e con ancora maggior forza, riafferma un principio cardine del nostro sistema processuale: l’obbligo di motivazione non può essere eluso. Un’assoluzione basata su una valutazione illogica o su una spiegazione insufficiente degli elementi di prova è illegittima e può essere annullata. Anche in un quadro normativo che limita i poteri di impugnazione dell’accusa, il controllo di legittimità della Cassazione sulla coerenza logica delle decisioni dei giudici di merito rimane un presidio irrinunciabile per la corretta amministrazione della giustizia.

Dopo la riforma del 2024, il Pubblico Ministero può ancora appellare una sentenza di assoluzione emessa con rito abbreviato?
No, se il reato rientra tra quelli per cui è prevista la citazione diretta a giudizio (art. 550 c.p.p.). La Corte ha chiarito che il nuovo limite al potere di appello del PM, introdotto dalla legge n. 114/2024, si applica anche alle sentenze di proscioglimento pronunciate all’esito di un giudizio abbreviato.

Perché la Corte di Cassazione ha annullato la sentenza di assoluzione in questo caso specifico?
La Corte ha annullato l’assoluzione perché ha ritenuto la motivazione del giudice di primo grado ‘scarna’, ovvero insufficiente, contraddittoria e illogica. Le prove raccolte (le chiamate dal telefono rinvenuto in carcere ai familiari stretti dell’imputato) erano considerate una prova di colpevolezza quasi certa, e il giudice non ha spiegato adeguatamente perché le ha ritenute non sufficienti.

In questo caso il ricorso del Procuratore era un appello o un ricorso per cassazione?
Si trattava di un ricorso per cassazione. Mentre l’appello è limitato dalla nuova legge, il ricorso per cassazione rimane possibile per denunciare vizi di legittimità, come la violazione di legge o un grave vizio di motivazione, come avvenuto in questa vicenda.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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