LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Appello generico: quando è inammissibile? La Cassazione

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso contro la decisione della Corte d’Appello che aveva già giudicato inammissibile un appello per la sua genericità. La sentenza ribadisce che un appello generico, che non si confronta specificamente con le motivazioni della sentenza di primo grado, è destinato a essere respinto. La Corte sottolinea l’importanza dei requisiti di specificità dei motivi, come previsto dall’art. 581 del codice di procedura penale, per garantire un esame nel merito del gravame.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 18 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Appello generico: la Cassazione conferma l’inammissibilità

Con la sentenza n. 20323/2024, la Corte di Cassazione torna su un principio fondamentale del processo penale: la necessità di specificità dei motivi di impugnazione. La pronuncia in esame chiarisce che un appello generico, che non si confronta punto per punto con la decisione del giudice di primo grado, è destinato a essere dichiarato inammissibile. Analizziamo insieme questa importante decisione.

I Fatti di Causa

Il caso nasce dalla condanna di un imputato da parte del Tribunale di Palermo per una violazione del Codice della Strada. L’imputato, tramite il suo difensore, proponeva appello avverso tale sentenza. Tuttavia, la Corte d’Appello di Palermo dichiarava il gravame inammissibile, ritenendo che i motivi presentati fossero troppo generici e non adeguatamente argomentati. In sostanza, l’atto di appello non conteneva una critica puntuale e ragionata alla sentenza di primo grado.

Non arrendendosi, l’imputato proponeva ricorso per Cassazione, sostenendo che, contrariamente a quanto affermato dalla Corte territoriale, i motivi di appello erano stati indicati in maniera puntuale, con tanto di richiami a precedenti giurisprudenziali. Il Procuratore Generale presso la Corte di Cassazione, tuttavia, chiedeva il rigetto del ricorso, ritenendolo a sua volta inammissibile.

La Decisione della Corte di Cassazione sull’appello generico

La Suprema Corte ha confermato la decisione della Corte d’Appello, dichiarando il ricorso inammissibile. La sentenza ribadisce un principio consolidato, oggi codificato nell’articolo 581 del codice di procedura penale: l’impugnazione è inammissibile per difetto di specificità dei motivi quando non vengono enunciati e argomentati in modo esplicito i rilievi critici rispetto alle ragioni di fatto e di diritto della decisione impugnata.

L’onere di specificità a carico di chi impugna è direttamente proporzionale alla specificità con cui il giudice ha motivato la propria decisione. Se la sentenza di primo grado è ben argomentata, l’appello deve essere altrettanto dettagliato nel confutarla.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte ha evidenziato come la Corte d’Appello avesse correttamente rilevato che l’atto di appello originario non si confrontava affatto con la motivazione del Tribunale. In particolare, l’appellante non aveva mosso critiche specifiche né sull’integrazione della fattispecie di reato contestata, né sull’elevato pericolo per la sicurezza pubblica, né sul trattamento sanzionatorio applicato. L’appello si era limitato a una richiesta di riforma generica, senza fornire al giudice del gravame elementi concreti su cui basare una nuova valutazione.

La Cassazione ha poi aggiunto che anche il ricorso presentato contro la decisione della Corte d’Appello era altrettanto generico. L’imputato, infatti, si era limitato a lamentare la declaratoria di inammissibilità senza però dimostrare come e perché i suoi motivi di appello fossero, in realtà, specifici e demolitori rispetto alla sentenza di primo grado. L’atto di ricorso ometteva quindi “qualsivoglia scrutinio della portata demolitoria dei motivi di appello rispetto alla decisione censurata”.

Conclusioni

La sentenza in commento offre un’importante lezione pratica: l’atto di appello non può essere una mera riproposizione di argomenti già spesi o una generica lamentela. Deve essere un atto tecnico, una critica ragionata e puntuale che smonti, pezzo per pezzo, le fondamenta logico-giuridiche della sentenza che si intende impugnare. In assenza di tale specificità, l’impugnazione è un’arma spuntata, destinata a essere dichiarata inammissibile con la conseguente condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria. Gli avvocati devono quindi prestare la massima attenzione nella redazione dei motivi, garantendo un confronto diretto ed effettivo con la motivazione del provvedimento impugnato.

Quando un appello viene considerato ‘generico’ e quindi inammissibile?
Quando non enuncia e argomenta esplicitamente i rilievi critici rispetto alle ragioni di fatto o di diritto della decisione impugnata, omettendo di confrontarsi con la motivazione del giudice di primo grado.

Quali sono i requisiti che un atto di appello deve contenere per essere ammissibile secondo l’art. 581 c.p.p.?
L’appellante deve indicare con enunciazione specifica i capi ed i punti della decisione che intende impugnare, le richieste avanzate al giudice dell’appello ed i motivi in fatto e diritto che sostengono tali richieste.

Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità del ricorso per Cassazione?
Comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese del procedimento e di una somma in favore della cassa delle ammende, che in questo caso è stata fissata in euro 3.000,00.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati