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Appello generico: quando il ricorso è inammissibile

Un imprenditore, condannato per omissione di dichiarazioni fiscali e uso di crediti inesistenti, ha visto il suo appello dichiarato inammissibile. La Cassazione conferma questa decisione, sottolineando che un appello generico, che non contesta specificamente le motivazioni della sentenza di primo grado, non può essere accolto. La Corte ribadisce la necessità di argomentazioni critiche e puntuali nell’atto di impugnazione.

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Pubblicato il 3 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Appello Generico: La Cassazione Conferma l’Inammissibilità per Mancanza di Specificità

Presentare un atto di impugnazione è un passaggio cruciale nel processo penale, ma non è una mera formalità. La recente sentenza n. 8650 del 2024 della Corte di Cassazione ribadisce un principio fondamentale: un appello generico, privo di critiche specifiche e puntuali alla sentenza di primo grado, è destinato a essere dichiarato inammissibile. Analizziamo insieme questo caso per comprendere le implicazioni pratiche di questa decisione.

I Fatti del Caso

L’imputato, presidente del consiglio di amministrazione di una società cooperativa, era stato condannato in primo grado per gravi reati fiscali. Le accuse includevano:

1. L’omessa presentazione delle dichiarazioni IVA e IRES per due annualità consecutive, con un’evasione fiscale complessiva superiore a 800.000 euro (art. 5, D.Lgs. 74/2000).
2. L’indebita compensazione di debiti previdenziali e assistenziali tramite l’utilizzo di crediti fiscali inesistenti per un importo di oltre 118.000 euro (art. 10 quater, D.Lgs. 74/2000).

La Decisione della Corte d’Appello e il Ricorso in Cassazione

Contro la sentenza di condanna, l’imputato aveva proposto appello. Tuttavia, la Corte d’appello di Brescia ha dichiarato l’impugnazione inammissibile, ritenendola eccessivamente generica. Secondo i giudici di secondo grado, l’atto non muoveva critiche specifiche e argomentate contro la ratio decidendi della sentenza del Tribunale, che aveva ampiamente motivato la responsabilità dell’imputato sulla base di plurimi elementi probatori.

L’imprenditore ha quindi presentato ricorso in Cassazione, lamentando principalmente tre vizi:

1. Errata dichiarazione di genericità: Sosteneva che il suo appello fosse sufficientemente specifico.
2. Mancata assunzione di una prova decisiva: Contestava la mancata acquisizione di una presunta ricevuta di invio telematico di una delle dichiarazioni omesse.
3. Errata qualificazione del reato: Affermava che i crediti usati in compensazione non fossero “inesistenti” ma al massimo “non spettanti”, una fattispecie meno grave.

Le Motivazioni della Cassazione: Perché un appello generico non è valido

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, dichiarandolo a sua volta inammissibile. Le motivazioni offerte dalla Suprema Corte sono un vero e proprio manuale su come redigere correttamente un atto di appello.

Innanzitutto, i giudici hanno confermato la valutazione della Corte d’appello. L’atto di impugnazione non può limitarsi a confutare genericamente la decisione del primo giudice o a chiedere una semplice rivalutazione delle prove. Deve, invece, contrapporre alle argomentazioni della sentenza specifici passaggi critici e concreti elementi fattuali. Nel caso di specie, l’appello si era limitato a contestare l’elemento soggettivo del reato in modo assertivo, senza confrontarsi con le numerose prove (come la gestione diretta dei rapporti con clienti e fornitori) che il Tribunale aveva posto a fondamento della condanna.

In secondo luogo, riguardo alla prova ritenuta decisiva, la Cassazione ha sottolineato che la richiesta non era stata nemmeno formulata correttamente nell’atto d’appello e che, in ogni caso, la sua acquisizione non sarebbe stata determinante a fronte del solido quadro probatorio già esistente.

Infine, e questo è un punto processuale cruciale, il terzo motivo di ricorso è stato dichiarato inammissibile perché sollevato per la prima volta in Cassazione. La legge (art. 606, comma 3, c.p.p.) vieta di dedurre in sede di legittimità violazioni di legge che non siano state eccepìte con i motivi di appello. L’imputato non aveva mai contestato la qualificazione giuridica del reato di indebita compensazione nel precedente grado di giudizio, rendendo la sua doglianza tardiva.

Conclusioni

La sentenza in esame riafferma con forza che il diritto di impugnazione deve essere esercitato con rigore e professionalità. Un appello generico non solo è inefficace, ma comporta la condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria. Questa decisione serve da monito: l’appello non è una seconda possibilità per un giudizio ex novo, ma uno strumento di critica mirata e argomentata contro le specifiche ragioni, di fatto e di diritto, che hanno sorretto la decisione impugnata. Per avere successo, un’impugnazione deve dialogare criticamente con la sentenza, non ignorarla.

Quando un atto di appello è considerato ‘generico’?
Un atto di appello è considerato generico quando non enuncia e non argomenta in modo specifico i rilievi critici rispetto alle ragioni di fatto e di diritto della decisione impugnata. Non basta confutare il risultato finale, ma è necessario confrontarsi punto per punto con la motivazione della sentenza.

È possibile presentare nuovi motivi di ricorso per la prima volta in Cassazione?
No. L’articolo 606, comma 3, del codice di procedura penale stabilisce che non è possibile dedurre in Cassazione una violazione di legge che non sia stata eccepita con i motivi di appello, a meno che non si tratti di questioni rilevabili d’ufficio in ogni stato e grado del processo.

Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità di un ricorso?
La dichiarazione di inammissibilità del ricorso comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese del procedimento e di una somma in favore della Cassa delle Ammende. Inoltre, impedisce la costituzione di un valido rapporto processuale e precludendo al giudice di valutare eventuali cause di estinzione del reato, come la prescrizione, maturate successivamente alla sentenza impugnata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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