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Appello inammissibile per guida in stato di ebbrezza

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un’imputata condannata per guida in stato di ebbrezza e sotto l’effetto di stupefacenti. La Corte ha stabilito che se il motivo d’appello è generico e manifestamente infondato, diventa un appello inammissibile ‘ab origine’. Di conseguenza, l’eventuale omissione di pronuncia da parte della Corte d’Appello su tale motivo non può essere censurata in Cassazione per carenza di interesse. La Corte ha inoltre chiarito che la prescrizione non era maturata grazie alle sospensioni previste dalla legge.

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Pubblicato il 7 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Appello Inammissibile: La Cassazione sul Ricorso per Guida in Stato di Ebbrezza

La recente sentenza della Corte di Cassazione n. 11382/2024 offre un’importante lezione sulla necessità di formulare motivi di impugnazione specifici e pertinenti. Il caso riguarda una condanna per guida in stato di ebbrezza e sotto l’effetto di stupefacenti, dove la difesa ha presentato un ricorso basato su un motivo d’appello che la Suprema Corte ha ritenuto del tutto generico, configurando un appello inammissibile fin dall’origine. Analizziamo i dettagli di questa decisione per capire le sue implicazioni pratiche.

I Fatti del Caso: Dalla Condanna al Ricorso

Una conducente veniva fermata dalle forze dell’ordine mentre percorreva una via pubblica in senso di marcia contrario a quello consentito. Sottoposta ai controlli, risultava positiva sia all’alcol test sia ai test per l’assunzione di sostanze stupefacenti. Di conseguenza, il Tribunale di Biella la condannava per le relative contravvenzioni.

La sentenza veniva confermata dalla Corte di Appello di Torino. La difesa, tuttavia, proponeva ricorso per cassazione, lamentando un vizio di motivazione e una violazione di legge. In particolare, si sosteneva che la Corte d’Appello avesse completamente omesso di valutare il primo motivo del gravame, con cui si contestava la sussistenza stessa dei reati. La difesa argomentava che l’imputata, a causa del suo stato di alterazione psicofisica, non avesse avuto consapevolezza delle contestazioni mossele nell’immediato. Inoltre, si eccepiva l’estinzione dei reati per intervenuta prescrizione.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso, dichiarandolo infondato. La decisione si articola su due punti principali: la natura del motivo d’appello originario e la questione della prescrizione. Secondo i giudici, il motivo d’appello presentato in secondo grado era talmente generico e assertivo da essere considerato un appello inammissibile ab origine, cioè fin dal principio. Di conseguenza, l’omessa valutazione da parte della Corte territoriale non costituisce un vizio che possa essere fatto valere in Cassazione.

Le Motivazioni: Perché l’Appello è Inammissibile?

La Corte di Cassazione spiega che la difesa, nel suo atto di appello, si era limitata a sostenere in modo vago che l’imputata non fosse consapevole delle accuse a causa del suo stato, senza però confrontarsi concretamente con l’impianto argomentativo della sentenza di primo grado. Il Tribunale aveva chiaramente ricostruito i fatti, evidenziando come l’imputata fosse stata sottoposta ai test strumentali dopo essere stata informata della facoltà di farsi assistere da un difensore.

Un motivo di appello così formulato è stato definito “intrinsecamente ed estrinsecamente generico”. La Corte richiama un consolidato orientamento giurisprudenziale secondo cui è inammissibile, per carenza d’interesse, il ricorso per cassazione contro una sentenza di secondo grado che non abbia esaminato un motivo di appello che era, a sua volta, inammissibile per manifesta infondatezza. In altre parole, anche se la Corte d’Appello avesse esaminato quel motivo, l’esito non sarebbe cambiato, rendendo inutile un eventuale rinvio.

Per quanto riguarda la prescrizione, la Corte ha smentito la tesi difensiva. Ha chiarito che, essendo i reati stati commessi nel novembre 2017, si applicava la sospensione del corso della prescrizione di un anno e sei mesi, introdotta dalla legge n. 103/2017. Tenendo conto di tale sospensione e degli atti interruttivi, il termine massimo non era ancora decorso.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa sentenza ribadisce un principio fondamentale del diritto processuale penale: le impugnazioni non possono essere basate su affermazioni generiche o assertive. È necessario che i motivi di appello si confrontino in modo specifico e critico con le argomentazioni della sentenza che si intende contestare. Un appello inammissibile perché generico non solo è destinato al fallimento, ma preclude anche la possibilità di sollevare la questione in Cassazione in caso di omessa pronuncia del giudice di secondo grado. La decisione sottolinea l’importanza di una difesa tecnica rigorosa, che sappia costruire argomentazioni solide e pertinenti, evitando di presentare gravami puramente pretestuosi che non hanno alcuna possibilità di accoglimento.

Quando un motivo di appello può essere considerato ‘inammissibile ab origine’?
Un motivo di appello è considerato inammissibile fin dall’origine quando è manifestamente infondato, generico o assertivo, e non si confronta in modo critico con le ragioni della decisione di primo grado, limitandosi a riproporre tesi vaghe.

È possibile ricorrere in Cassazione se la Corte d’Appello omette di pronunciarsi su un motivo?
No, non se quel motivo era a sua volta inammissibile fin dall’inizio per manifesta infondatezza. In tal caso, la Corte di Cassazione ritiene che manchi l’interesse a ricorrere, poiché l’eventuale accoglimento della doglianza non porterebbe a un esito favorevole nel giudizio di rinvio.

Come incide la sospensione sul calcolo della prescrizione del reato?
Il periodo di sospensione previsto dalla legge, come in questo caso quello di un anno e sei mesi, non viene conteggiato nel calcolo del tempo necessario a prescrivere. Di fatto, posticipa la data di estinzione del reato, sommando la sua durata al termine ordinario di prescrizione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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