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Appello per contravvenzione: la decisione della Corte

Un’imputata, condannata in primo grado per guida in stato di ebbrezza alla sola pena dell’ammenda, ha proposto ricorso in Cassazione. La Suprema Corte ha riqualificato il ricorso come appello, stabilendo un principio chiave sull’appello per contravvenzione: se la legge prevede una pena congiunta (arresto e ammenda), la sentenza è sempre appellabile, anche se il giudice ha erroneamente applicato la sola pena pecuniaria. L’errore del giudice non può limitare il diritto dell’imputato a un riesame nel merito.

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Pubblicato il 20 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Appello per contravvenzione: quando è possibile anche con la sola ammenda

L’ordinanza in esame della Corte di Cassazione chiarisce un importante principio in materia di appello per contravvenzione, specificando le condizioni di ammissibilità dell’impugnazione anche quando il giudice di primo grado abbia erroneamente applicato solo una pena pecuniaria. La decisione sottolinea come il diritto a un riesame nel merito dipenda dalla previsione astratta della norma e non dalla pena concretamente inflitta.

I Fatti del Caso

Una persona veniva condannata dal Tribunale, a seguito di un giudizio abbreviato, per il reato di guida in stato di ebbrezza, previsto dall’articolo 186 del Codice della Strada. Il giudice di primo grado la riteneva colpevole e le infliggeva una pena di 2.000,00 euro di ammenda. La difesa, ritenendo la sentenza viziata sotto diversi profili, proponeva ricorso direttamente in Cassazione.

I Motivi del Ricorso

Il ricorso si fondava su tre motivi principali:
1. Errata riduzione della pena: Si contestava l’applicazione della riduzione di un solo terzo per il rito abbreviato, sostenendo che per i reati contravvenzionali la riduzione dovesse essere della metà.
2. Mancata motivazione sulla non menzione: La difesa lamentava l’assenza di motivazione riguardo al diniego del beneficio della non menzione della condanna nel casellario giudiziale, nonostante l’imputata fosse incensurata.
3. Vizio di motivazione sulla dosimetria della pena: Si criticava la motivazione della sentenza, ritenuta apparente e apodittica, in merito alla determinazione della pena e al diniego delle attenuanti generiche, basate su un’intensità del dolo e una pericolosità della condotta non emergenti dagli atti.

La Decisione della Corte: la Riqualificazione in Appello per Contravvenzione

La Corte di Cassazione, anziché decidere nel merito dei motivi proposti, ha operato una riqualificazione dell’impugnazione. Il ricorso per cassazione è stato convertito in un appello per contravvenzione, con la conseguente trasmissione degli atti alla Corte d’Appello territorialmente competente per la celebrazione del giudizio di secondo grado. Questa decisione si basa su un’attenta analisi della normativa processuale e della sua interpretazione giurisprudenziale.

Le Motivazioni

Il cuore della decisione risiede nell’interpretazione dell’articolo 593, comma 3, del codice di procedura penale. Questa norma stabilisce che le sentenze relative a contravvenzioni sono inappellabili solo se per esse è prevista la sola pena dell’ammenda o una pena alternativa. La Corte ha osservato che il reato contestato (art. 186, commi 2, lett. b), 2-bis e 2-sexies del Codice della Strada) è punito con una pena congiunta, ovvero sia con l’arresto che con l’ammenda.

Il fatto che il giudice di primo grado abbia, erroneamente, applicato unicamente la pena pecuniaria dell’ammenda non cambia la natura del reato né le forme di impugnazione previste dalla legge. Secondo la giurisprudenza consolidata della Suprema Corte, per stabilire se una sentenza sia appellabile o meno, si deve guardare alla pena prevista in astratto dalla norma incriminatrice, non a quella inflitta in concreto dal giudice. Un errore nell’irrogazione della sanzione non può comprimere il diritto dell’imputato a un riesame completo del merito, garantito dall’appello.

Le Conclusioni

L’ordinanza riafferma un principio di garanzia fondamentale: il diritto all’appello per le contravvenzioni punite con pena congiunta non viene meno a causa di un errore del giudice di primo grado. La decisione assicura che l’imputato possa beneficiare di un secondo grado di giudizio nel merito, dove potranno essere rivalutati sia i fatti che le questioni di diritto sollevate dalla difesa. La Corte di Cassazione, con questa pronuncia, ha corretto un’impostazione processuale errata, rimettendo il procedimento sul giusto binario e garantendo il pieno rispetto del doppio grado di giurisdizione.

Quando una sentenza per una contravvenzione è appellabile?
Secondo la Corte, una sentenza per una contravvenzione è appellabile quando la norma di legge che la punisce prevede una pena congiunta di arresto e ammenda. L’appellabilità non viene meno neanche se il giudice, per errore, applica in concreto solo la pena pecuniaria dell’ammenda.

Cosa succede se un giudice condanna solo a una pena pecuniaria per un reato che prevede anche l’arresto?
L’errore del giudice non modifica il regime delle impugnazioni. La sentenza rimane appellabile. Pertanto, un ricorso per cassazione proposto contro tale sentenza deve essere riqualificato come appello e trasmesso alla Corte d’Appello competente per il giudizio.

Qual è il criterio per determinare se una sentenza per contravvenzione è appellabile?
Il criterio decisivo è la pena prevista in astratto dalla legge per quel reato. Se la legge prevede una pena congiunta (arresto e ammenda), la sentenza è sempre appellabile. Se invece prevede solo l’ammenda o una pena alternativa, la sentenza non è appellabile.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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