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Appello inammissibile: accordo per tenuità del fatto

La Corte di Cassazione ha dichiarato un appello inammissibile contro una sentenza di proscioglimento per particolare tenuità del fatto. La decisione si fonda sul principio che, quando il proscioglimento deriva da un accordo trilaterale tra giudice, accusa e difesa, le parti rinunciano implicitamente a contestare l’esito, rendendo l’impugnazione non ammissibile. Il ricorso è stato inoltre giudicato aspecifico per non aver contestato tutte le motivazioni della corte inferiore.

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Pubblicato il 17 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Appello Inammissibile: La Cassazione sul Valore dell’Accordo Processuale

Quando una sentenza di proscioglimento per particolare tenuità del fatto può essere impugnata? La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 10028 del 2025, offre un chiarimento fondamentale: se la decisione scaturisce da un accordo tra le parti, l’appello inammissibile è una conseguenza diretta. Questa pronuncia consolida un principio cruciale per l’economia processuale e la definitività delle decisioni giudiziarie.

I Fatti del Caso

Il percorso giudiziario inizia con una sentenza del Tribunale di Roma, che dichiara il non doversi procedere nei confronti di un imputato per il reato previsto dall’art. 187 del Codice della Strada. La ragione è la particolare tenuità del fatto. L’imputato, tuttavia, propone appello, ma la Corte d’Appello di Roma lo dichiara inammissibile. Contro questa decisione, l’imputato si rivolge alla Corte di Cassazione, sostenendo che la prima sentenza non fosse predibattimentale, ma emessa all’esito di un dibattimento in cui le parti avevano concordato sull’acquisizione degli atti e chiesto concordemente il proscioglimento.

Appello Inammissibile e la Logica dell’Accordo

La Suprema Corte respinge il ricorso, definendolo manifestamente infondato. Il punto centrale della motivazione risiede nella natura della decisione del Tribunale. Secondo la Cassazione, la sentenza non è il frutto di un contenzioso, ma di un accordo trilaterale tra giudice, pubblico ministero e difesa. Tutte le parti hanno concordemente concluso per il “non doversi procedere ex art. 131 bis c.p.”, senza che si svolgesse alcuna attività istruttoria dibattimentale.

La Natura “Negoziale” della Sentenza Predibattimentale

La Corte richiama un importante precedente delle Sezioni Unite (sent. n. 3512/2022, Lafleur) per spiegare che il proscioglimento predibattimentale, quando basato su una richiesta concorde, assume una natura “negoziale”. Questo significa che le parti, accordandosi per una simile conclusione, rinunciano implicitamente a una valutazione completa del merito dell’accusa. Di conseguenza, accettano l’esito processuale e non possono, in un secondo momento, contestarlo tramite un’impugnazione. L’inappellabilità diventa il logico corollario di questa rinuncia implicita.

L’Aspecificità come Ulteriore Motivo di Inammissibilità

La Cassazione evidenzia un altro vizio del ricorso. La Corte d’Appello aveva basato la sua decisione di inammissibilità non solo sulla natura predibattimentale della sentenza, ma anche su ulteriori ragioni giuridiche (le cosiddette rationes decidendi), tra cui la carenza di specificità dei motivi di gravame. Il ricorrente, nel suo ricorso in Cassazione, non ha contestato tutte queste ragioni, ma si è limitato a una parte di esse. Questo rende il ricorso aspecifico e, quindi, a maggior ragione inammissibile.

Le Motivazioni

Le motivazioni della Corte di Cassazione sono chiare e lineari. La decisione di primo grado, pur formalmente emessa in un’udienza dibattimentale, ha avuto una sostanza predibattimentale e consensuale. L’accordo tra le parti per il proscioglimento per particolare tenuità del fatto trasforma la natura della sentenza: da un atto autoritativo del giudice a un esito processuale concordato. Questa base “negoziale” preclude la possibilità di un ripensamento successivo tramite appello. L’atto di impugnazione è intrinsecamente contraddittorio rispetto alla volontà precedentemente manifestata in giudizio. La Corte sottolinea inoltre che, contrariamente a quanto affermato dal ricorrente, dagli atti non risulta alcuna acquisizione del fascicolo delle indagini al fascicolo del dibattimento, confermando l’assenza di una vera e propria fase istruttoria. La mancata contestazione di tutte le ragioni della decisione d’appello ha costituito un ulteriore e autonomo motivo di inammissibilità.

Le Conclusioni

La sentenza in esame rafforza un principio di coerenza e lealtà processuale. Le parti non possono utilizzare gli strumenti procedurali in modo contraddittorio, accettando prima un esito favorevole e poi contestandolo. La decisione di dichiarare l’appello inammissibile in questi casi serve a garantire la stabilità delle decisioni giudiziarie e a prevenire un uso dilatorio dei mezzi di impugnazione. Per gli operatori del diritto, questa pronuncia è un monito a ponderare attentamente le conseguenze di un accordo processuale, poiché esso implica una rinuncia definitiva ad altre vie giudiziarie per la stessa questione.

È possibile appellare una sentenza di proscioglimento per “particolare tenuità del fatto”?
No, non quando tale decisione deriva da un accordo processuale tra accusa e difesa. Secondo la Corte, questo accordo configura una rinuncia implicita delle parti a contestare l’esito, rendendo un eventuale appello inammissibile.

Cosa si intende per decisione su “base negoziale” in questo contesto?
Si riferisce a una sentenza che non è il risultato di un processo contenzioso, ma di un’intesa tra le parti (pubblico ministero e difesa) che, con il consenso del giudice, concordano su una specifica conclusione processuale, come il proscioglimento per tenuità del fatto.

Perché il ricorso in Cassazione è stato considerato anche “aspecifico”?
Perché il ricorrente non ha mosso critiche contro tutte le diverse ragioni giuridiche (rationes decidendi) su cui la Corte d’Appello aveva fondato la sua decisione di inammissibilità. Contestare solo una parte delle motivazioni rende l’impugnazione incompleta e, quindi, inammissibile.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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