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Appello generico: quando l’impugnazione è inammissibile

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 35854/2024, ha confermato la decisione della Corte d’Appello che dichiarava l’inammissibilità di un appello per calunnia a causa della sua genericità. La Suprema Corte ha ribadito un principio fondamentale: un appello generico non solo viene respinto, ma impedisce al giudice di rilevare l’eventuale prescrizione del reato, poiché l’atto di impugnazione viziato non instaura validamente il giudizio di secondo grado.

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Pubblicato il 9 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Appello Generico: La Cassazione Conferma l’Inammissibilità e Blocca la Prescrizione

Nel processo penale, l’atto di appello rappresenta uno strumento fondamentale per la difesa, ma la sua efficacia dipende da requisiti di forma e sostanza ben precisi. Un appello generico, ovvero un’impugnazione che non si confronta criticamente con le motivazioni della sentenza di primo grado, rischia di essere dichiarato inammissibile, con conseguenze gravissime per l’imputato. La recente sentenza della Corte di Cassazione, n. 35854 del 2024, offre un chiaro esempio di questa dinamica, ribadendo che l’inammissibilità dell’impugnazione preclude anche la possibilità di dichiarare l’estinzione del reato per prescrizione.

I Fatti del Caso

La vicenda processuale ha origine da una condanna in primo grado per il reato di calunnia. L’imputata era stata ritenuta colpevole di aver falsamente denunciato lo smarrimento di un assegno di circa 14.800 euro, che in realtà aveva consegnato come pagamento per l’acquisto di merci. L’assegno, protestato e rimasto impagato, era stato oggetto della falsa denuncia al fine di sottrarsi al pagamento.

Contro la sentenza di condanna, la difesa proponeva appello, limitandosi a chiedere l’assoluzione per insufficienza della prova o per mancanza di dolo, e in subordine la riduzione della pena al minimo edittale. La Corte di Appello di Napoli, tuttavia, dichiarava l’impugnazione inammissibile proprio per la sua genericità, non avendo l’appellante mosso critiche specifiche e argomentate alla solida motivazione della sentenza di primo grado.

La Decisione della Cassazione sull’Appello Generico

L’imputata ricorreva quindi in Cassazione, sollevando tre motivi principali. Contestava la valutazione di genericità del suo appello, sosteneva che la Corte avrebbe comunque dovuto dichiarare la prescrizione del reato (nel frattempo maturata) e lamentava la violazione del principio tempus regit actum riguardo alle norme sull’impugnazione.

La Suprema Corte ha rigettato integralmente il ricorso, dichiarandolo a sua volta inammissibile. I giudici hanno confermato che l’atto di appello era palesemente generico, poiché si era limitato a riproporre richieste astratte senza un reale confronto con le ragioni della condanna. L’appello non aveva offerto una ricostruzione alternativa dei fatti né aveva specificato perché le prove raccolte fossero insufficienti o perché la pena (già fissata al minimo e con le attenuanti generiche al massimo) dovesse essere ulteriormente ridotta.

Le Motivazioni: Inammissibilità e Preclusione della Prescrizione

Il punto cruciale della sentenza risiede nella disamina del rapporto tra inammissibilità dell’impugnazione e prescrizione del reato. La Cassazione, richiamando un consolidato orientamento delle Sezioni Unite, ha spiegato che la declaratoria di inammissibilità dell’appello ha un effetto paralizzante che precede qualsiasi valutazione sul merito della causa.

In altre parole, un’impugnazione inammissibile è un atto processualmente viziato che non riesce a instaurare validamente il successivo grado di giudizio. Di conseguenza, il giudice dell’impugnazione non viene investito del potere di decidere sulla fondatezza delle accuse o sulla sussistenza di cause di non punibilità, come la prescrizione. L’inammissibilità è una barriera logica e cronologica: prima si valuta se l’appello è ammissibile, e solo in caso positivo si procede all’esame del merito. Se l’atto è inammissibile, il processo si arresta e la sentenza impugnata diventa definitiva. Pertanto, la prescrizione maturata prima della pronuncia di appello non può essere rilevata se l’impugnazione è geneticamente viziata.

Conclusioni: L’Importanza della Specificità nell’Atto di Appello

Questa pronuncia della Cassazione è un monito sull’importanza cruciale della diligenza e della specificità nella redazione degli atti di impugnazione. Un appello generico non è solo un atto inefficace, ma produce la conseguenza irreversibile di cristallizzare la sentenza di condanna, precludendo all’imputato anche la possibilità di beneficiare di cause estintive del reato come la prescrizione. Per la difesa, ciò significa che ogni motivo di appello deve essere costruito come una critica puntuale e argomentata alla decisione del primo giudice, evidenziando specifici errori di fatto o di diritto. Limitarsi a formule di stile o a richieste generali equivale a non impugnare affatto, con la condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria come ulteriore conseguenza negativa.

Cosa si intende per ‘appello generico’ secondo la Cassazione?
Un appello è considerato generico quando non contiene una critica specifica e argomentata contro le motivazioni della sentenza impugnata, ma si limita a richieste astratte di assoluzione o riduzione della pena senza confrontarsi con le ragioni di fatto e di diritto esposte dal primo giudice.

Se il reato si prescrive, un appello inammissibile permette comunque di farla valere?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che l’inammissibilità dell’impugnazione preclude la possibilità per il giudice di rilevare d’ufficio l’estinzione del reato per prescrizione. L’atto inammissibile non instaura validamente il giudizio di appello, quindi il giudice non ha il potere di decidere sul merito, inclusa la prescrizione.

Quali sono le conseguenze pratiche di un appello dichiarato inammissibile?
Le conseguenze sono tre: la sentenza di primo grado diventa definitiva e la condanna deve essere eseguita; l’appellante viene condannato al pagamento delle spese processuali; l’appellante viene condannato a versare una somma di denaro alla Cassa delle ammende, in questo caso fissata in 3.000 euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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