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Appello inammissibile: prescrizione e limiti al merito

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un ex responsabile della ragioneria di un Comune, accusato di falso in bilancio. La Corte d’Appello aveva già dichiarato l’estinzione di alcuni reati per prescrizione, riformando la precedente assoluzione. La Cassazione chiarisce che, in presenza di una causa di estinzione come la prescrizione, il giudice può assolvere nel merito solo se l’innocenza è palese e immediatamente evidente. In assenza di tale evidenza, la prescrizione prevale, rendendo irrilevanti le altre doglianze e portando a un appello inammissibile.

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Pubblicato il 15 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Prescrizione del Reato: Quando Rende un Appello Inammissibile

La recente sentenza della Corte di Cassazione, n. 19193 del 2024, offre un’importante lezione sul rapporto tra prescrizione del reato e l’ammissibilità dei motivi di ricorso. Il caso riguarda un ex dirigente pubblico accusato di falso nei bilanci di un Comune. La decisione finale di dichiarare l’appello inammissibile evidenzia un principio fondamentale del nostro ordinamento processuale: la prevalenza delle cause di estinzione del reato, come la prescrizione, sulla valutazione di merito, a meno che l’innocenza non sia di palese evidenza.

I Fatti: La Contestazione di Falso in Bilancio a un Ente Locale

Al centro della vicenda vi è un ex responsabile della Ragioneria generale di un importante Comune italiano. Secondo l’accusa, in concorso con altri soggetti, avrebbe falsamente rappresentato la situazione economico-finanziaria dell’ente nei rendiconti di bilancio relativi agli anni 2009, 2010 e 2011. Le presunte falsificazioni includevano la manipolazione dei cosiddetti ‘residui attivi’ e l’errata classificazione di alcune voci come ‘partite di giro’. L’obiettivo, secondo la Procura, era quello di nascondere un grave disavanzo ed evitare così lo scioglimento del Consiglio Comunale e la dichiarazione di dissesto finanziario.

Lo Sviluppo Processuale: Dall’Assoluzione alla Prescrizione

In primo grado, celebrato con rito abbreviato, il Giudice per le Indagini Preliminari aveva assolto l’imputato con formule diverse a seconda dei capi di imputazione (‘perché il fatto non costituisce reato’ e ‘perché il fatto non sussiste’).

Contro questa decisione, il Pubblico Ministero ha proposto appello. La Corte d’Appello territoriale, in parziale riforma, ha dichiarato il non doversi procedere per alcuni dei reati contestati (relativi agli anni 2009 e 2010) per intervenuta prescrizione, confermando nel resto la sentenza di primo grado.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

L’imputato ha quindi presentato ricorso per Cassazione, lamentando principalmente tre vizi:

1. Mancanza di specificità dell’appello del PM: Si sosteneva che l’appello della Procura fosse generico e si limitasse a riproporre le tesi già respinte in primo grado, rendendolo inammissibile.
2. Mancata rinnovazione dell’istruttoria: La Corte d’Appello non avrebbe disposto una nuova perizia, ritenuta necessaria dalla difesa.
3. Vizio di motivazione: La sentenza di secondo grado sarebbe stata carente nel confutare le argomentazioni che avevano portato all’assoluzione iniziale.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte di Cassazione ha rigettato tutte le doglianze, dichiarando il ricorso inammissibile. Il fulcro della decisione risiede nel principio consolidato secondo cui, in presenza di una causa di estinzione del reato come la prescrizione, il giudice è tenuto a dichiararla immediatamente. Una sentenza di assoluzione nel merito è possibile solo se le prove dell’innocenza dell’imputato sono così chiare ed evidenti da emergere ‘ictu oculi’, cioè a colpo d’occhio, senza la necessità di alcuna analisi approfondita o di un’ulteriore attività istruttoria.

Nel caso specifico, la Corte ha osservato che la situazione non era di palese innocenza, data la complessità dei fatti e gli articolati motivi di appello presentati dal Pubblico Ministero. Di conseguenza, la Corte d’Appello ha agito correttamente dichiarando la prescrizione. Questa declaratoria assorbe e rende irrilevanti le altre questioni sollevate dall’imputato, come la mancata rinnovazione dell’istruttoria o i presunti vizi di motivazione. Se il giudice d’appello non poteva entrare nel merito a causa della prescrizione, non si può contestare in Cassazione che non l’abbia fatto in modo sufficientemente approfondito. Questo meccanismo processuale ha reso, di fatto, l’appello inammissibile nella sua interezza.

Conclusioni

La sentenza ribadisce con forza un principio di economia processuale e di certezza del diritto: la prescrizione, una volta maturata, blocca il processo, salvo i casi di innocenza macroscopica. Per gli imputati, ciò significa che, anche a fronte di un’assoluzione in primo grado, la declaratoria di prescrizione in appello può precludere una conferma della piena innocenza nel merito. Per la difesa, diventa cruciale comprendere che le doglianze sulla motivazione o sulla gestione delle prove diventano inefficaci quando il tempo del processo è scaduto. La decisione della Cassazione, condannando il ricorrente anche al pagamento delle spese e di un’ammenda, sottolinea come insistere su motivi non pertinenti di fronte a una causa estintiva evidente possa portare a un esito processuale sfavorevole.

Se un reato è prescritto, il giudice d’appello può comunque assolvere l’imputato nel merito?
Sì, ma solo a condizione che le circostanze idonee a escludere l’esistenza del fatto, la sua commissione da parte dell’imputato o la sua rilevanza penale emergano dagli atti in modo assolutamente non contestabile. L’innocenza deve essere talmente evidente da poter essere ‘constatata’ immediatamente (‘ictu oculi’), senza necessità di approfondimenti.

Perché la Corte di Cassazione non ha esaminato i presunti vizi di motivazione della sentenza d’appello?
Perché la Corte d’Appello, dichiarando la prescrizione del reato, era obbligata per legge a fermarsi a tale declaratoria, non potendo procedere a un’analisi di merito approfondita. Di conseguenza, le censure relative a una presunta motivazione carente o a una mancata rinnovazione dell’istruttoria diventano irrilevanti, poiché il giudice d’appello non avrebbe comunque potuto compiere quelle attività a causa dell’obbligo di dichiarare la causa estintiva.

Cosa succede se si propone un ricorso per Cassazione basato su motivi che la prescrizione ha reso irrilevanti?
Il ricorso viene dichiarato inammissibile. Come stabilito in questa sentenza, denunciare un ‘vulnus motivazionale’ non ascrivibile alla corte territoriale (che era vincolata a dichiarare la prescrizione) costituisce un motivo di inammissibilità. Questo comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria alla cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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