Appello inammissibile spaccio: quando la Cassazione chiude la porta
Un recente provvedimento della Corte di Cassazione fa luce sui criteri di ammissibilità dei ricorsi, in particolare quando si discute la qualificazione di un reato di spaccio di stupefacenti. La decisione di dichiarare un appello inammissibile per spaccio non è solo una questione procedurale, ma definisce i confini entro cui la difesa può muoversi per contestare una condanna. Analizziamo questa ordinanza per comprendere le ragioni dietro la conferma di una condanna per detenzione di hashish e cocaina.
I Fatti del Caso
La vicenda giudiziaria inizia con la condanna di un individuo da parte del G.i.p. del Tribunale di Lucca per il reato di detenzione a fini di spaccio di sostanze stupefacenti, commesso nel dicembre 2020. La condanna viene integralmente confermata dalla Corte d’Appello di Firenze nell’aprile 2022. Nonostante il riconoscimento delle attenuanti generiche, equivalenti alla recidiva, e la diminuzione della pena per il rito abbreviato, l’imputato decide di presentare ricorso alla Corte di Cassazione.
Il Motivo del Ricorso in Cassazione
L’imputato, tramite il suo difensore, si affida a un unico motivo di ricorso: la violazione di legge e il vizio di motivazione in relazione al mancato riconoscimento dell’ipotesi di ‘fatto di lieve entità’, prevista dal comma 5 dell’art. 73 del d.P.R. 309/1990. Questa norma prevede pene molto più miti per i casi di spaccio considerati minori. La difesa sosteneva che i fatti contestati rientrassero in questa fattispecie meno grave, contestando la qualificazione giuridica data dai giudici di merito.
L’Appello Inammissibile per Spaccio: La Decisione della Corte
La Corte di Cassazione, con una decisione netta, ha dichiarato il ricorso manifestamente infondato e, di conseguenza, inammissibile. Questa pronuncia impedisce un’analisi nel merito delle doglianze presentate, cristallizzando la condanna emessa in appello. La Corte ha stabilito che la sentenza impugnata era supportata da una motivazione adeguata, basata su prove significative e priva di vizi logico-giuridici, anche riguardo alla corretta qualificazione del reato.
Le Motivazioni della Cassazione
La Suprema Corte ha evidenziato due ragioni principali per la sua decisione. In primo luogo, il ricorso è stato considerato una mera reiterazione di censure già esaminate e respinte con motivazioni logiche e idonee dai giudici di merito. In pratica, l’imputato non ha introdotto nuovi e specifici argomenti di diritto, ma ha riproposto le stesse questioni già decise in appello. La Corte d’Appello, infatti, aveva fondato la sua decisione sulla ‘dimostrata capacità organizzativa dell’imputato’, un elemento ritenuto incompatibile con la ‘lieve entità’ del fatto.
In secondo luogo, il ricorso mancava di una ‘specifica critica’ alle argomentazioni della sentenza impugnata. Un ricorso in Cassazione non può limitarsi a esprimere un generico dissenso, ma deve individuare e contestare con precisione i punti deboli, sotto il profilo giuridico, del ragionamento del giudice precedente. L’assenza di tale critica specifica rende l’impugnazione inefficace e, come in questo caso, inammissibile.
Le Conclusioni
L’ordinanza in esame offre una lezione importante: per avere successo in Cassazione, un ricorso non può essere una semplice riproposizione dei motivi d’appello. È necessario articolare una critica puntuale e giuridicamente fondata contro la decisione che si intende impugnare. La declaratoria di inammissibilità comporta conseguenze severe per il ricorrente, che non solo vede confermata la propria condanna, ma viene anche condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria (in questo caso, tremila euro) a favore della Cassa delle ammende. Questa pronuncia ribadisce la funzione della Corte di Cassazione come giudice di legittimità, non come un terzo grado di giudizio sui fatti, e sottolinea l’onere per la difesa di costruire ricorsi solidi e specifici.
Quando un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
Secondo questa ordinanza, un ricorso è inammissibile quando è manifestamente infondato, ad esempio se si limita a ripetere censure già adeguatamente respinte nei gradi di merito, senza muovere una critica specifica e giuridicamente pertinente alle argomentazioni della sentenza impugnata.
Cosa può escludere la qualificazione di un reato di spaccio come ‘fatto di lieve entità’?
Nel caso di specie, i giudici hanno ritenuto che la ‘dimostrata capacità organizzativa dell’imputato’ fosse un elemento decisivo per escludere la fattispecie del fatto di lieve entità, confermando la qualificazione più grave del reato.
Quali sono le conseguenze economiche di un ricorso dichiarato inammissibile?
La declaratoria di inammissibilità comporta per il ricorrente la condanna al pagamento delle spese del procedimento e di una sanzione pecuniaria (nel caso specifico di 3.000 euro) in favore della Cassa delle ammende.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 12258 Anno 2024
Penale Ord. Sez. 7 Num. 12258 Anno 2024
Presidente: COGNOME NOME
Relatore: COGNOME NOME
Data Udienza: 14/12/2023
ORDINANZA
sul ricorso proposto da:
NOME nato il DATA_NASCITA
avverso la sentenza del 21/04/2022 della CORTE APPELLO di FIRENZE
dato avviso alle parti;
udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME;
Motivi della decisione
1.NOME COGNOME ricorre, tramite Difensore, per la cassazione della sentenza con cui la Corte di appello di Firenze il 21 aprile 2022 ha integralmente confermato la decisione, appellata dall’imputato, con la quale il G.i.p. del Tribunale di Lucca il 9 giugno 2021, all’esito del giudizio abbreviato, lo ha riconosciuto responsabile del reato di detenzione a fine di spaccio di hashish e di cocaina (art. 73, commi 1 e 4, del d.P.R. 9 ottobre 1990, n. 309), fatto commesso il 22 dicembre 2020, in conseguenza condannandolo, con le attenuanti generiche e stimate le stesse equivalenti alla recidiva, operata la diminuzione per il rito, alla pena di giustizia.
2.11 ricorrente si affida ad un unico motivo con il quale lamenta promiscuamente violazione di legge e vizio di motivazione, in relazione al mancato riconoscimento nel caso di specie dell’ipotesi di cui al comma 5 dell’art. 73 del d.P.R. n. 309 del 1990.
3.11 ricorso è manifestamente infondato: infatti la pronunzia è corredata da appropriata motivazione, basata su significative acquisizioni probatorie ed immune da vizi logico-giuridici anche quanto al tema, posto nel ricorso, della corretta qualificazione giuridica del fatto.
La doglianza risulta, comunque, meramente reiterativa di profilo di censura già adeguatamente vagliato e disatteso, con idonea e non illogica motivazione da parte dei giudici di merito, fondata sulla dimostrata capacità organizzativa dell’imputato e corredata da corretti argomenti giuridici (p. 4 della sentenza di appello) che non sono scanditi da specifica critica delle argomentazioni poste a base della decisione impugnata.
4.Essendo, in definitiva, il ricorso inammissibile e non ravvisandosi ex art. 616 cod. proc. pen. assenza di colpa nella determinazione della causa di inammissibilità (Corte Cost. sent. n. 186 del 7-13 giugno 2000), alla declaratoria di inammissibilità segue la condanna del ricorrente al pagamento delle spese del procedimento e della sanzione pecuniaria nella misura, che si ritiene congrua e conforme a diritto, che è indicata in dispositivo.
P.Q.M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
Così deciso in Roma, il 14/12/2023.