LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Appello penale: quando è inammissibile? La Cassazione

La Corte di Cassazione conferma la dichiarazione di un appello penale inammissibile per mancanza di specificità. Il caso riguardava una condanna per truffa consumata. L’appellante si era limitato a riproporre la tesi del reato tentato, senza confrontarsi con la motivazione della sentenza di primo grado che evidenziava come parte del profitto illecito fosse già pervenuto a un complice. La Suprema Corte ribadisce che un’impugnazione, per essere ammissibile, deve contenere una critica puntuale e argomentata delle ragioni della decisione impugnata, e non una mera riproposizione delle proprie tesi.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 28 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Appello Penale Inammissibile: La Guida della Cassazione

Presentare un ricorso è un diritto fondamentale, ma come va scritto per evitare che sia dichiarato un appello penale inammissibile? Una recente sentenza della Corte di Cassazione (Sent. n. 23095/2025) offre chiarimenti cruciali sulla necessità di specificità dei motivi, distinguendo nettamente tra una critica argomentata e una semplice riproposizione delle proprie tesi difensive. Questo caso, nato da una condanna per truffa, diventa un’importante lezione procedurale per avvocati e imputati.

I Fatti del Caso: Dalla Condanna per Truffa all’Appello

Il punto di partenza è una condanna emessa dal Tribunale di Bologna. Un imputato viene giudicato colpevole di truffa consumata in concorso e condannato a una pena detentiva e a una multa. Secondo la ricostruzione del primo giudice, l’imputato, insieme a un complice, aveva indotto una vittima a effettuare diverse ricariche su carte prepagate per un totale considerevole.

La difesa, non accettando la qualificazione del reato come “consumato”, propone appello, sostenendo che si trattasse solo di “tentativo”. La tesi difensiva si basava sul fatto che la somma principale, accreditata sulla carta dell’imputato, era stata bloccata dall’istituto di credito prima che egli potesse incassarla, impedendo così il consolidamento del profitto e del danno. Tuttavia, la Corte d’appello di Bologna dichiara l’impugnazione inammissibile per difetto di specificità, spingendo la difesa a ricorrere in Cassazione.

La Decisione: Perché l’Appello Penale è Stato Giudicato Inammissibile

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, confermando la decisione della Corte territoriale. Il fulcro della motivazione risiede nell’articolo 581, comma 1-bis, del codice di procedura penale. Questa norma richiede che l’atto di impugnazione contenga una critica puntuale delle ragioni di fatto e di diritto esposte nella sentenza impugnata.

Nel caso specifico, la difesa si era limitata a riaffermare la tesi del tentativo di truffa, ignorando completamente un elemento decisivo evidenziato dal Tribunale: mentre la somma principale destinata all’imputato era stata bloccata, il complice aveva ricevuto e incassato diverse ricariche, per un importo significativo, che non erano mai state restituite alla vittima. Questo fatto, secondo i giudici, dimostrava in modo inequivocabile che il reato si era già consumato, poiché un danno effettivo per la vittima e un profitto ingiusto per uno dei concorrenti si erano già realizzati.

L’appello è risultato generico non perché la tesi fosse debole, ma perché non si è confrontato con il cuore della motivazione della prima sentenza. Invece di smontare l’argomentazione del giudice sul ruolo e il profitto del complice, la difesa ha semplicemente riproposto la propria versione dei fatti, venendo meno a quel “dialogo critico” con la sentenza impugnata che la legge esige.

Le Motivazioni

La Suprema Corte ha colto l’occasione per ribadire i principi stabiliti dalla celebre sentenza “Galtelli” delle Sezioni Unite. Un appello non può essere una mera ripetizione delle argomentazioni già svolte in primo grado. Deve, invece, individuare i passaggi logici e giuridici della sentenza che si ritengono errati e spiegare in modo specifico il perché. La Corte ha chiarito che il giudice d’appello non può dichiarare un ricorso inammissibile solo perché lo ritiene “manifestamente infondato” (una valutazione di merito), ma deve farlo quando manca proprio il requisito della specificità, cioè una critica mirata.

In questo caso, la Corte d’appello ha correttamente applicato tale principio. Ha rilevato che l’atto di impugnazione non contestava la ricostruzione dei fatti (l’accredito delle somme al complice), ma la ignorava, obliterando una parte fondamentale del ragionamento del Tribunale. Questa omissione ha reso l’appello privo della necessaria specificità estrinseca, giustificandone la dichiarazione di inammissibilità.

Le Conclusioni

La sentenza rappresenta un monito fondamentale: la redazione di un atto di appello richiede un’analisi approfondita e una critica strutturata della decisione di primo grado. Non è sufficiente avere una tesi difensiva alternativa; è indispensabile dimostrare perché la motivazione del giudice è sbagliata, punto per punto. La mancata confutazione di elementi fattuali decisivi, come il profitto ottenuto da un complice, trasforma un’impugnazione in un esercizio sterile, destinato a essere dichiarato inammissibile. Per la difesa, ciò significa non solo perdere un’opportunità processuale, ma anche vedere la condanna diventare definitiva, con l’aggiunta del pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

Quando un appello penale viene dichiarato inammissibile per mancanza di specificità?
Un appello è inammissibile quando non contiene una critica puntuale ed esplicita alle ragioni di fatto o di diritto della sentenza impugnata. Non basta riproporre le proprie tesi, ma è necessario confrontarsi specificamente con la motivazione del giudice di primo grado, evidenziandone gli errori.

Qual è la differenza tra truffa tentata e consumata secondo questa sentenza?
La truffa si considera consumata nel momento in cui la vittima subisce un danno e il reo (o un suo complice) consegue un ingiusto profitto. Anche se la somma principale destinata a uno degli autori del reato viene bloccata, il reato è comunque consumato se un complice ha già incassato altre somme che non sono state restituite alla vittima.

Un giudice d’appello può dichiarare un appello inammissibile solo perché lo ritiene infondato?
No. La Corte di Cassazione, richiamando principi consolidati, chiarisce che la manifesta infondatezza dei motivi non è una causa di inammissibilità per il giudice d’appello (a differenza del ricorso per cassazione). L’inammissibilità in appello deve basarsi su ragioni procedurali, come la mancanza di specificità dei motivi.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati