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Appello penale inammissibile: il mandato specifico

La Corte di Cassazione dichiara un appello penale inammissibile a causa della mancata presentazione di un mandato specifico a impugnare da parte del difensore. La sentenza, applicando il principio ‘tempus regit actum’, sottolinea come questo adempimento sia essenziale per procedere, specialmente quando l’imputato è assente, per garantire la sua consapevolezza nel proseguire il giudizio. La decisione assorbe e non esamina i motivi di merito del ricorso.

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Pubblicato il 14 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Appello Penale Inammissibile: La Lezione della Cassazione sul Mandato Specifico

Nel complesso mondo della procedura penale, la forma è sostanza. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ribadisce questo principio, dichiarando un appello penale inammissibile non per questioni di merito, ma per un vizio procedurale fondamentale: la mancanza di un mandato specifico a impugnare da parte del difensore. Questo caso offre uno spunto cruciale per comprendere l’importanza degli adempimenti formali, specialmente quando l’imputato è giudicato in assenza.

I Fatti del Processo

La vicenda giudiziaria ha origine da una condanna per il reato di detenzione a fini di spaccio di sostanze stupefacenti. Un uomo era stato ritenuto colpevole dal Tribunale di Verona per il possesso di 30 grammi di hashish. La sentenza di primo grado era stata successivamente confermata dalla Corte d’appello di Venezia. Nonostante le attenuanti generiche fossero state ritenute equivalenti alla recidiva contestata, la pena inflitta era di 6 mesi di reclusione e 1.200 euro di multa. Insoddisfatto della decisione, il difensore dell’imputato ha proposto ricorso per cassazione.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

Il difensore aveva articolato il ricorso su tre distinti motivi, cercando di scardinare la sentenza d’appello sotto diversi profili:

1. Violazione di legge processuale: Si lamentava il rigetto di una richiesta di rinvio per legittimo impedimento del difensore, considerata cruciale per la difesa.
2. Mancato riconoscimento di un’attenuante: Si contestava la mancata applicazione dell’attenuante del risarcimento del danno, erroneamente ritenuta incompatibile con il reato di spaccio.
3. Errata valutazione della recidiva: Si deduceva una violazione di legge e un difetto di motivazione riguardo alla richiesta di escludere la recidiva.

Tuttavia, nessuno di questi motivi è stato esaminato nel merito dalla Corte Suprema.

La Decisione della Cassazione: L’Appello Penale Inammissibile

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 7102 del 2025, ha dichiarato il ricorso inammissibile. La decisione si fonda su un unico, ma assorbente, profilo di carattere puramente procedurale: il difetto di legittimazione del difensore a impugnare. Questo vizio ha precluso alla Corte qualsiasi valutazione sul contenuto delle doglianze presentate.

Le Motivazioni della Sentenza

Il cuore della decisione risiede nell’applicazione rigorosa delle norme che regolano l’impugnazione da parte del difensore di un imputato assente. La Corte ha spiegato che, per garantire che l’impugnazione sia espressione della volontà consapevole dell’imputato, la legge richiede specifici adempimenti.

In particolare, il difensore che impugna una sentenza per conto di un assistito giudicato in assenza deve depositare, insieme all’atto di impugnazione, uno specifico mandato a impugnare, rilasciato dall’imputato dopo la pronuncia della sentenza. Tale mandato deve contenere anche la dichiarazione o l’elezione di domicilio.

Nel caso di specie, lo stesso difensore ha ammesso la mancanza di tale mandato. La Corte ha applicato il principio tempus regit actum (il tempo regola l’atto), chiarendo che la normativa di riferimento è quella in vigore al momento della proposizione del ricorso (23 maggio 2024). A quella data, tale adempimento era richiesto a pena di inammissibilità. Le successive modifiche normative, che hanno parzialmente alleggerito questi oneri, non potevano essere applicate retroattivamente a un atto processuale già compiuto.

La ratio della norma è chiara: evitare che i processi proseguano all’insaputa dell’imputato. Il mandato specifico serve a certificare che l’assistito sia stato informato dell’esito del grado di giudizio precedente e abbia manifestato la volontà di continuare la battaglia legale.

Le Conclusioni

La pronuncia in esame è un monito severo sull’importanza della diligenza procedurale. Anche in presenza di argomenti di merito potenzialmente fondati, un errore formale come la mancata allegazione del mandato specifico può rendere vano l’intero sforzo difensivo. Per gli avvocati, emerge la necessità di una scrupolosa attenzione a tutti gli adempimenti richiesti, specialmente quando si assiste un cliente non presente in aula. Per gli imputati, sottolinea l’importanza di mantenere un contatto costante e attivo con il proprio legale, formalizzando ogni decisione processuale cruciale. In definitiva, questa sentenza riafferma che nel diritto, la via per ottenere giustizia passa inevitabilmente attraverso il rispetto delle sue regole.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile senza entrare nel merito delle questioni sollevate?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile per un motivo procedurale preliminare e assorbente: il difensore non ha depositato lo specifico mandato a impugnare, rilasciato dall’imputato dopo la sentenza d’appello, come richiesto dalla legge per l’imputato giudicato in assenza.

Cosa significa il principio ‘tempus regit actum’ applicato in questa sentenza?
Significa che la validità e i requisiti di un atto processuale, come un ricorso, sono disciplinati dalla legge in vigore nel momento in cui l’atto viene compiuto. Pertanto, la Corte ha applicato le norme vigenti alla data di proposizione del ricorso, non quelle eventualmente più favorevoli entrate in vigore successivamente.

Qual è lo scopo del ‘mandato specifico ad impugnare’ richiesto dalla legge?
Lo scopo è garantire che l’imputato, specialmente se assente durante il processo, sia pienamente consapevole dell’esito sfavorevole del giudizio e manifesti una volontà espressa e cosciente di proseguire con l’impugnazione, evitando che il procedimento continui a sua insaputa.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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