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Appello parte civile: sì per reati minori

La Corte di Cassazione ha affermato il diritto della parte civile di proporre appello contro una sentenza di assoluzione del Giudice di Pace per reati minori, anche dopo la Riforma Cartabia. Il caso riguardava un appello parte civile per percosse e minaccia, inizialmente dichiarato inammissibile dal Tribunale. La Suprema Corte, citando un recente intervento delle Sezioni Unite, ha annullato tale decisione, riqualificando l’impugnazione come appello e ribadendo la prevalenza del diritto della parte civile a un riesame nel merito.

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Pubblicato il 23 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Appello Parte Civile: La Cassazione Conferma l’Ammissibilità per i Reati Minori

L’appello parte civile contro le sentenze di assoluzione del Giudice di Pace per reati minori è un tema che ha generato incertezza dopo la Riforma Cartabia. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha finalmente chiarito la questione, affermando un principio fondamentale a tutela delle vittime di reato. La decisione stabilisce che il diritto della parte civile di impugnare una sentenza di assoluzione non è stato limitato dalle recenti modifiche legislative, garantendo così il pieno accesso a un secondo grado di giudizio per le pretese risarcitorie.

I Fatti del Caso

Una cittadina, costituitasi parte civile in un procedimento penale, proponeva appello avverso la sentenza del Giudice di Pace che aveva assolto l’imputato dalle accuse di percosse e minaccia. Il Tribunale, in funzione di giudice d’appello, dichiarava l’impugnazione inammissibile. Secondo il Tribunale, la Riforma Cartabia (d.lgs. n. 150/2022), modificando l’art. 593 del codice di procedura penale, aveva sancito l’inappellabilità delle sentenze di proscioglimento per reati puniti con la sola pena pecuniaria o con pena alternativa, categoria in cui rientrano, appunto, le percosse e la minaccia. Di conseguenza, il Tribunale convertiva l’appello in ricorso per cassazione e trasmetteva gli atti alla Suprema Corte.

La Questione Giuridica: Il Diritto di Appello Parte Civile in Discussione

Il nucleo della controversia risiedeva nell’interpretazione del rapporto tra due norme del codice di procedura penale. Da un lato, l’art. 576, che stabilisce in via generale il diritto della parte civile di impugnare, anche con l’appello, le sentenze di proscioglimento. Dall’altro, il nuovo testo dell’art. 593, comma 3, che, a seguito della Riforma Cartabia, esclude l’appellabilità delle sentenze di proscioglimento per reati di minore gravità. Si era quindi creato un contrasto giurisprudenziale: la nuova norma limitativa doveva intendersi applicabile anche alla parte civile, derogando così alla regola generale, oppure il diritto della parte civile rimaneva intatto?

Le Motivazioni della Decisione della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha annullato l’ordinanza del Tribunale, accogliendo la tesi della parte civile. Il punto decisivo della motivazione risiede nel richiamo a una recentissima pronuncia delle Sezioni Unite della stessa Corte (sentenza del 30 gennaio 2025). Le Sezioni Unite hanno risolto il contrasto interpretativo, affermando un principio di diritto chiaro e inequivocabile: «La sentenza di proscioglimento pronunciata dal giudice di pace per un reato punito con pena alternativa è appellabile dalla parte civile che non ha chiesto la citazione a giudizio dell’imputato».

La Suprema Corte ha spiegato che la norma generale contenuta nell’art. 576 c.p.p., che conferisce alla parte civile il potere di impugnare con ogni mezzo previsto, non può considerarsi implicitamente abrogata dalla disposizione specifica dell’art. 593 c.p.p. Quest’ultima, infatti, è volta a limitare il potere di impugnazione delle parti “penali” (pubblico ministero e imputato) per esigenze di deflazione del carico giudiziario, ma non incide sugli interessi puramente civilistici perseguiti dalla parte civile. Il diritto della vittima a ottenere un riesame nel merito della sua richiesta di risarcimento rimane quindi pienamente tutelato attraverso lo strumento dell’appello.

Conclusioni e Implicazioni Pratiche

In conclusione, la Corte di Cassazione ha annullato senza rinvio l’ordinanza impugnata e ha riqualificato l’impugnazione originaria come un valido appello. Gli atti sono stati quindi ritrasmessi al Tribunale competente per la celebrazione del giudizio di secondo grado. Questa sentenza ha un’importante implicazione pratica: rafforza la tutela delle vittime di reati, anche quelli considerati minori. Viene garantito il loro diritto a un secondo esame di merito per le proprie pretese risarcitorie, impedendo che modifiche procedurali, pensate per il lato penale del processo, ne pregiudichino le legittime aspettative civili. La decisione consolida un orientamento che bilancia le esigenze di efficienza del sistema giudiziario con la fondamentale protezione dei diritti della persona offesa dal reato.

La parte civile può appellare una sentenza di assoluzione del Giudice di Pace per reati puniti con sola pena pecuniaria o alternativa?
Sì. La Corte di Cassazione, richiamando una decisione delle Sezioni Unite, ha stabilito che la sentenza di proscioglimento del giudice di pace per un reato punito con pena alternativa o pecuniaria è appellabile dalla parte civile.

La Riforma Cartabia (d.lgs. n. 150/2022) ha eliminato il diritto di appello della parte civile in questi casi?
No. Secondo la Corte, la modifica all’art. 593, comma 3, cod. proc. pen. limita l’appello per il pubblico ministero e l’imputato, ma non deroga alla norma generale (art. 576, comma 1, cod. proc. pen.) che garantisce alla parte civile il diritto di impugnare le sentenze di proscioglimento.

Cosa succede quando un Tribunale dichiara erroneamente inammissibile un appello della parte civile e lo converte in ricorso per cassazione?
La Corte di Cassazione annulla l’ordinanza del Tribunale e riqualifica l’impugnazione come appello, disponendo la trasmissione degli atti al giudice competente per la trattazione nel merito.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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