LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Appello inammissibile: quando non si converte in ricorso

La Corte di Cassazione chiarisce che un appello inammissibile, proposto contro una sentenza di condanna alla sola pena pecuniaria, non si converte automaticamente in ricorso. Se i motivi dell’impugnazione riguardano il merito dei fatti e non la legittimità, il ricorso viene dichiarato inammissibile, impedendo anche la valutazione della prescrizione. Il caso riguardava un imprenditore condannato per violazioni edilizie e inottemperanza a un’ordinanza sindacale.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 15 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Appello Inammissibile: La Cassazione Chiarisce i Limiti della Conversione in Ricorso

Quando si subisce una condanna penale, la scelta del corretto mezzo di impugnazione è un passaggio cruciale che può determinare l’esito dell’intero percorso giudiziario. Un errore in questa fase può portare a una declaratoria di appello inammissibile, con conseguenze irreversibili. Con la sentenza n. 19639/2024, la Corte di Cassazione torna su un principio fondamentale: la conversione di un appello erroneo in ricorso per cassazione non è automatica e dipende dalla sostanza dei motivi presentati.

Il Contesto: Dalle Violazioni Edilizie alla Condanna

Il caso trae origine da una condanna emessa dal Tribunale di Rimini nei confronti del legale rappresentante di una società, nonché proprietario di un immobile. Le accuse erano due:

1. Aver realizzato e utilizzato due strutture metalliche (un pergolato e una tettoia) in assenza del necessario certificato di collaudo statico.
2. Non aver ottemperato a un’ordinanza sindacale che imponeva lo sgombero e la pulizia dell’immobile per ragioni di sicurezza pubblica.

Il Tribunale, riconosciuta la responsabilità dell’imputato, lo aveva condannato al pagamento di due distinte ammende, una per ciascun reato, concedendo la sospensione della pena.

Il Percorso Giudiziario e l’Appello Inammissibile

Contro la sentenza di primo grado, la difesa proponeva appello. Tuttavia, la legge processuale penale stabilisce che le sentenze che condannano alla sola pena pecuniaria (come l’ammenda) non sono appellabili, ma possono essere impugnate direttamente con ricorso per cassazione. La Corte d’Appello di Bologna, rilevando questo errore, dichiarava l’appello inammissibile e, come previsto, convertiva l’impugnazione in ricorso, trasmettendo gli atti alla Corte di Cassazione.

Qui, però, la vicenda ha preso una piega decisiva. La Suprema Corte ha esaminato non solo la forma, ma soprattutto la sostanza dell’atto di impugnazione originario.

La Decisione della Suprema Corte: Nessuna Conversione Automatica

La Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, stabilendo un principio chiaro: la conversione dell’impugnazione non è un automatismo. Per poter convertire un appello in ricorso, è necessario che i motivi addotti abbiano i requisiti di sostanza di un ricorso per cassazione, ovvero devono denunciare violazioni di legge e non un riesame dei fatti.

Le Motivazioni

La Corte ha osservato che i motivi presentati dalla difesa erano tipici di un giudizio di merito, proprio dell’appello. L’imputato, infatti, contestava l’esistenza stessa degli elementi oggettivi e soggettivi dei reati, ad esempio sostenendo che le strutture fossero preesistenti a normative che richiedevano il collaudo o che avesse fatto tutto il possibile per ottemperare all’ordinanza. Queste doglianze richiedono una nuova valutazione delle prove e dei fatti, attività preclusa alla Corte di Cassazione, che è giudice di legittimità e non di merito. Poiché l’intenzione effettiva dell’impugnante era quella di ottenere un secondo giudizio sui fatti (non consentito dalla legge per quel tipo di condanna), l’atto non poteva essere convertito in un valido ricorso. L’errata scelta dello strumento processuale, in questo caso, si è rivelata fatale.

Le Conclusioni

Questa sentenza ribadisce un’importante lezione processuale: la forma dell’impugnazione deve corrispondere alla sua sostanza. Non basta nominare un atto ‘ricorso’ se le argomentazioni contenute sono quelle di un ‘appello’. La Corte valuta l’intenzione reale dell’impugnante e il contenuto effettivo delle censure. Una conseguenza diretta e grave dell’inammissibilità del ricorso è l’impossibilità per la Corte di rilevare l’eventuale prescrizione dei reati. La condanna, pertanto, è diventata definitiva, con l’obbligo per il ricorrente di pagare le spese processuali e una somma alla cassa delle ammende. La scelta del giusto mezzo di impugnazione non è un mero formalismo, ma un requisito essenziale per la difesa dei propri diritti.

È sempre possibile appellare una sentenza penale di primo grado?
No. La sentenza chiarisce che le pronunce di condanna alla sola pena pecuniaria, come l’ammenda, non sono soggette ad appello, ma possono essere impugnate unicamente tramite ricorso per cassazione.

Se si sbaglia a presentare un appello, questo viene automaticamente convertito in un ricorso per cassazione?
No, la conversione non è automatica. La Corte di Cassazione valuta le reali intenzioni dell’impugnante e l’effettivo contenuto dell’atto. Se i motivi sono propri di un giudizio di merito (riesame dei fatti), tipici dell’appello, e non di un giudizio di legittimità (violazione di legge), l’impugnazione viene dichiarata inammissibile senza conversione.

La dichiarazione di inammissibilità di un ricorso permette di valutare la prescrizione del reato?
No. Come specificato nella decisione, l’inammissibilità del ricorso impedisce alla Corte di Cassazione di valutare e dichiarare l’eventuale intervenuta prescrizione dei reati contestati.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati